Ilva, l’azienda firma il ricorso sul sequestro (Il Manifesto)

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TARANTO – Il governo è ancora alla ricerca della soluzione migliore per risolvere la grana della vicenda Ilva. Al momento è stato escluso un ricorso alla legge Marzano del 2004, ideata dal secondo governo Berlusconi per “aiutare” le aziende in stato di insolvenza, così come l’ipotesi di nazionalizzazione. “Stiamo ragionando su come si può coniugare in una logica non di nazionalizzazione, non di esproprio ma di un’amministrazione straordinaria che affronti l’emergenza industriale, occupazionale e ambientale. Per fare questo stiamo studiando lo strumento migliore”. Questo quanto dichiarato dal sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, a margine del tavolo sulla siderurgia di ieri (dove si è parlato anche delle criticità delle Acciaierie Speciali Terni e della Lucchini di Piombino).

Ma la quadra del cerchio va trovata in fretta: il giorno più accreditato è martedì 4 giugno, quando il premier Letta riferirà alla Camera sulla vicenda Ilva e giorno per il quale è previsto un Consiglio dei Ministri straordinario. L’indomani infatti, mercoledì 5, torna a riunirsi il Cda dell’Ilva Spa, che dovrà decidere se accogliere o meno le dimissioni annunciate una settimana fa dall’amministratore delegato Enrico Bondi, dal presidente Bruno Ferrante e dal consigliere Giuseppe De Iure. Cda che, tra l’altro, ha già approvato il bilancio 2012 senza però averlo reso ancora noto. Questo, però, vuol dire una cosa molto chiara: gli interventi previsti per l’AIA dovranno essere coperti finanziariamente da altri. O, al massimo, dalla nuova Ilva Spa, che al momento non ha assolutamente la possibilità economica di investire i miliardi di euro previsti per il risanamento dell’area a caldo.

Ma che la battaglia giudiziaria sia ancora lungi dall’essersi conclusa, lo dimostra il ricorso al Riesame (i termini per presentarlo sarebbero scaduti lunedì) presentato ieri dai legali dell’azienda, sotto mandato dell’ad Bondi, contro il sequestro preventivo per equivalente di 8 miliardi e 100 milioni di euro disposto venerdì scorso dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, sul patrimonio e i beni di Riva FIRE. L’azienda ha preferito la strada del riesame, in quanto la Cassazione non avrebbe deciso nel merito del provvedimento ma sulla sua legittimità.

“L’importanza dell’Ilva per l’economia di Taranto non sfugge a nessuno, ma dobbiamo tutelare la salute di tutti”. E “se non si vuole chiudere lo stabilimento, il Parlamento o il governo facciano un’altra legge per impedirlo. Così come con la 231. Noi non possiamo esimerci dall’applicare la legge”. Si è espresso così il procuratore capo della Repubblica di Taranto Franco Sebastio, in un’intervista rilasciata al Sole24Ore, che nella giornata di giovedì aveva pubblicato un articolo molto polemico nei confronti della magistratura tarantina. Lo stesso Sebastio, infine, ha confermato che la vicenda dell’Ilva finirà “con una sentenza. In giugno il nostro lavoro sarà finito, poi toccherà ai giudici. Entro un anno al massimo si aprirà il dibattimento”.

Gianmario Leone (Il Manifesto)

 

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