Ilva, non convince l’ottimismo di Arpa e istituzioni. Domani corteo coi camici bianchi

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«E’ un’Aia colabrodo:  va avanti a colpi di deroghe e proroghe. Nonostante risultino diverse inadempienze da parte dell’Ilva, non c’è stato alcun fermo della produzione». Lo ha detto ieri Alessandro Marescotti (presidente di Peacelink) nel corso di una conferenza stampa tenuta insieme a Fabio Matacchiera (presidente del Fondo Antidiossina Onlus). E’ stata un’ulteriore tappa di avvicinamento alla manifestazione organizzata per domani mattina contro la legge “Salva Ilva” e a favore della magistratura ionica.

Il pensiero di Matacchiera è andato innanzitutto alla Cassazione che nelle motivazioni con cui ha convalidato il 16 gennaio scorso i domiciliari a Emilio e Nicola Riva e all’ex direttore dello stabilimento ionico Capogrosso, parla di “disastro ambientale riconducibile al gruppo Riva”. La Suprema Corte dice anche altro: “è risultato che le concrete modalità di gestione dello stabilimento siderurgico dell’Ilva hanno determinato la contaminazione di terreni ed acque e di animali destinati all’alimentazione in un’area vastissima che comprende l’abitato di Taranto e di paesi vicini nonché un’ampia zona rurale tra i territori di Taranto e Statte”.

L’incontro di ieri è servito anche ad esaminare la posizione di Arpa Puglia, che Marescotti ha definito contraddittoria: «Da una parte segnala alla Procura le inadempienze dell’Ilva, dall’altra sostiene che a Taranto la situazione sta migliorando. Ho sentito dire a Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia, che l’aria dei Tamburi è buona». Ed ha aggiunto il presidente di Peacelink: «Ci viene detto che a Taranto il Pm 10 è paragonabile a quello di altre città italiane come Torino e Milano, ma qui è 2,2 volte più pericoloso, come spiega lo  studio Sentieri condotto dall’Istituto Superiore di Sanità».

Dubbi sono stati espressi anche sulle  due centraline utilizzate per i rilevamenti delle polveri nel quartiere Tamburi. «Quella di via Machiavelli, la più vicina alla cokeria, si trova  a 1.500 metri di distanza,  troppo lontano – ha evidenziato Marescotti – le centraline dovrebbero essere collocate a ridosso delle collinette ecologiche o alla scuola Deledda per avere dati utili. Per le acciaierie di Servola (Friuli), ad esempio, sono state posizionate vicino alla recinzione».

Sono anche altre le criticità denunciate. «La prescrizione Aia n. 58, quella che tenta di porre rimedio al problema delle emissioni diffuse e fuggitive di diossina – ha continuato Marescotti – è slittata a giugno 2014». Di diossina ha parlato anche Matacchiera criticando le modalità del campionamento effettuato  al camino E-312, parziale e spesso con preavviso, che non garantisce un controllo realmente efficace delle emissioni.

Il presidente di Peacelink ha anche mostrato dei grafici inerenti diossine e  pcb (oltre al benzoapirene) rilevati nei deposimetri collocati da Arpa Puglia  in diversi punti della città (Tamburi e Talsano) che evidenziano trend sicuramente non positivi. Da precisare, però, che tali grafici risalgono al periodo 2008-2011. Essendo datati, quindi, servono a contraddire più l’ottimismo “istituzionale” di quel periodo che non l’attuale. Ecco perché sarebbe quanto mai opportuno ottenere da Arpa Puglia dati più recenti.

Dalla conferenza stampa è emerso il sospetto che l’ottimismo propagandato in questi giorni dalle istituzioni sia stato creato ad arte in vista di due appuntamenti cruciali per il territorio ionico: l’udienza della Consulta, in programma il prossimo 9 aprile, sulla legittimità costituzionale della legge “Salva Ilva”, e il referendum consultivo del 14 aprile sulla chiusura parziale o totale dello stabilimento. Marescotti si è espresso per il “Sì” (a favore della chiusura) per entrambi i quesiti. Infine, è stato lanciato un appello a medici, infermieri e personale sanitario affinché domani mattina, alla partenza del corteo,  davanti all’Arsenale, alle ore 10.30, si presentino tutti in camice bianco.

Alessandra Congedo

 

 

 

 

 

 

 

 

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