TARANTO – Riceviamo e pubblichiamo una nota di Taranto Futura, il comitato che ha fortemente voluto il referendum sulla chiusura parziale o totale dello stabilimento Ilva.
Credevamo “ingenuamente” che l’iniziativa fosse facilmente condivisa dagli abitanti di questa città per esprimere un parere mettendogli a disposizione un referendum, l’unico mezzo democratico per far sentire la voce del comune cittadino a chi chiuso nelle stanze del potere è sordo ad ogni richiamo. Per mandare un messaggio nel trasmettere alle istituzioni la volontà popolare nel richiedere a queste il cambiamento radicale della nostra situazione ambientale e quindi socio/economica. Abbiamo commesso uno sbaglio, non abbiamo tenuto in debito conto che ” non si può pretendere la profondità da una pozzanghera”, come dice un dotto aforisma . Proseguendo perché tutto questo ci serve per fare una analisi del voto e delle implicazioni che da questo per tutta una serie di considerazioni ne conseguono, dobbiamo fare delle puntualizzazioni.
La dimostrazione che l’aforisma usato ha ben ragione di essere richiamato, sono i risultati che sono stati raggiunti dai referendum precedenti che a suo tempo furono svolti, ad esempio quello per “l’acqua” elemento essenziale per la vita . Nell’intera provincia con una partecipazione generale fu raggiunto il quorum, tranne nel capoluogo. Che dire : tutto e di più. Poi entrando nel merito dei numeri, che sono poi quelli che “contano” vediamo che la percentuale raggiunta che si approssima al 20 per cento non è certamente da sminuirsi. Vogliamo far tener presente che la chiamata alle urne per le elezioni, sia politiche che amministrative hanno la partecipazione corale di partiti e la visibile comunicazione che non è stata concessa all’iniziativa “privata” di un comitato che contava solo sull’impegno personale di un numero relativo di volontari e dell’autofinanziamento di tutti i coraggiosi partecipanti.
Il dato politico e quindi rilevante, non certo clamoroso, dell’ultimo ballottaggio per l’elezione del sindaco vide prevalere Stefàno, con circa il 32 per cento degli aventi diritto a l voto. A urne chiuse ci siamo chiesti: a chi è giovato tutto questo se nessuno di noi aveva in pectore ambiziose velleità politiche, chiarendo ripetutamente la nostra posizione non politicizzata. È evidente che non siamo stati capaci di far comprendere le intenzioni che ci hanno spinto all’intrapresa di un compito gravoso e forse dapprima inimmaginabile.
Abbiamo avuto troppe interdizioni da più parti interessate perché le cose non cambiassero lo statu quo. Un ministero dell’ambiente, titolato a far rispettare le leggi del quale dovrebbe essere interprete, s’è impegnato a far applicare appositamente una legge ad aziendam, in ragione di strategiche necessità per lo stato, calpestando i diritti di 190 mila persone che convivono con un ambiente vulnerato da veleni. Non è un cahier de doleances quello che vogliamo scrivere, ma una dichiarazione di promesse a non demordere sull’impegno a proseguire la lotta in tutte le sedi nazionali ed extranazionali. Vogliamo con questo augurare un buon Futuro a Taranto
Per il Comitato Taranto Futura
Claudio Monteduro
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