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Lottiamo contro i veleni anche per lui – La lezione di Alessandro

TARANTO – Alessandro Rebuzzi aveva sedici anni, pochi  per votare, ma sufficienti per capire cosa conta davvero nella vita. Un lottatore, come lui, sempre in prima fila per protestare contro l’inquinamento (c’è chi se lo ricorda arrampicato sulle transenne davanti al tribunale per sostenere la magistratura), si sarebbe sicuramente fiondato al seggio e avrebbe messo due “Sì” per la chiusura del mostro d’acciaio. Quel mostro che certo non ha contribuito  a rendere più salubre l’aria che respirava. Eppure, Alessandro non avrebbe chiesto altro: aria pulita, aria in grado di alleviare le sue pene. Malato di fibrosi cistica e in attesa di un trapianto bipolmonare (conosciamo il dramma delle liste d’attesa), non ha fatto in tempo a salvarsi. E’ morto nel settembre nel 2012 lasciando orfani un padre ed una madre.

Per Aurelio, il suo papà, Alessandro era la gioia più grande. Lo si capisce dalla tenerezza e dalla nostalgia con cui ne parla. Anche oggi, nel corso di una conferenza stampa tenuta da Peacelink e Fondo Antidiossina onlus, ha testimoniato la sua sofferenza stringendo tra le mani la foto del figlio. «I dottori  si erano raccomandati con noi perché Alessandro vivesse in un ambiente salubre – ha detto con la voce rotta dell’emozione – se avesse vissuto in un’altra città le cose sarebbero andate diversamente. E’ davvero triste vedere che la gran parte della cittadinanza non ha ritenuto opportuno votare contro i veleni che hanno ucciso tanti tarantini».

Negli ultimi giorni di vita, Alessandro aveva intuito il drammatico epilogo. Ha comunque lasciato il testimone al padre: “Continua a combattere contro i veleni anche per me”, gli ha chiesto. La lezione di Alessandro è un invito alla lotta rivolto a tutti, anche a coloro che continuano ad essere distratti, indolenti, rassegnati, menefreghisti. Questa volta ho messo da parte l’impostazione da giornalista. Ho usato la penna di chi ha visto morire sua madre di cancro nel giro di due mesi e ha rischiato di perdere un altro componente della famiglia poco dopo e per lo stesso motivo. Ho usato l’inchiostro di chi si è disperato davanti al fallimento della chemioterapia in un caso ed ha gioito per il suo successo nell’altro. Ecco perché mi sento sorella di Alessandro… un ragazzo di sedici anni che non ho mai conosciuto.

Alessandra Congedo

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