Cementir, si naviga a vista – Ieri l’audizione a Palazzo di Città

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TARANTO – Per il momento, non si muove una foglia. E del “doman non v’è certezza”. Ci sono voluti oltre due mesi affinché la commissione Ambiente ed Ecologia del Comune, presieduta da Vincenzo Di Gregorio, entrasse nel merito delle vicende riguardanti la Cementir. Lo scorso aprile infatti, il presidente e ad della Cementir holding, Francesco Caltagirone Jr, annunciò che l’investimento di oltre 150 mln di euro previsto per il progetto “Nuova Taranto Cementir” destinato all’“ampliamento degli impianti produttivi esistenti ed il recupero di efficienza e competitività dello stabilimento produttivo di Taranto”, era stato congelato e rinviato a data da destinarsi.

All’epoca, in città non ne parlò nessuno. Né Comune, Provincia e Regione. Così come Confindustria e sindacati, che nel 2011 attuarono una specie di crociata a favore dell’investimento. E così ieri, a ribadire quali sono le scelte della holding, ci hanno pensato il direttore dello stabilimento tarantino Paolo Graziani e il direttore di Cementir Italia Mario De Gennaro. Del resto, il ragionamento di Caltagirone, che su queste colonne abbiamo riportato più volte, è molto semplice: finché non sarà definito una volta e per tutte il futuro dell’Ilva, l’investimento previsto sul vetusto impianto di Taranto, resterà nel cassetto. Stabilimento che al momento procede tra l’altro a marcia ridotta, con il funzionamento di un solo forno. Del resto, nemmeno l’ufficio acquisti dell’Ilva (che ha sede a Milano) è stato in grado di dare una risposta sul futuro del siderurgico tarantino, a fronte della richiesta avanzata dalla Cementir in merito alla disponibilità dell’Ilva di continuare ad approvvigionare il cementificio con la loppa (sottoprodotto del processo di produzione della ghisa) d’altoforno.

Sino ad oggi infatti, la Cementir consuma tra le 800.000 e il milione di tonnellate di loppa all’anno. E c’è da considerare che l’azienda di Caltagirone non è l’unica del portafoglio clienti Ilva nell’acquisto della loppa d’altoforno. Dunque, il ragionamento è fin troppo lineare: se l’Ilva chiude, la Cementir cesserà la produzione il giorno dopo. Ma lo stesso potrebbe accadere anche qualora il siderurgico dovesse diminuire drasticamente l’attività produttiva: in quel caso, è stato spiegato dal direttore di Cementir Italia, Taranto potrebbe restare uno stabilimento in cui svolgere soltanto l’attività di macinazione, dicendo addio alla produzione. Per ora, dunque, si procede a vista.

Anche perché il mercato del cemento europeo, a differenza di quello italiano, tira eccome. Lo scorso aprile infatti, l’azienda approvò il bilancio 2012: l’utile netto più che triplicato a 16,462 milioni di euro ed una crescita che anche nel 2013 si prevede un +10% sul margine operativo lordo, superiore ai 150 milioni di euro (138,054 milioni di euro nel 2012) e ricavi in aumento oltre il miliardo di euro (976 milioni nel 2012). Ciò detto, Caltagirone allo stabilimento di Taranto non vorrebbe proprio rinunciare. Dove lo trova infatti un altro posto in cui viene rifornito tramite un nastro trasportatore della loppa e può caricare il cemento sulle navi attraverso un altro nastro trasportatore (l’azienda ha in dotazione la calata 4 del porto di Taranto) ed esportarlo in tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo (l’unico altro stabilimento vicino al mare è Maddaloni, in provincia di Caserta, che utilizza il porto di Napoli)?

Una politica da “ridere”

Ma è ancora una volta dai nostri rappresentanti politici che arrivano le maggiori “soddisfazioni”. Dovevate vederli ieri, i nostri consiglieri comunali che fanno parte della commissione Ambiente ed Ecologia del Comune. La maggior parte di loro ha passato il tempo a guardare nel vuoto, contando le mosche nell’attesa di sgattaiolare via. Tra questi, in diversi erano impegnati in altre attività, come l’utilizzo di cellulari all’ultima moda e confortevoli “tablet”. Nel mezzo, risatine e battute come fossero in un bar. Uno scenario agghiacciante. E il bello è che per ogni presenza in commissione, prendono anche il famoso “gettone di presenza”. Cioè li paghiamo per ridere e scherzare.

Per onor di cronaca ed onestà intellettuale, è bene dire che la maggior parte dei personaggi di cui sopra appartiene alle file del centrodestra. Che continuando di questo passo riconquisterà Palazzo di Città non prima del 2030. Certo, non è che chi ha parlato abbia fatto figura migliore. Ad esempio, il consigliere comunale Alfredo Spalluto, capogruppo di SdS (la lista che fa capo al Sindaco Stefàno che pare oramai abbia traslocato definitivamente negli uffici di via Plinio), ha posto una domanda da guinness dei primati. Rivolgendosi al direttore di Cementir Italia, ha chiesto: “Secondo voi, la Cementir per il nuovo impianto ha bisogno dell’AIA?”. Allorché il dott. De Gennaro ha dovuto ricordare al buon Spalluto che la Cementir, l’AIA, ce l’ha dal lontano 2010. E che per il nuovo impianto aveva soltanto bisogno della VIA, rilasciata nel 2011 dalla Provincia, che scadrà nel 2015.

