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Dimissioni Cda Ilva, cascata di dichiarazioni. E se avessero taciuto?

TARANTO – Le dimissioni del Cda dell’Ilva hanno innescato il classico meccanismo delle dichiarazioni a catena, anche da parte di personaggi che avrebbero fatto meglio a tacere. Cominciamo dall’ex ministro dell’Ambiente Stefània Prestigiacomo: «Il governo Monti ha sottovalutato l’enormità della questione Ilva. Non e’ mai stato un problema settoriale del ministero dell’Ambiente, ma un problema di massima rilevanza cui doveva corrispondere un impegno dello stesso Monti che nemmeno mai si e’ recato a visitare il sito. Oggi occorre una immediata mobilitazione del Presidente del Consiglio Letta”. La Prestigiacomo a Taranto c’è stata, nel 2009, per inaugurare il “prodigioso” impianto ad Urea, utilizzato dall’Ilva per ridurre le emissioni di diossina. Immagini rimaste indelebili nella memoria di chi ha dovuto assistere anche a quell’irritante presa per i fondelli.

Un altro esponente del Pdl, Fabrizio Cicchitto, fedele alla linea anti-toghe del suo partito, non trova di meglio che prendersela coi giudici: ”Quando alla fine di questo bombardamento quasi sicuramente l’Ilva chiuderà,  certamente l’ambiente troverà  la sua dimensione ottimale. E’ evidente che lo diciamo per paradosso e per provocazione ma certamente la situazione non può essere abbandonata a se stessa cioè solo ad un nichilismo giudiziario alla fine del quale non rimarrà più in piedi nulla”.

Restando nell’orbita Pdl, ecco cosa dice il deputato Raffaele Fitto: “I recenti ed ulteriori sviluppi giudiziari della vicenda Ilva rischiano di impattare in modo drammatico sull’economia italiana. Al netto delle polemiche passate e recenti su conflitti tra poteri dello Stato che sembravano essere state superate dalla Consulta, oggi siamo nuovamente dinanzi al rischio di mettere in discussione circa 40mila posti di lavoro tra occupazione diretta ed indotto e tutto il sistema dell’acciaio nel nostro Paese, a cui l’Ilva contribuisce annualmente con 10 milioni di tonnellate pari a circa il 40% per cento della produzione nazionale di acciaio”. Per Fitto ”dinanzi ad un tale scenario e’ messa in discussione anche la credibilità dell’Italia”. Ma quanto è credibile l’on. Fitto?

Si destano dal sonno anche  i senatori del Pd Anna Finocchiaro, Nicola Latorre e Salvatore Tomaselli. In una nota congiunta scrivono: Si riconvochi con urgenza un tavolo tecnico istituzionale per risolvere al più presto una situazione profondamente drammatica che colpisce una delle più grandi aziende italiane del mezzogiorno. L`Ilva, ancora di più oggi dopo le dimissioni del Cda conseguenti alla pesante sentenza della magistratura, deve diventare una delle priorità del Governo Letta e sempre più una questione nazionale”. Se si fossero svegliati prima, seguendo altri criteri (la salute prima degli interessi aziendali ed economici)  avrebbero fatto una figura migliore.

Inevitabile le discesa in campo pro Ilva di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai,  “Le dimissioni annunciate oggi dai vertici dell’Ilva, del tutto condivisibili, stante la situazione, sono l’epilogo purtroppo annunciato di una vicenda che sconcerta. Mi sembra evidente – aggiunge Gozzi – che il provvedimento assunto ieri dalla magistratura di Taranto non può che andare nella direzione di voler costringere alla chiusura la nostra più importante impresa siderurgica. E mi chiedo come gli stessi magistrati possano sostenere il contrario. La verità è che ancora una volta si è violata la certezza del diritto, peraltro in modo incomprensibile”. Eppure ci risulta che le verità e i diritti negati, per decenni, siano stati altri. E tutti a danno dei tarantini.

In silenzio non riesce a stare neanche il presidente della Regione Nichi Vendola che dopo aver chiesto nei giorni scorsi la convocazione di un Tavolo istituzionale sull’attuazione dell’Aia, lancia l’ennesimo appello: “Il presidente del Consiglio Enrico Letta convochi già nella giornata di lunedì  prossimo, un incontro a Palazzo Chigi di tutti i protagonisti sociali e istituzionali della vertenza Ilva”.  Ed  aggiunge: “Le notizie di queste ore creano un clima di paura e di tensione sociale. Occorre una forte iniziativa del governo per mettere in sicurezza, nel pieno rispetto delle leggi e del lavoro dell’autorità giudiziaria, la vita della fabbrica e migliaia di posti di lavoro”.

Certamente non poteva sfuggirci la perla di Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato: ”Gli ulteriori sviluppi della vicenda giudiziaria che da tempo investe il gruppo siderurgico Ilva non sono ne’ isolati ne’ casuali: essi si inseriscono in un clima di persistente pregiudizio ideologico nei confronti dell’ impresa nel quale sono ricorrenti le azioni giudiziarie che producono danni certi ed immediati – a fronte di esiti incerti – all’intera economia e società nazionale”. Poi la chicca finale (con un brivido che ci corre lungo la schiena): ”Non a caso il declino italiano si e’ prodotto a partire da Tangentopoli per i modi estensivi, mediatici e temporalmente indefiniti con cui si sono svolti i procedimenti giudiziari”.

Tante parole, ma nessuna spesa in favore di una città ferita, sfruttata e sofferente. Ed è questo, forse, che suscita maggiore indignazione.

Alessandra Congedo

 

 


 

admin

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  • Qualcuno glielo ha poi detto alla Prestigiacomo che l'impianto Urea dopo qualche mese ha smesso di funzionare?...
    (e qualcuno dovrebbe dirlo anche a Vendola che continua a credere sia in funzione...)

    • La risposta è nella foto in alto: in qui sorrisi e in quelle mani che si stringono

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