La ragione del fallimento è da ricercare dunque nel modo in cui gli stessi quesiti hanno affrontato quella questione. Come rilevammo nella nostra presa di posizione sulla consultazione referendaria, porre in alternativa secca la salute dei cittadini e dei lavoratori e la persistenza della fabbrica è un errore logico e politico. Si dà per scontato infatti che il siderurgico non sia “riformabile”: assunto palesemente smentito da casi di conversione in senso ecologico del processo siderurgico, che dovrebbero essere ormai ben noti all’intera opinione pubblica locale. Si ignora quello che è l’auspicio della stragrande maggioranza dei cittadini di Taranto – auspicio che le urne non hanno mancato di evidenziare –: costruire un percorso virtuoso che porti alla piena sostenibilità ambientale delle industrie presenti nel nostro territorio.
Lavoro e Ambiente devono finalmente arrivare a un punto di coesione. Per perseguire questo obbiettivo bisogna una volta per tutte sgomberare il campo da arroccamenti ideologici, che non tengono conto dello stato dell’arte della tecnica, e che inevitabilmente conducono a una deriva minoritaria: immaginarsi come una “splendida minoranza” di fronte a una massa inerte. Atteggiamento tanto più inaccettabile dal nostro punto di vista in quanto la risposta negativa ai quesiti referendari è venuta proprio dalle parti di città che vivono in maniera più drammatica gli effetti dell’inquinamento e del cosiddetto “ricatto occupazionale”, Tamburi e Paolo VI su tutti. I cittadini di quei quartieri, in gran parte lavoratori dell’industria, non possono essere abbandonati alla loro tragica condizione.
La prospettiva che secondo noi oggi non può non essere imboccata è quella della costituzione di un legame saldo fra le componenti più consapevoli e attive della cittadinanza e quella parte di movimento operaio che negli ultimi anni si è spesa dentro e fuori la fabbrica per una radicale trasformazione dei processi. La prospettiva dev’essere l’applicazione restrittiva delle prescrizioni contenute nell’AIA, dunque il contrasto a tutti i tentativi di diluizione avanzati dall’azienda. Siamo ben consapevoli che l’Autorizzazione Integrata Ambientale non è il migliore dei mondi possibili; che al suo interno sono presenti lacune anche profonde e tempi di realizzazione indefiniti: i cittadini e i lavoratori insieme devono essere in grado di fare pressione affinché quelle lacune vengano colmate con soluzioni ottimali e quei tempi vengano accelerati il più possibile.
Solo una stretta collaborazione fra cittadini e lavoratori può rendere possibile tutto ciò: si tratta infatti di un’opera per la quale si rendono necessarie informazioni che solo chi vive la fabbrica può carpire e, al contempo, saperi che il movimento ambientalista tarantino è stato in grado di maturare nel corso degli ultimi anni di lotte. Insomma, solo la contaminazione fra soggetti che sciaguratamente in questi anni sono stati raccontati come poli di un conflitto irriducibile può indirizzare la tensione che la nostra comunità vive contro i veri colpevoli del disastro che tutti noi quotidianamente subiamo: i Riva e i loro complici politici.
Rifondazione Comunista (e, in particolare, la sua cellula di fabbrica ILVA) e Sinistra in Movimento si mettono da subito a disposizione per costruire questo percorso. Facciamo appello a tutte le componenti della società civile locale: ai movimenti e alle associazioni, ai professionisti e ai tanti portatori di saperi (studenti, ricercatori, intellettuali ecc.) per costruire insieme una nuova idea di rapporto fra fabbrica e città. Un’idea in cui al centro ci sia il benessere delle donne e degli uomini della nostra comunità e non il profitto di un gruppo industriale. Un’idea che metta in campo opportunità economiche solide, in grado di superare il crescente dualismo che caratterizza il nostro contesto, in cui le sole realtà economiche attive restano le grandi industrie, mentre le piccole e medie imprese stanno affrontando una crisi devastante. Un’idea in grado di immaginare una città a misura d’uomo, con spazi verdi, quartieri vivibili, mobilità sostenibile ecc. Proviamo a scommettere sul nostro futuro”.
Comunicato stampa del Partito della Rifondazione comunista e Sinistra in Movimento
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