Bonifiche, una Cabina di regia nervosa
TARANTO – La conferenza stampa svoltasi mercoledì pomeriggio nell’Aula didattica del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Taranto a conclusione dei lavori della Cabina di regia per l’attuazione delle bonifiche nell’area SIN di Taranto-Statte, la ricorderemo a lungo come l’ennesima perla regalataci dalle nostre istituzioni in tema di inquinamento ambientale. Presenti i rappresentanti dei ministeri Infrastrutture e Trasporti, Sviluppo Economico ed Ambiente, la Provincia con l’assessore all’Ambiente Giampiero Mancarelli, il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, quello di Statte Angelo Miccoli, il Commissario Straordinario del Porto Sergio Prete, il Commissario Straordinario per le Bonifiche Alfio Pini, il Soggetto Attuatore Antonio Strambaci, l’assessore regionale alla Qualità dell’Ambiente Lorenzo Nicastro, l’assessore regionale alle Risorse Agricole Fabrizio Nardoni ed il Direttore Area Ambiente della Regione Puglia Antonello Antonicelli.
La conferenza è servita per confermare quanto sin qui deciso all’interno della Cabina di regia, che seguiamo passo dopo passo dallo scorso febbraio. Gli interventi, come risaputo, si concentreranno su tre zone: area imprese (PIP) di Statte, rione Tamburi e I seno del Mar Piccolo. Per Statte sarà effettuato il “Piano di caratterizzazione della falda profonda della zona PIP”: il ministero dell’Ambiente ha approvato il progetto nei lavori della Conferenza di Servizi decisoria di martedì, rilasciando però alcune prescrizioni per l’intervento. L’obiettivo è quello di bonificare il sito mettendolo in sicurezza permanente col ripristino ambientale. Saranno anche effettuati dei sondaggi per ottenere elementi conoscitivi utili al progetto di bonifica. Questi i tempi previsti: affidamento dell’indagine entro la prima decade di maggio, avvio dello studio entro il 30, completamento entro il 30 giugno, inizio dell’attività di risanamento entro il 30 agosto. Per il momento sono stati stanziati 400mila euro, ma la previsione di spesa finale è di 27 milioni.
Per quanto concerne invece il I seno del Mar Piccolo, è stato confermato l’affidamento all’ARPA di uno studio (chiesto espressamente dall’ente regionale) per verificare l’esistenza di fonti inquinanti attive e, successivamente, di stabilire quale sia la migliore tecnica di intervento possibile. Al momento la scelta pare essere indirizzata verso due tecniche differenti: i dragaggi ed il capping (copertura dei fondali). Lo studio durerà sei mesi e sono stati messi a disposizione 480mila euro. Infine il rione Tamburi: il Comune ha predisposto i progetti di riqualificazione di cinque scuole, per i quali sono a disposizione 8 milioni e 900mila euro. Si tratta della De Carolis (32 aule), Deledda (30 aule), Gabelli (27 aule), Giusti (19 aule) e Vico (29 aule). Gli interventi riguarderanno la messa a norma e l’adeguamento impiantistico degli edifici, il miglioramento dell’efficienza energetica, la messa a norma dei servizi igienici, l’eliminazione delle barriere architettoniche, tinteggiature, sostituzione di infissi e pavimentazioni. I lavori inizieranno al termine dell’anno scolastico per terminare, si spera, prima dell’inizio del nuovo.
Bene. Sin qui la nuda cronaca. Perché dopo che ognuno dei rappresentanti istituzionali ha detto la sua, è arrivato il turno delle domande. Ovvero il momento clou di ogni conferenza stampa che si rispetti, al quale però le nostre istituzioni continuano a mostrare da tempo una forte e preoccupante intolleranza. Abbiamo preso immediatamente la parola per fare due semplicissime, ma fondamentali domande. La prima: come mai si è deciso di partire con la bonifica dei terreni e degli stabili delle scuole del rione Tamburi se la sorgente inquinante, che ha causato l’inquinamento che oggi andiamo a bonificare unicamente con soldi pubblici, è ancora attiva? Non si rischia di effettuare lavori inutili e spendere soldi pubblici per niente, visto che le ultime relazioni dei tecnici di ARPA ed ISPRA hanno certificato che non un solo intervento di risanamento sugli impianti inquinanti è stato sin qui effettuato?