Figura migliore non ha fatto l’attuale assessore all’Ambiente del Comune, Vincenzo Baio, che nella precedente consiliatura era componente della Commissione Ambiente (fu lui a ringraziare a luglio 2011 i dirigenti dell’Enipower perché finalmente era riuscito a capire quali attività svolgesse sul territorio la raffineria). Prendendo la parola, e tornando indietro con la memoria, Baio ha chiesto conto dell’attività di bonifica della falda profonda: “Iniziammo questo discorso 2-3 anni fa, ma poi non ho più avuto alcuna notizia in merito: a che punto sono i lavori?”. Altra cantonata, visto che sempre il dott. De Gennaro, ha informato il buon Baio e tutti i presenti che i lavori per la bonifica della falda, la Cementir li ha già finiti. Ed anzi, ha chiesto di poter effettuare un ulteriore intervento.

Per ora fermo perché ARPA Puglia ha chiesto all’azienda di effettuare nei prossimi 3 mesi nuovi campionamenti, nell’ambito del lavoro che l’ente regionale sta svolgendo per la Cabina di regia sulle bonifiche del SIN di Taranto. Inoltre, il direttore della Cementir Italia, ha dato una notizia molto interessante: diversi inquinanti trovati nella falda che scorre sotto la Cementir, non sono di provenienza dell’attività del cementificio (il riferimento all’Ilva era implicito, ma non è dato sapere se i nostri prodi l’abbiano colto o meno). Chiude la scena Vincenzo Di Gregorio, il quale sostiene senza timore che non bisogna avere paura di dialogare con la grande industria, sostenendo inoltre che le compensazioni ambientali accettate nel 2011 dal Comune per la realizzazione del nuovo impianto (piantumazione di 100 alberi, rifacimento della pista di atletica del campo scuola della Salinella e rotatoria nei presi della Cementir per favorire l’accesso dei mezzi su gomma), non furono un baratto.

Sarà. Ma il concetto che i nostri politici fanno finta di non capire, è in realtà molto semplice. Detto che per legge le compensazioni ambientali e le royalties maggiori spettano a quei territori dove avviene lo sfruttamento delle risorse primarie (vedi l’attività estrattiva del petrolio dell’Eni in Basilicata a differenza dell’attività di raffinazione che svolge a Taranto), queste aziende realizzano enormi profitti grazie alla produzione di stabilimenti inquinanti che operano sul territorio tarantino, sfruttando parte della mano d’opera esistente oltre che le risorse che questa terra offre (a cominciare dal mare, finendo con il Porto). Profitti che hanno arricchito soltanto le aziende e i gruppi imprenditoriali proprietari di esse. E che non hanno avuta ricaduta alcuna sul territorio (se non per il salario garantito ai lavoratori, alla Cementir ci lavorano in appena 104). Oltre ad aver inquinato e devastato un territorio per decenni. A fronte di tutto ciò, il consigliere Di Gregorio ci scuserà, quattro alberi e quattro pannelli solari (come nel caso delle compensazioni per il progetto “Tempa Rossa” dell’Eni) non sono un baratto, ma un’offesa ignobile all’intelligenza dei tarantini.

Una città assente

Ma se alla politica assegniamo un 3 “d’incoraggiamento”, uno zero spaccato va alla città. Ieri l’aula consiliare era miseramente deserta. Eppure, l’accesso era pubblico e si potevano rivolgere domande ai dirigenti della Cementir. Le decine di associazioni ambientaliste non c’erano (non c’era nemmeno il loro massimo rappresentante, il verde Angelo Bonelli). Così come i tanti comitati e associazioni spuntate come funghi nell’ultimo anno. Non c’era nessuno (anzi, una singola unità c’era). Eppure, come sosteniamo da tempo, il tempo per le letterine di Babbo Natale, per passare ore ed ore su facebook o twitter si trova sempre. Così come quello per effettuare inutili sit-in o incontri all’aperto o riunioni o assemblee fiume in cui ci si parla addosso senza concludere nulla. Un’assenza ingiustificabile che non fa altro che legittimare quella politica che poi, soltanto a parole, si contesta. Ed allora, l’amara conclusione è soltanto una: Taranto ha la classe politica e dirigente che si merita. Tutto il resto, sono chiacchiere. E da sempre le chiacchiere sono rappresentate, appunto, dal numero zero. Avviso ai naviganti: per cambiare la realtà e dare lezioni di vita e di morale agli altri, serve prima cambiare mentalità. Radicalmente. Spiacenti, ma come nel gioco del Monopoli, dovrete ripartite dal “Via”.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 20.06.2013)

 

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