TARANTO – L’uomo del monte ha detto “nì”. Nel pomeriggio di ieri le Commissioni riunite VIII Ambiente e X Attività produttive, nell’ambito dell’esame in sede referente del disegno di legge di conversione del decreto legge n.61 del 2013, “Nuove disposizioni urgenti a tutela dell’ambiente, della salute e del lavoro nell’esercizio di imprese di interesse strategico nazionale (C. 1139)”, hanno infatti sentito in un’audizione informale Enrico Bondi, commissario straordinario dell’Ilva. Il quale ha sostenuto che l’impegno economico che sborserà l’Ilva per rispettare le prescrizioni dell’AIA sotto la sua gestione, ammonterà a circa 1,8 miliardi di euro per il triennio 2013-2015. Lo si apprende dal testo di supporto all’audizione del commissario straordinario.

Da quali eruditi calcoli matematici-finanziari è stata partorita questa cifra, ovviamente non è dato sapere. Gli investimenti, si legge sempre nel testo, “sono concentrati soprattutto nel 2014 e nel 2015, a causa delle ricerche di mercato e degli studi ingegneristici necessari per la loro realizzazione”. Come a dire che il 2013 è già andato. “Grazie alla riduzione del circolante, verranno autofinanziati circa 500 milioni di euro dei 1.800 necessari”, si legge sempre nel testo, dal quale emerge che “a metà maggio 2013 l’impegno economico consuntivato sull’AIA è stato di circa 130 milioni di euro, che rappresentano circa il 40% dell’esborso previsto nel 2013”. Altro che i 2,5 miliardi di spesa previsti dal dimissionario presidente Ilva, Bruno Ferrante appena lo scorso aprile. Molto lontana anche la cifra prevista dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che aveva parlato di una somma vicina ai 3,5 miliardi di euro.

Lontana anni luce, invece, la cifra calcolata (per difetto) dai periti della Procura, che hanno stimato in almeno 8 miliardi di euro la somma necessaria per provvedere al risanamento della sola area a caldo del siderurgico. Sempre stando a quanto dichiarato ieri da Bondi, per quanto riguarda le attività di “risanamento” previste dall’azienda per l’anno corrente, “l’attenzione maggiore è stata dedicata al rifacimento delle cokerie, alla limitazione delle emissioni diffuse in acciaieria e altiforni e alla copertura dei parchi secondari”. Interventi che però non hanno soddisfatto i tecnici dell’ISPRA, che come riportato su queste colonne giorni addietro, hanno segnalato una serie di prescrizioni non rispettate, tra cui proprio quelle nelle aree sulle quali si sarebbe concentrata “l’attenzione dell’azienda”.

Quanto all’attività dall’Ilva, si apprende dai dati forniti dallo stesso Bondi, si è registrata una ripresa delle spedizioni, con un aumento rispetto al periodo successivo al sequestro pari al 20% ad aprile e al 50% a maggio, laddove “rimangono ancora dubbi su giugno e luglio sulla base del trend d’ingresso di nuovi ordini, in netta diminuzione”. Inoltre, pare che uscendo dall’audizione, Bondi non si sia fermato a conversare con la stampa, limitandosi a dire un laconico “i fatti parleranno”. Una promessa? Una minaccia? Chissà. Intanto, per il momento, il super commissario ha iniziato a dare i primi numeri.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 20.06.2013)

ACCORDO AZIENDA-SINDACATI SUGLI ESUBERI

Accordo raggiunto ieri, tra i sindacati metalmeccanici e Ilva, sui numeri relativi agli esuberi con ricorso ai contratti di solidarietà determinati dalla crisi di mercato e dal conseguente fermo di alcuni reparti. Dal 1 luglio si fermerà l’AFO 2, le batterie 9-10 e per 15 giorni l’Acciaieria 1 che ripartirà con un solo convertitore. Il numero complessivo di esuberi è più basso rispetto all’accordo siglato a marzo al MISE, anche se nei reparti che andranno in blocco ci sarà un aumento dei contratti di solidarietà: si passa da 307 a 464 unità nell’area altoforno 2, mentre nell’acciaieria si passa da 473 a 600 unità. Negli altri reparti gli esuberi in base all’accordo diminuiscono: nella laminazione a caldo si passa da 709 a 684, nella laminazione a freddo da 648 a 495, nei tubifici da 534 a 462, nei Servizi da 561 a 486. Per le Manutenzioni centrali, (reparto ritenuto strategico nella mole dei lavori di adeguamento), l’azienda aveva previsto un aumento degli esuberi (12 unità): i sindacati sono riusciti ad ottenere una diminuzione da 441 a 380 circa. Invariati gli esuberi per gli altri reparti Energia e Sas.


 

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