E qui, grazie a questa ovvia domanda, siamo venuti a conoscenza dell’esistenza di uno studio consegnato alla Cabina di regia da ARPA Puglia proprio in questi giorni, dal quale emergerebbe che i terreni che andremo a bonificare, qualora la situazione ambientale non dovesse mutare, male che vada torneranno a registrare gli attuali livelli di inquinamento in un lasso di tempo che va dai 55 ai prossimi 155 anni. Dunque, facendo due calcoli, gli eventuali nipoti di chi oggi ha tra i 25 e i 35 anni, rischiano di trovarsi nella nostra stessa situazione in un futuro non poi così troppo lontano. Quanto meno i nostri figli potranno dire di aver visto le scuole dei Tamburi al sicuro dall’inquinamento industriale. Accontentatevi.
Ma sull’argomento sono intervenuti anche l’assessore provinciale all’ambiente Mancarelli e il dirigente regionale Antonicelli, i quali, evidentemente ignari delle relazioni dei tecnici di ARPA e ISPRA, hanno asserito come l’Ilva sia in ritardo soltanto sulla prescrizione “non sostanziale” (la copertura dei nastri trasportatori) e che l’ultima relazione di ARPA Puglia ha testimoniato un netto miglioramento della qualità dell’aria nell’ultimo semestre nel rione Tamburi. Che ciò sia dovuto unicamente al lavoro dei custodi giudiziari e ad una sensibile diminuzione della produzione, per loro non conta. Che ARPA abbia sottolineato come “la situazione ambientale dello stabilimento non registra segni di miglioramento e la direzione non rispetta le prescrizioni AIA” e che “a parere dell’Agenzia, i differimenti temporali dell’attuazione delle prescrizioni non fanno altro che incrementare il danno ambientale”, e ISPRA che ben 9 prescrizioni non siano state ancora attuate, i nostri non lo dicono.
La seconda domanda era invece relativa alla sicurezza sul fatto che i fondi stanziati a luglio per le bonifiche (119 milioni di euro), fossero al sicuro e tutti disponibili. Visto che dopo la Conferenza di Servizi svoltasi a Roma martedì, come riportato su queste colonne e dal sito inchiostroverde.it, era venuto fuori il problema della reperibilità dei fondi e del loro utilizzo, specie quelli previsti dalla Regione Puglia, che non può sforare il famoso Patto di Stabilità. Sull’argomento è intervenuto l’assessore regionale all’Ambiente Nicastro, il quale ha assicurato che i fondi ci sono e sono tutti esigibili. Sottolineando però che, nel caso in cui ci fossero problemi, la Regione sarebbe pronta a chiedere una deroga al Patto di Stabilità per gli interventi su Taranto.
Sull’argomento è intervenuto anche il Soggetto Attuatore Antonio Strambaci della direzione generale per lo Sviluppo sostenibile del ministero dell’Ambiente. Il quale, dopo averci replicato con una battuta da osteria, ha dichiarato che i 28 milioni di euro stanziati dal ministero dell’Ambiente non sono in discussione. Anzi. Ha informato i presenti del fatto che proprio oggi scade il bando “Occupazione per i giovani sotto i 35 anni, rinnovabili e riqualificazione ambientale”, che ha previsto un investimento di 460 milioni di euro che il Ministero dell’Ambiente e la Cassa Depositi e Prestiti hanno disposto con l’emanazione della circolare 5505/2013, del 25 gennaio scorso.
La circolare “Misure per lo sviluppo dell’occupazione giovanile nel settore della green economy” prevede che le risorse economiche vengano prelevate dal Fondo Kyoto (le cui risorse possono essere spese unicamente per il miglioramento dell’ambiente, per la sua sicurezza e protezione) per agevolare una serie di progetti nell’ambito della green economy, così come previsto dal Decreto Legge Sviluppo 83/2012. Di questi fondi, Strambaci ha informato i presenti che ben 70 milioni sono stati destinati agli interventi di ambientalizzazione e riqualificazione compresi nell’area del SIN di Taranto. E a fronte della perplessità espressa dai presenti, lo stesso Strambaci ha “rimproverato” tutti consigliando di guardare ogni giorno il sito del ministero dell’Ambiente. A nostra domanda se il ministero avesse almeno informato qualcuno del territorio, lo stesso Strambaci ha ammesso di averne parlato con la sola Confindustria locale. Il che spiega tante cose.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 26.04.2013)