Ilva, Donne per Taranto: hanno nuovamente sacrificato la nostra città
“L’acciaio di tutto il mondo non vale la vita di un solo bambino”. Con questa frase l’onorevole Diego De Lorenzis ha concluso ieri il suo intervento in aula riprendendo l’ordinanza di sequestro del 26/07/2012 disposta dal Gip Patrizia Todisco, mentre il consiglio dei ministri decideva per il commissariamento dell’acciaieria più grande d’Europa. A nulla è servito che la procura di Milano abbia sequestrato circa un miliardo di euro per frode fiscale per non parlare del sequestro preventivo dei beni disposto dal Gip Todisco. A nulla sono servite le relazioni dell’Ispra, né i dati presentati dall’Asl di Taranto e contenuti nel Registro Tumori relativi al triennio 2006-2007-2008, né tanto meno la relazione presentata dall’Arpa nella quale viene evidenziato come la piena applicazione dell’Aia ridurrà solo del 50% il rischio di ammalarsi per i tarantini. Un 50% che continuerà, a norma di Legge, a fare dei nostri figli le prime Vittime dell’acciaio.
Nonostante tutto, ieri sera, in tutta fretta, è stato emanato un ulteriore decreto con il quale si commissaria l’Ilva per 12 mesi, eventualmente prorogabili di altri 12 mesi fino ad un massimo di 36 mesi. Un secondo decreto “salva Ilva” o “ammazza taranto”! La cosa più paradossale è che viene individuato come commissario straordinario Enrico Bondi, amministratore delegato, dimissionario, dell’Ilva spa, che è bene sottolineare è colui che ha presentato ricorso contro il decreto di sequestro della Magistratura, non ha vigilato sulla piena attuazione dell’aia, non ha mai presentato il piano industriale.
Un uomo, quindi, gradito alla famiglia Riva e che rientra in pieno nei piani perseguiti fino questo momento dalla Politica Nazionale e Locale: fare di Taranto una città da sacrificare. Se si pensa, inoltre, che il rappresentate legale della società potrà proporre varianti a ciò che verrà deciso dal commissario straordinario, dal suo commissario e dal comitato di esperti, l’obiettivo perseguito dal Governo si rivela in tutta la sua drammatica chiarezza e inefficacia per la tutela della nostra Salute. Cambiano i presidenti del consiglio, cambiano i ministri, cambiano i parlamentari ma il disegno non cambia: Taranto deve essere sacrificata per il benessere della famiglia Riva, delle banche che la finanziano e per il Pil Nazionale. Il Comitato Donne per Taranto rifiuta con sempre maggior forza e convinzione questa logica chiedendo a gran voce GIUSTIZIA per i vivi e per i morti e continuerà a battersi per un FUTURO che non sia più segnato dall’acciaio!”.
Il Comitato Donne per Taranto