Ilva, Prefettura: iter sanzioni complesso – E il Garante dice: commissariamento temporaneo

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TARANTO – L’ennesimo intoppo. Per poter avviare il procedimento per la sanzione all’Ilva, relativa ai ritardi sui lavori previsti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, la Prefettura ha bisogno del rapporto dell’Ispra. Questo documento va redatto nel rispetto della legge 689 del 1981.

Con una nota diffusa oggi, la Prefettura ionica  fa chiarezza in merito alla sanzione che la legge 231 del 2012 (cosiddetta “legge Salva Ilva”) prevede nel caso in cui l’Ilva sia inadempiente. In seguito, è prevista una fase istruttoria basata  anche sul contraddittorio e quindi sulla possibilità che i rappresentanti dell’impresa siano ascoltati e possano fornire materiali e documenti in merito agli aspetti specifici loro contestati.

Un procedimento che la stessa Prefettura definisce “complesso ma ineludibile” in quanto regolato dalla legge. Lascia perplessi ciò che si legge nel passaggio successivo: nei giorni scorsi l’Ispra (che ha concluso l’altro ieri  l’ultimo giro ispettivo nel siderurgico) ha  fatto pervenire “a mero scopo informativo” una copia del verbale di accertamento che però  risulta  “priva di contestazione e notifica”, una cosa che è invece espressamente prevista.

Insomma, tutto sembra studiato ad arte per blindare gli interessi dell’azienda. Intanto, sul sito del Garante dell’Aia  è stato pubblicato il documento con tutte le criticità che il dottor Vitaliano Esposito ha segnalato, lo scorso 30 maggio, al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai ministri interessati (Ambiente, Salute, Sviluppo Economico) in merito all’attuazione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

“Le intervenute dimissioni del Consiglio di amministrazione dell’Ilva Spa, all’indomani del provvedimento di sequestro adottato dalla magistratura in tema di responsabilità amministrativa della holding Riva – scrive il Garante –  ha reso la situazione dello stabilimento siderurgico di una complessità tale da apparire a prima vista inestricabile». Proprio per individuare i potenziali punti di criticità, il dottor Esposito ha tenuto nei giorni precedenti alla redazione del documento una serie di incontri con rappresentanti dei sindacati e di alcune associazioni, con il personale del siderurgico e le autorità locali (dal Prefetto al Comandante dei Vigili del Fuoco).

Questi i punti salienti che emergono nel  documento composto da quattro pagine.

ORDINE PUBBLICO – Per il Garante la condizione dell’ordine pubblico  appare, allo stato attuale, tranquilla. D’altronde, come scrive nella sua nota,  il recente provvedimento di sequestro penale non incide sull’esercizio dell’attività produttiva dello stabilimento “e non mette, quindi, a rischio i posti di lavoro”. Qualche rigo dopo, Esposito parla di “una situazione dinamica dagli sviluppi, anche temporali, imprevedibili” e “condizionata da una serie di fattori”. Le ipotesi di fermo della produzione o di chiusura, ad esempio, “potrebbero trasformare l’attuale preoccupazione e stato di tensione sulla sorte dello stabilimento in una reazione violenta diretta all’esterno della struttura”.

EFFETTO DIMISSIONI – In merito alla volontà di dimettersi espresso da 34 tra dirigenti, quadri, capi area e capi reparto dell’area a caldo dello stabilimento, il Garante dice che si tratta di “una  notizia, che valutata congiuntamente all’attuale carenza dei vertici, può avere effetti sicuramente dirompenti sulla tenuta dell’azienda”, definita da Esposito come “nave senza nocchieri, in gran tempesta”. Tra l’altro, le loro dimissioni inciderebbero sull’efficienza sullo stabilimento, con “ripercussioni sull’osservanza delle prescrizioni dell’Aia riesaminata e sulle susseguenti sanzioni”.

AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA – Allo stato, secondo il Garante, non ci sono le condizioni per proporre l’amministrazione straordinaria dello stabilimento, ipotesi suggerita dal sindaco Stefàno. E qui, c’è un passaggio che ci lascia perplessi: “Manca, invero, allo stato, il presupposto stesso per l’adozione di questa misura (ossia lo stato di insolvenza dell’azienda), mentre le prime risultanze acquisite per le vie brevi – che indicano nel trimestre 27/01/2013-27/04/2013), un trend positivo rispetto all’evoluzione riscontrata nel precedente trimestre – non legittimano in alcun modo una posizione punitiva nei confronti di uno stabilimento, i cui dirigenti e le cui maestranze tutte stanno dimostrando nei fatti il loro valore  e la volontà di riscatto dell’immagine”. Per Esposito, al momento, bastano le diffide (con assegnazione di un termine per eliminare le irregolarità), “fermo restando l’obbligo di sanzionare l’omessa osservanza di quelle prescrizioni dell’Aia riesaminata, che gli ispettori dell’Ispra riscontreranno all’esito dell’ispezione (ma di cui, allo stato, non si ha notizia)”.

IPOTESI COMMISSARIAMENTO – Per il Garante l’aspetto di maggiore criticità è rappresentato dalla “constatazione delle gravi conseguenze che la posizione assunta dai dirigenti e dai quadri può comportare sulla produttività dell’azienda e sulla stessa sua potenzialità a commettere reati”. Scrive Esposito: “la denunciata situazione di insicurezza giuridica appare significativa della inidoneità del modello organizzativo di prevenzione dei reati ambientali di cui l’impresa è dotata, in violazione dei principi propri della corporate governance“.

Tenuto conto, tra l’altro, che il consiglio di amministrazione dell’Ilva Spa è dimissionario, per il Garante l’ipotesi del commissariamento dei vertici aziendali  “appare – a condizione che sia rigorosamente temporaneo e legato all’attuazione dell’Aia riesaminata – la soluzione più idonea a fronteggiare l’attuale situazione“, perché  – secondo Esposito – responsabilizzerebbe i dirigenti e  i preposti alla sorveglianza e darebbe tranquillità alle maestranze sulla sorte dello stabilimento.

Tutto ciò, a suo parere, favorirebbe l’attuazione delle prescrizioni Aia finalizzate alla tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli di occupazione. A noi non resta che diffidare. Al di là dello strumento che verrà scelto per sbrogliare la matassa, ci interessano anche altri elementi: la qualità delle personalità chiamate a rivestire incarichi così delicati, lo spirito con cui si approcciano ai problemi e le finalità vere (e non di facciata) che perseguono. E i nomi finora circolati non ci fanno stare tranquilli.

Alessandra Congedo per InchiostroVerde

 

 

 

 

 

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