Ma com’è possibile che sia bastata l’approvazione di un decreto legge per far sì che all’Ilva svanissero anche i problemi economici? Perché per chi non lo sapesse, soltanto per i dipendenti di Taranto, l’Ilva sborsa ogni mese 50 milioni di euro. Se consideriamo anche i dipendenti dei siti di Genova, Novi Ligure, Racconigi e Pratica, arriviamo a 75 milioni di euro. E secondo alcuni calcoli economici, l’Ilva brucia ogni giorni 1,6 milioni di euro, per un totale di 600 all’anno. Dunque, da dove spuntano fuori questi soldi? Se i soldi per pagare gli stipendi ci sono e ci sono sempre stati, perché diffondere ogni volta il panico e la tensione tra i lavoratori? La risposta appare scontata: soltanto minacciando il disastro sociale il gruppo Riva poteva essere certo di ottenere tutto quello che ha ottenuto sino ad oggi. Anche fonti del mondo finanziario di queste ultime ore infatti, confermano che l’azienda sarebbe riuscita a reperire le risorse necessarie per proseguire l’attività operativa. Da dove arrivino queste improvvise risorse finanziarie per ora non è dato sapere.
Intanto, proprio ieri l’ARPA Puglia ha pubblicato sul sito ufficiale dell’ente, una nota inerente il fenomeno di “slopping” dello scorso 27 maggio. Durante la tre giorni di ispezione compiuta insieme ai tecnici dell’ISPRA (28-29-30 maggio) per verificare lo stato di attuazione delle prescrizioni dell’AIA, si è appurato che l’evento di “diffusione di emissioni anomale” si è verificato al convertitore n.3 dell’acciaieria 2. Il bello è che l’Ilva ha dichiarato che l’acciaieria 2 è dotata di un sistema “intelligente” chiamato RAMS, finalizzato alla prevenzione dei fenomeni di slopping. Che però, guarda caso, lo scorso 27 maggio sarebbe risultato guasto. A tal proposito, una prescrizione presente nell’AIA recita testualmente: “Si prescrive all’azienda di implementare una specifica procedura operativa per l’analisi affidabilistica di tipo RAMS idonea a definire i criteri e i parametri operativi per l’eliminazione del fenomeno così detto slopping”.
Inoltre, dalla documentazione fornita dalla stessa Ilva, si apprende che dal febbraio al dicembre 2012 si sono verificati ben 240 fenomeni di slopping nelle due acciaierie, che l’ARPA giudica “eccessivo per un fenomeno che dovrebbe essere in via di eliminazione”. E che il procedimento dell’AIA sia l’ennesima presa in giro nei confronti di questo territorio, lo dimostra quanto scritto sempre dall’ARPA nella sua relazione: “Ilva non ha fornito alcune elemento sulla situazione precedente all’implementazione di tali sistemi di controllo, che consenta una verifica della loro efficienza”. Al termine della relazione, una seppur minima consolazione sulle emissioni del 27 maggio: “Nell’area di Taranto non si sono registrati superamenti dei limiti della qualità dell’aria”.
Infine, sarà il parlamentare democratico piemontese Enrico Borghi, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Ambiente Territorio Lavori pubblici della Camera, il relatore per la conversione del decreto Ilva, che dovrà essere convertito in legge entro il 4 agosto. Il disegno di legge, essendo di competenza della Commissione Attività Produttive oltre che di quella Ambiente, vedrà come co-relatore il deputato del Pdl Raffaele Fitto. Auguri.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 08.06.2013)
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