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Bonifica mar Piccolo, Wwf: “Prima bisogna fermare fonti inquinanti”

“Bonificare il Mar Piccolo significa peggiorare la situazione e contribuire a mettere in pericolo il delicato equilibrio ecologico alla base del variegato ecosistema”. Lo dice chiaramente Rossella Baldacconi, presidente del Comitato Scientifico Wwf Taranto Onlus. L’associazione ambientalista snocciola diverse criticità correlate alla rimozione dei sedimenti attraverso dragaggi dei fondali, unico sistema previsto per la bonifica delle acque, ritenuta “un’operazione drastica e invasiva, che produrrebbe una lunga serie di problemi di tipo ecologico ed economico”. La questione è stata trattata anche dalla Cabina di regia sulle bonifiche durante la riunione di ieri. E’ stata accolta, infatti, la richiesta avanzata da Arpa Puglia di poter effettuare un approfondimento su tutte le fonti inquinanti ancora attive e sui rischi connessi al dragaggio. Lo studio dovrebbe concludersi entro nove mesi, ma i primi esiti sono previsti entro sei mesi.

“A differenza di quanto molti pensano – si legge nel documento del Wwf –  il Mar Piccolo di Taranto ospita una comunità sottomarina ricca di vita animale e vegetale. Il patrimonio sommerso è di grande valore naturalistico per le innumerevoli specie rare o protette dalla legislazione vigente (Convenzione di Barcellona, Convenzione di Berna, Direttiva Habitat), come l’Ippocampo. E ancora più sconosciuto è il fenomeno dell’autodepurazione del mare mediata dagli stessi organismi marini che tendono lentamente a bonificare il sistema del Mar Piccolo con una serie di processi naturali che degradano o immobilizzano gli inquinanti ambientali. I dragaggi provocherebbero un notevole incremento della torbidità dell’acqua- spiega- e rimetterebbero in circolo inquinanti ormai depositati sotto strati di sedimento, che tornerebbero ad essere biodisponibili. Paradossalmente la “bonifica” produrrebbe un aumento della concentrazione degli inquinanti nella colonna d’acqua. L’enorme volume di materiale rimosso dal fondale marino e seriamente contaminato non solo da diossine e PCB ma anche da metalli pesanti come il mercurio, dovrebbe essere necessariamente trattato e smaltito”.

Il Wwf evidenza, inoltre, le conseguenze che gli allevamenti dei mitili subirebbero per l’incremento della sospensione e dei contaminanti nella colonna d’acqua mobilizzati dal dragaggio, e non potrebbero essere allevati nelle aree bonificate per un lungo periodo di tempo. La stessa “capacità naturale di autodepurazione del mare, così importante per ripristinare condizioni ambientali soddisfacenti”, finirebbe per essere compromessa. Secondo la  Baldacconi sarebbe più opportuno utilizzare le somme stanziate al fine di “realizzare operazioni volte all’individuazione e all’eliminazione delle fonti inquinanti che continuano tuttora ad aggiungere inquinamento ad inquinamento”. “Nessuna bonifica ha senso se la sorgente inquinante continua ad immettere sostanze pericolose nell’ambiente – conclude l’esperta – se si bloccassero le molteplici fonti di contaminazione ambientale, il sistema “mare” da solo riuscirebbe a bonificarsi, metabolizzando lentamente gli inquinanti residui”.

 

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