Appena approvato, il decreto ha destato subito i primi malumori. Confindustria e Federacciai infatti, temono possa essere un precedente pericolosissimo per la libertà d’impresa quanto previsto dall’art. 1 del nuovo decreto, nel quale si dispone che “il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, possa deliberare il commissariamento straordinario di un’impresa, esercitata anche in forma di società, che gestisca almeno uno stabilimento di interesse strategico nazionale (dalle 200 unità lavorative in su), la cui attività produttiva abbia comportato e comporti pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute a causa della inosservanza dell’AIA”.
Il commissariamento avrà durata massima di 12 mesi prorogabili fino ad un massimo di 36, onde evitare che il commissariamento potesse sembrare un vero e proprio esproprio. Nel periodo in questione, “l’attività produttiva dovrà essere funzionale alla conservazione della continuità aziendale ed alla destinazione prioritaria delle risorse aziendali alla copertura dei costi necessari per gli interventi di tutela dell’ambiente e della salute”.
In pratica, il risanamento degli impianti potrà avvenire soltanto attingendo dalle casse dell’Ilva Spa, oggi praticamente vuote. Al commissario sono attribuiti “tutti i poteri e le funzioni degli organi di amministrazione dell’impresa ed è sospeso l’esercizio dei poteri di disposizione e gestione dei titolari dell’impresa. Nel caso di impresa costituita in forma societaria, i poteri dell’assemblea sono sospesi per l’intera durata del commissariamento”. Questo vuol dire che il gruppo Riva è soltanto sospeso dalla gestione dell’Ilva, ma potrà ritornare al suo posto una volta terminata la fase straordinaria del commissariamento. Se non è un regalo, poco ci manca.
Dovrà gestire tutto il commissario, anche le linee di credito e le passività concernenti l’attività dell’azienda, in carico a società del medesimo gruppo. L’unica garanzia formale fornita al gruppo Riva, è “la piena informazione sull’andamento della gestione dell’impresa”. Il Consiglio dei Ministri potrà anche nominare i componenti degli organi di controllo, i quali restano in carica per la durata del commissariamento. Come dichiarato dal ministro dello Sviluppo Economico, il commissario sarà Enrico Bondi, già addentro alle questioni dell’Ilva in quanto nominato amministratore delegato lo scorso aprile. Questo vuol dire che oggi a Milano, dove tornerà a riunirsi il Cda dell’Ilva, la dimissioni dello stesso Bondi da ad presentate lo scorso 11 maggio saranno accettate di buon grado, visto che la gestione del siderurgico resta nelle mani di un uomo legato al gruppo Riva (in passato ne è stato anche consulente).
Sarà anche nominato dal ministro dell’Ambiente un comitato di tre esperti, che predisporrà entro 60 giorni un piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidenti rilevanti. Questo vuol dire che i tempi di attuazione delle prescrizioni dell’AIA, potranno essere rivisti anche alla luce dei ritardi relazionati dai tecnici dell’ISPRA. Entro 30 giorni dal piano del “comitato dei tre”, il commissario stilerà il piano industriale. Fino ad allora, il commissario garantirà l’adozione delle misure previste dall’AIA. Chiosa finale: per “l’esecuzione degli obblighi di attuazione del decreto, si dispone lo svincolo di eventuali somme sequestrate in sede penale in danno degli stessi soggetti, o di enti e soggetti controllati o controllanti, in favore del commissario”. Il che potrebbe voler dire che il sequestro per equivalente di 8 miliardi ordinato dal gip di Taranto, per il governo non ha più valenza.
Gianmario Leone (Il Manifesto)
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