Ilva, un documento denuncia ritardi nell’applicazione dell’Aia

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TARANTO – Gravi ritardi nell’applicazione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale da parte dell’Ilva. E’ quanto denunciato in una relazione tecnica messa a punto dall’ingegner Iacobellis, presentata oggi nel corso di una conferenza stampa tenuta dal Comitato XIV Aprile. Erano presenti il consigliere comunale Dante Capriulo, il presidente dell’associazione Impatto Zero, avvocato Raffaella Cavalchini, l’ingegner Luca Iacobellis responsabile del  gruppo tecnico del Movimento Civico Rinascere e la dottoressa Marianeve Santoiemma, portavoce dei “Cittadini in Movimento”. Il documento che denuncia i ritardi dell’Aia, prodotto da Impatto Zero, sarà inviato in giornata al Garante Vitaliano Esposito, ad Ispra, Arpa Puglia, Regione Puglia,Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Comune di Statte, Procura della Repubblica. Capriulo ha fatto sapere che sulla base di queste criticità si adopererà perché sia sentito dal garante Esposito non il Sindaco  ma l’intero Consiglio comunale. «Il grave stato di ritardo – afferma Marianeve Santoiemma – fa dubitare che vi sia l’effettiva volontà da parte della attuale proprietà di dare seguito al risanamento degli impianti».
I PUNTI TRATTATI
Copertura dei parchi
Con l’ “accesso agli atti” ci è stato possibile scorrere l’istanza per il “permesso a costruire” la copertura dei parchi presentata da Ilva al Comune di Taranto e rilevare tante anomalie. Ilva aveva scritto di avere affidato alla società Paul Wurth le “ attività prescritte di copertura delle aree di stoccaggio delle materie prime, agglomerato, coke e loppa”. Non v’è traccia della Paul Wurth e il progettista è un giovane professionista locale di cui, tra gli “addetti ai lavori”, non sono note importanti precedenti esperienze di impiantista e strutturista. Sfogliando il progetto si ricava l’impressione di un agglomerato di idee progettuali, comunque ricavate, utili per orientare un progetto ma lontane dal configurare un progetto “da costruire”.
I. Si afferma (impropriamente?) che non esistono vincoli urbanistici da rispettare.
II. Non v’è traccia di procedure in materia di bonifiche e di protezione dell’area.
III. Sono presentate immagini di “Hangar per dirigibili”, “Capannone della Fiera di Roma, progetto Majowiecki”, “copertura della piazza del Museo di arte moderna di Trento”, descrizione in inglese di depositi di carbone in North China ed altro.
IV. Si avverte che è stato assegnato l’ordine solo per le verifiche geotecniche (e non anche per le geologiche): è ardito quindi presentare il progetto “per costruire” prima delle verifiche, dato che si opera in un’area sotto la quale c’è la falda acquifera.
V. Lo stesso progettista afferma che le “rappresentazioni sotto forma di schizzo costituiscono lo studio preliminare di fattibilità dell’opera”.
VI. I capannoni del parco primario coprono il 53 % dell’area attualmente impiegata e quasi nulla è detto sul da farsi sull’altro 47% dell’area.
VII. I capannoni, chiusi dai quattro lati, sono privi di depolverazione secondaria, con condizioni di vivibilità interna facilmente immaginabili. Per di più, il presidente dell’Ilva Ferrante, intervistato, ha parlato di “tensostrutture” per i parchi primari, ben diverse da quanto è stato presentato al Comune di Taranto “per costruire”.
Impianti marittimi
Nelle prescrizioni nr. 5 e 6 dell’AIA si dispongono immediati interventi risolutivi sugli impianti marittimi come definiti nella BAT n. 11. Si apprende invece che la copertura dei nastri trasportatori slitta di anni e che si considera già risolto il problema della polverosità negli impianti marittimi. Gli ispettori dell’ISPRA hanno accertato “l’assenza di pendolamenti e di errate aperture e chiusure delle benne, la nebulizzazione nella tramoggia nastri dello scaricatore, l’assenza di polverosità. Nulla hanno obiettato all’Ilva che ha affermato di avere risolto tutta la problematica degli scaricatori di banchina con la modifica degli schemi elettrici ed elettronici dei comandi esistenti. Al di là di ciò che hanno rilevato i tecnici ISPRA nel corso di una visita ispettiva “preannunciata” edi pochi minuti, in realtà nulla è cambiato sulla invivibilità della zona, priva di misurazioni reali.
Altre imprese adottano soluzioni serie
Il comportamento di Ilva continua ad essere ambiguo e dilatorio, contando su Istituzioni disattente, deliberanti o di controllo che siano. L’ENEL, invece, ha adottato soluzioni corrette e definitive per risolvere il problema del parco carbone e degli scaricatori di banchina per la centrale di Brindisi, di dimensioni diverse da quelli di Taranto ma ugualmente disastrose per uomini e territorio. Il tempo dei rinvii o delle dilazioni è finito. Il Sistema Paese non può consentire che per energia ed acciaio, produzioni strategiche per l’Italia, allocate a 70 chilometri di distanza tra di loro, si seguano criteri di politica industriale ed ambientale radicalmente diversi. Noi contiamo anche su associati tecnici con esperienze variegate e attenti non solo ai fatti ambientali, per cui formulando osservazioni e proposte tecniche teniamo conto anche dell’economia.
Un investimento sbagliato è uno spreco di risorse, come appare il caso della copertura parziale dei parchi in cui sono sottovalutati gli extra costi di manutenzione di strutture emacchine ingabbiate all’interno dei capannoni. Ben diversi sono i parchi chiusi, automatizzati, alimentati da nastri trasportatori chiusi, con punti di trasferimento materiali depressurizzati, completati da bonifica e messa a verde delle aree esterne a quelle destinate a trasporto e stoccaggio. Un investimento proficuo, scaturito da un percorso progettuale corretto, garantisce la durata nel tempo dell’efficacia complessiva dell’intervento. Per questo, insistiamo sulla necessità che per Ilva si operi bene, chiunque sia il proprietario dello stabilimento.
Per Taranto pretendiamo una soluzione efficace e duratura perché gli “abitanti dei Tamburi” contano più dei “carciofi di Cerano” per la cui salvezza si avviò la ristrutturazione del carbonile di Brindisi.
L’inaccettabile raggiro
Abbiamo illustrato cose che dimostrano che da mesi è in atto un inaccettabile raggiro. I piani industriale e finanziario per rispettare seriamente le prescrizioni dell’AIA “riesaminata” devono essere presentati subito, integrati e completati a fronte delle prescrizioni, anch’esse molto pesanti,che scaturiranno dalla 2^ fase del “riesame” dell’AIA originale, relativamente a emissioni in acqua e nel terreno, a riordino delle discariche, a bonifiche del terreno. La legge 231 del 24/12/2012, ormai confermata nella sua costituzionalità, fissava il completamento della seconda fase del riesame entro il 31 gennaio 2013: ad oggi, la data è già slittata al 31 maggio. Ci aspettiamo decisi interventi di Garante, ISPRA, ARPA Puglia sul puntuale rispetto dei tempi delle prescrizioni e degli Enti locali chiamati ad esprimersi sui “sedicenti permessi a costruire”.

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