La sua presenza a Palazzo Latagliata si spiega così: il prof. Galeandro intende proporre all’Amministrazione Comunale un progetto, denominato “Taranto-Uomo-Ambiente-Lavoro”, mirato a dimostrare la “correlazione tra i metalli tossici (inquinanti ambientali) presenti nell’area ionica e lo sviluppo di malattie cardiovascolari”. Il progetto prevede un esame di screening sulla popolazione tarantina di facile realizzazione e dai costi contenuti: l’esame del capello (salvo ulteriori approfondimenti con esami più mirati) per poi procedere a delle vere e proprie terapie di disintossicazione. Questa sarebbe solo una prima fase del percorso prospettato dal prof. Galeandro ai componenti della Commissione.
La seconda fase, più complessa e ambiziosa, servirebbe a gettare le basi per la Taranto dei prossimi venti anni: una città finalmente svincolata dalla grande industria inquinante ed in grado di trarre vantaggio da attività economiche alternative. E qui entra in gioco la salute, vista non solo come bene primario da tutelare, ma anche come fattore di crescita e business per la collettività.
“Dalla tutela della salute si può arrivare alla tutela del lavoro partendo da ciò che ha affermato l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel progetto denominato “Salute 2020” – si legge nella relazione elaborata dal prof. Galeandro – un buon stato di salute è il fondamento dello sviluppo sociale ed economico; si riverbera positivamente su tutti i settori e sull’insieme della società, il che lo rende una risorsa preziosa». Inoltre, si è stimato che aumenti dell’aspettativa di vita pari all’1% comportino aumenti del Pil pro capite del 5%.
Tra gli esempi di città che hanno deciso di giocare il ruolo di attore principale nel cambiamento della propria visione strategica, il prof. Galeandro ha citato Novara, dove si costruirà la “Città della Salute e dei Servizi”, e si intende realizzare un Parco scientifico specializzato nelle malattie autoimmuni, che aspira a diventare un hub di ricerca e innovazione tecnologica.
Poi c’è l’esempio di Pavia dove si sta operando per la riconversione di aree industriali dismesse in strutture di ricerca sanitaria e per un Accordo di Programma per la realizzazione di un “Campus della Salute”. Non è mancato un cenno a Bilbao, città spagnola con una tradizione industriale che ha saputo reinventarsi puntando soprattutto su cultura e turismo. Nel triennio 1999/2001, la nuova visione strategica della città ha generato un indotto di 635 milioni di dollari. “Bilbao – dice il professore – costituisce il miglior esempio di rigenerazione urbana e di trasformazione dell’economia di una città industriale”.
Con il progetto illustrato oggi, il prof. Galeandro intende mettere a disposizione della città le competenze maturate da Tecnopolis (società senza fini di lucro, con sede a Valenzano, creata dall’Università degli Studi di Bari) per progettare la Taranto futura. Lo studio dovrebbe durare circa sei mesi. Inoltre, non è stata esclusa la possibilità di realizzare a Taranto un Parco per l’Ambiente. Il prof. Galeandro ha precisato che serve una risposta chiara: se l’Amministrazione comunale è interessata a queste proposte deve compiere degli atti ufficiali.
«Sarebbe un vero peccato se questo Parco sorgesse altrove e non a Taranto – ha spiegato il presidente della commissione Ambiente Vincenzo Di Gregorio accennando alla collaborazione già avviata dal Comune di Statte col Comune di Statte – la Commissione si confronterà su questi progetti anche nella prossima seduta. Tutta la documentazione sarà girata al sindaco Stefàno e all’assessore all’Ambiente Baio perché facciano le loro valutazioni».
La speranza di Di Gregorio è che si possa attingere dai fondi stanziati per le bonifiche. Ma ci sono i tempi e le condizioni per renderlo possibile? Tra chi vuole supportare la proposta c’è Francesco Venere. Altri consiglieri comunali hanno avanzato dei dubbi. Dante Capriulo, ad esempio, teme il rischio di una sovrapposizione tra il lavoro che dovrebbero fare gli esperti di Tecnopolis e quanto compete al Polo Scientifico Tecnologico di Taranto, per il quale sono stati già stanziati dei fondi (il cui operato finora risulta piuttosto enigmatico). Evitiamo di soffermarci sui consiglieri distratti che durante l’audizione preferivano sfogliare il giornale.
Secondo le stime del prof. Galeandro le due fasi del progetto (ricerca sui metalli pesanti e progettualità sulla Taranto del futuro) comporterebbero un costo complessivo di circa 500mila euro. L’aspetto economico non è certo di poco conto. In questi tempi di magra, l’Amministrazione comunale non può permettersi miracoli. Già nel febbraio del 2012, il sindaco Stefàno aveva detto no ad una proposta avanzata dal prof. Galeandro in merito al progetto “Life + per Taranto” (programma europeo di finanziamento per l’ambiente), proprio perché il Comune non era nelle condizioni economiche ideali per sostenere una compartecipazione. E sullo sfondo rimane una riflessione dello stesso Galeandro: stiamo parlando di cose che Taranto avrebbe dovuto pensare e fare almeno venti anni fa. Come dargli torto?
Alessandra Congedo per InchiostroVerde
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