Bonifiche Taranto, il muro del Patto di Stabilità
TARANTO – E’ stata depositata ieri mattina la determina del dirigente del Servizio Rifiuti e Bonifiche della Regione Puglia, nella quale si prevede il trasferimento dei primi fondi per gli interventi di bonifica del SIN di Taranto. Tutto bene, quindi? Nemmeno per sogno. Innanzitutto, scopriamo che nella seduta del 24 aprile scorso della Cabina di Regia inter-istituzionale istituita dal Protocollo d’Intesa del 26 luglio 2012, ARPA Puglia produsse una scheda progettuale con il dettaglio delle attività, la tempistica degli interventi ed una stima di costi per la bonifica del I seno del Mar Piccolo.
In quella stessa seduta, come riportammo, il comune di Statte presentò il piano di caratterizzazione per le aree da bonificare all’interno del proprio territorio, i cui lavori prevedono un costo totale pari a € 400.000,00, piano che fu approvato il giorno prima a Roma presso il ministero dell’Ambiente dalla conferenza dei servizi decisoria. Sono quindi disponibili sulla contabilità speciale del Commissario per le Bonifiche questi fondi per i primi interventi, rivenienti dai Fondi europei, che ammontano a 880mila euro. Il problema però, come abbiamo segnalato sin dal primo momento anche alla Cabina di Regia (insieme al portale inchiostroverde.it), è la disponibilità di tutti i fondi stanziati dalla Regione Puglia lo scorso luglio. Esigibilità delle risorse che come abbiamo più volte denunciato, sono vincolate al Patto di Stabilità.
Anche ieri, infatti, l’assessore regionale all’Ambienre Lorenzo Nicastro, è tornato sul problema in essere, dimenticandosi però che nella conferenza stampa del 24 aprile della Cabina di Regia, sostenne come il problema non sussistesse e che tutti i fondi fossero immediatamente esigibili. “La Regione Puglia ha risorse pronte e disponibili – ha dichiarato ieri Nicastro -destinate alle attività previste dal protocollo per le Bonifiche a Taranto, ma è necessario sciogliere i legacci del patto di stabilità. Complessivamente ben 178mln di euro sono disponibili per attività di tutela ambientale o di bonifica, di cui 75mln sarebbero già disponibili per il SIN di Taranto e 42 per il SIN di Brindisi. Per usare una immagine i soldi sono in cassaforte ma non ci danno le chiavi”. Dunque, avevamo visto giusto: il problema sulla reperibilità dei fondi c’è.
Ed è tutt’altro che remoto. Il bello è che Nicastro oggi dice qualcosa che lo scorso 24 aprile si guardò bene dall’affermare: “Già all’interno della Cabina di Regia avevamo evidenziato questa necessità”. Peccato che quel giorno, se non fosse stato per la nostra domanda, l’argomento sarebbe stato del tutto ignorato dai presenti, commissario per le bonifiche Alfio Pini compreso. Stante così le cose dunque, verrebbero a mancare i 200 milioni di euro per la bonifica dell’area di Taranto e Statte (che servono anche per il Mar Piccolo, i Tamburi, la falda superficiale e profonda, l’area industriale di Statte, ndr). Visto che la contrazione prevista dal Patto di Stabilità per la Regione Puglia è di oltre 600 milioni di euro della possibilità di spesa. In quella somma, si trovano anche la maggior parte dei milioni per la bonifica del nostro territorio. Inoltre sempre ieri la Regione ha reso noto che il CIPE, in una riunione svolta a Parlamento oramai sciolto, ha deciso che i 3 miliardi di euro dei Fondi FAS, devono avere entro i prossimi sei mesi tutti gli impegni giuridicamente vincolanti.
Ecco perché è partita la corsa contro il tempo. Cosa significa tutto questo nel concreto? Che per ciascuno dei progetti bisognerà procedere, entro sei mesi a bandire la gara e ad appaltare l’opera. “Si tratta di una follia, per come sono le regole e le incombenze burocratiche del nostro sistema nazionale. Ci sono appalti giganteschi, come ad esempio le opere di bonifica nel Mar Piccolo a Taranto, che hanno tempi amministrativi medi di anni. E’ lecito pensare che qualcuno a Roma abbia voluto usare questo escamotage. In questo modo nel dicembre 2013, quando nessuna regione sarà in grado di fare impegni giuridicamente vincolanti, potrà dire che non siamo in grado di spendere e così riprendersi i soldi”: ricordatevi bene queste parole per il prossimo futuro. Al momento, dunque, sarebbero certi soltanto i 28 milioni di euro stanziati dal ministero dell’Ambiente.
E come riportato lo scorso 16 maggio su queste colonne, è proprio in quella somma che potrebbe celarsi una soluzione tampone per non mandare tutto all’aria. Durante l’ultima riunione della Cabina di Regia del 15 maggio infatti, il Soggetto Attuatore Antonio Strambaci della direzione generale per lo Sviluppo sostenibile del ministero dell’Ambiente, ha avanzato la seguente proposta: il comune di Taranto potrebbe procedere con le gare ed appaltare i lavori, inviando le fatture direttamente al ministero dell’Ambiente, che pagherebbe il tutto attingendo da quei 28 milioni. In modo tale da “saltare” la Regione Puglia ed evitando così lo scoglio del patto di stabilità.
Questa potrebbe essere la via per salvare la bonifica del rione Tamburi (spesa prevista 8 milioni) e quella del I seno del Mar Piccolo (spesa prevista 20 milioni e per cui l’ARPA Puglia ha già avviato gli studi di approfondimento per verificare la presenza di fonti inquinanti attive e nello stesso tempo provare a capire in che stato verso la falda profonda). Ovviamente siamo ancora in una fase embrionale, in quanto bisognerebbe verificare la fattibilità di un’operazione del genere. Di certo se ne saprà di più nella prossima riunione della Cabina di regia programmata per martedì 28 maggio.
G. Leone (TarantoOggi, 25.05.2013)