Ilva, Sebastio spiega sequestro: “Produzione non si tocca”
TARANTO – Quello di oggi è stato un sequestro preventivo per equivalente. Quanto sequestrato su provvedimento del gip Patrizia Todisco – beni per 8,1 miliardi di euro – equivale alle somme che i Riva non avrebbero speso per rendere gli impianti dello stabilimento tarantino compatibili con le norme ambientali. Lo ha spiegato chiaramente il procuratore capo Franco Sebastio nel corso della conferenza stampa tenuta questa mattina nella caserma del comando provinciale della Guardia di Finanza.
Sebastio ha poi precisato che il sequestro operato due giorni fa, su iniziativa della Procura di Milano, riguardava reati per i quali è possibile aggredire il patrimonio delle persone fisiche. Nel caso di oggi, invece, si tratta di reati per i quali è possibile aggredire il patrimonio delle persone giuridiche (e non fisiche), in virtù della legge 231 del 2001 sulla responsabilità giuridica delle imprese. «Sono due provvedimenti che rispondono a finalità completamente differenti», ha evidenziato il procuratore capo.
L’accusa ipotizzata nei confronti di Emilio, Nicola, Fabio Riva, Luigi Capogrosso, già direttore dello stabilimento, e Girolamo Archinà, è associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali plurimi in violazione del testo unico sull’ambiente.
Un altro punto chiarito è quello relativo ai beni sequestrati: «Si tratta essenzialmente di beni di pertinenza della società Fire Spa perchè in base alle lunghe e meticolose indagini condotte dalla Guardia di Finanza – ha aggiunto Sebastio – è stata identificata questa società come la capofila che ha il controllo finanziario ed economico su varie consociate compresa l’Ilva Spa».
Da sottolineare, inoltre, che nel rispetto della legge 231/2012, non è stato possibile sequestrare tutto ciò che è ritenuto indispensabile per far proseguire l’attività dello stabilimento Ilva di Taranto (macchinari, attrezzature, materie prime, prodotti finiti). Insomma, la produzione non si tocca.
Alessandra Congedo
BENI SEQUESTRATI – Il sequestro preventivo, funzionale alla confisca per equivalente, riguarda i seguenti beni: a) denaro, saldi attivi di conti correnti bancari e/o postali, depositi a risparmio, dossier titoli ed eventuali cassette di sicurezza esistenti presso tutti i soggetti operanti su tutto il territorio nazionale nel settore della raccolta gestione ed intermediazione finanziaria, partecipazioni in altre imprese, beni immobili e mobili registrati, impianti, macchinari attrezzature industriali e commerciali; beni nella disponibilità, anche mediante interposizione fittizia ovvero interposizione reale fiduciaria, della società Riva Fire, ovvero dell’ente o degli enti eventualmente nati dalla sua trasformazione o fusione (anche per incorporazione) o scissione parziale; b) i soli beni immobili nella disponibilità, anche mediante interposizione fittizia ovvero interposizione reale fiduciaria, della società Ilva Spa, sempre che non si tratti di beni strettamente indispensabili all’esercizio dell’attività produttiva nello stabilimento siderurgico tarantino.
IL CUSTODE – Come custode ed amministratore dei beni è stato nominato il dottor Mario Tagarelli, iscritto all’Albo dei Commercialisti di Taranto, il quale potrà essere coadiuvato, ove necessario, da collaboratori da individuare successivamente.
LA NOTA STAMPA DELL’ILVA – ”Questa mattina e’ stato notificato il provvedimento dell’autorita’ giudiziaria di Taranto che riguarda anche il sequestro delle azioni della societa’ Ilva spa. Il consiglio di amministrazione della societa’ si riunira’ domani per decidere sulle iniziative conseguenti”. E’ detto in una nota diffusa nel pomeriggio.