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Ilva, Sebastio ai senatori: “La cifra del sequestro? E’ pure sottostimata”

«I controlli continueremo a farli, ma su questo non posso aggiungere altro. Vi invito a leggere in  maniera più approfondita l’attuale decreto-legge». Lo ha detto il procuratore capo di Taranto Franco Sebastio durante l’audizione tenuta nel pomeriggio  in commissione Industria al Senato, sottolineando che tutto il pool di magistrati che si occupa dell’Ilva “da tempo porta sulle spalle un grosso peso”.

“In passato, ho sempre sostenuto una tesi:  il diritto alla vita è l’unico diritto previsto dalla nostra Costituzione a non ammettere contemperamenti – ha spiegato Sebastio –  ma ci è stato detto che non è così e noi ne prendiamo atto”. Poi, un altro passaggio: “Diamo atto al legislatore che finalmente si è attivato. Adesso possiamo toccare con mano che tutti gli organi competenti intervengono e abbiamo la sensazione che indietro non si tornerà”. Ed ha aggiunto: “Il legislatore ha manifestato una presa di coscienza. Che ci sia stato un atteggiamento dilatorio da parte dell’azienda lo si deduce anche dal fatto che il legislatore ha ritenuto di fare un secondo provvedimento istituendo un commissario governativo”. Poi, un cenno ai tempi previsti per il risanamento: “Un periodo di tre anni, così come indicato nel decreto legge, è  troppo lungo. Occorre fare attenzione perché la normativa europea parla di una deroga di sei mesi. Su questo e su altri punti – ha aggiunto Sebastio – saranno necessari approfondimenti ma è bene prima vedere quale sarà  la legge definitiva dopo la conversione”.

In merito al sequestro per equivalente (pari a 8,1 miliardi di euro), punto su cui il presidente Mucchetti (Pd) ha insistito molto per avere ulteriori chiarimenti, Sebastio ha spiegato  “come e perché”  si è arrivati a quella cifra: «Nel sequestro per equivalente la somma sequestrata non rappresenta il corpo del reato. Noi, basandoci sulla giurisprudenza, davanti al gip (che poi ha condiviso), abbiamo fatto questo ragionamento: tu azienda, avresti dovuto fare, dal 1995 in poi, una serie di lavori per mettere a norma uno stabilimento che hai acquistato ad un prezzo irrisorio. Però hai preferito non spendere quei soldi, o li hai spesi solo in parte, per adeguare gli impianti, ed hai scelto di commettere dei reati pur di risparmiare. Siccome hai conseguito dei vantaggi, noi magistrati ti blocchiamo una somma equivalente al denaro risparmiato».

Per arrivare alla somma di otto miliardi, ha spiegato Sebastio, ci si è basati su una relazione prodotta dai custodi-amministratori. “Ma quella cifra – ha evidenziato il Procuratore – forse è anche al di sotto della realtà. Perché se parliamo solo degli  oneri per la copertura dei parchi minerali arriviamo ad alcuni miliardi”. Sebastio ne ha approfittato per fare chiarezza anche su un antipatico luogo comune: “Smettiamola di dire, come si legge ancora su alcuni giornali, che l’Ilva è nata in un deserto e  poi le case sono proliferate intorno su iniziativa dei tarantini. Questo lo dicono anche personaggi di alto livello, ma non è vero. Il cimitero San Brunone, che si trova proprio vicino allo stabilimento, sta lì da 200 anni”. Il procuratore ha confermato che l’inchiesta dovrebbe chiudersi prima della pausa estiva: “Occorre mettere un punto fermo. Abbiamo notato che più si va avanti e più emergono altri filoni. Per questo, intanto mettiamo un punto fermo, e dopo si andrà  avanti”. Infine, il presidente  Massimo Mucchetti ha annunciato che la commissione Industria verrà a Taranto per ascoltare anche altri soggetti interessati alla vicenda Ilva, a cominciare dai custodi.

Alessandra Congedo per InchiostroVerde

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