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Ilva, il fuggiasco londinese

TARANTO – Si svolgerà quest’oggi la quarta udienza, presso la Westminster Magistrates Court di Londra, sulla richiesta di estradizione in Italia di Fabio Riva, vicepresidente del gruppo Riva FIRE e figlio del patron Emilio, destinatario di una misura cautelare nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Taranto “Ambiente svenduto”, contenente le accuse di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, emissione di sostanze nocive, avvelenamento da diossina di sostanze alimentari, omissione di cautele in materia di sicurezza sul lavoro e corruzione.

Quest’oggi la Corte potrebbe finalmente definire la data dal processo. I tempi, però, in mancanza di una decisione, rischiano di allungarsi ancora. E’ bene infatti ricordare ancora una volta come Fabio Riva non venne arrestato subito dopo l’emissione del provvedimento restrittivo dello scorso 26 novembre emesso dalla Procura di Taranto, in quanto risultò “desaparecido” per più giorni, con la Guardia di Finanza che incaricata dell’esecuzione del provvedimento, lo cercò invano per giorni. Poi, il 5 dicembre scorso, Fabio Riva ruppe il silenzio attraverso un telex inviato da Londra dal sapore grottesco, in cui comunicò alla procura di Taranto la volontà di mettersi a disposizione delle autorità inglesi.

“Ho saputo che è stato emesso un provvedimento di custodia cautelare nei miei confronti. Quando questo è accaduto mi trovavo in Inghilterra. Ho deciso di mettermi a disposizione delle autorità inglesi”. Questo il testo stringato della lettera che gli avvocati di Fabio Riva, Nerio Diodà e Stefano Goldstein, inviarono alla Procura di Taranto. Il primogenito del patron Emilio, dunque, “seppe” (chissà tramite quale intermediario o “arcaico” mezzo di informazione) del provvedimento di custodia cautelare firmato dal gip Patrizia Todisco e notificato allo studio dei legali di fiducia della famiglia Riva. L’improvvisa apparizione di Fabio Riva accertò, semmai ce ne fosse stato bisogno, che il rampollo di famiglia si era reso volontariamente irraggiungibile: per fare cosa e andare dove, chissà se mai lo sapremo.

Una volta “saputo” del provvedimento, Fabio Riva si rivolse allo studio degli avvocati BCL Burton Copeland “per essere assistito” e seguendo le “loro indicazioni”, decise di mettersi a disposizione delle autorità inglesi. Mossa molto astuta, visti i tempi lunghi che ha assunto l’intero iter della sua estradizione. E ben sapendo che la permanenza londinese sarebbe durata a lungo, lo stesso scrisse che “a tal fine, ho eletto domicilio presso il loro studio, in Londra, 51 Lincoln’s Inn Fields, Holborn, WC2A 3LZ”. Dunque, dopo aver illuso i pm tarantini a cui aveva lasciato intravedere la possibilità di consegnarsi alle autorità all’indomani del 26 novembre, giorno in cui furono emanati altri sei ordini di arresto, Fabio Riva diventò ben presto un ricercato in tutti i Paesi dell’area Schengen, con tanto di mandato di cattura internazionale.

In realtà, Fabio Riva era dato per irrintracciabile già dalla metà di novembre, periodo in cui lasciò improvvisamente l’Italia: evento che insospettì non poco i pm, i quali collegarono la fuga ad un probabile “avviso” degli arresti imminenti da qualche talpa in Procura. Fabio Riva, del resto, non è certo un uomo qualunque: diventato tristemente famoso per l’intercettazione in cui definiva una “minchiata” la notizia secondo cui due tumori in più all’anno nella popolazione di Taranto sarebbero collegabili alle emissioni dell’Ilva, è colui il quale conosce tutti i segreti finanziari della holding di famiglia, la Riva FIRE Spa, della quale é vicepresidente oltre che consigliere, che ha per anni detenuto il 100% dell’Ilva Spa, grazie anche alle partecipazioni delle holding lussemburghesi. Lo scorso 13 dicembre infatti, Fabio Riva si dimise dalla presidenza della Stahlbeteiligungen, storica cassaforte lussemburghese di famiglia e dalla Siderlux, holding costituita a fine novembre a cui faceva capo il 25% di Ilva Spa. In sua sostituzione, il Cda della holding nominò tal Mauro Pozzi, domiciliato in Spagna a Siviglia.

L’incarico come presidente delle due holding a Fabio Riva, fu rinnovato nel giugno dello scorso anno e sarebbe decaduto soltanto nel 2018. Poi, lo scorso 22 gennaio, la “svolta”: per il gruppo Riva quel giorno il buon Fabio si presentò “volontariamente” alle autorità inglesi (altre fonti parlarono invece di un vero e proprio fermo), negando il proprio consenso all’estradizione ed ottenendo un regime di libertà condizionata, tramite pagamento di una cauzione, attualmente ancora in vigore. Un comportamento, quello di Fabio Riva che, da solo, esprime la consapevolezza, quanto meno morale, della propria colpevolezza in tutta la vicenda Ilva.

G. Leone (TarantoOggi, 17.06.2013)

 

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