Si tratta dunque della seconda proroga concessa per questa operazione, visto che nel giugno dello scorso anno il tavolo tecnico stabilì come limite massimo il 28 febbraio, concedendo poi una seconda ed ultima proroga al 31 marzo. La decisione è stata presa in considerazione del fatto che i risultati del monitoraggio straordinario triennale compiuto dalla ASL/TA nelle produzioni di mitili, hanno sempre evidenziato un superamento dei limiti per PCB e diossine a partire dalla metà del mese di maggio. Ma allora perché firmare un’ordinanza (quella dello scorso 23 marzo) in cui si intima come termine ultimo il 31 marzo, scatenando il panico tra i mitilicoltori?
Inoltre, la deduzione portata come motivazione per la nuova proroga, non pare poggiare su solidissime basi scientifiche, se è vero come è vero che nel tavolo del 7 marzo, l’ARPA Puglia apprese che il livello di PCDD/F e PCB riscontrato nei campioni di mitili prelevati nel I seno del mar Piccolo lo scorso dicembre, risultò eccedente i livelli d’azione previsti dalla legge (il limite massimo previsto è di 6,5 picogrammi per grammo di materia grassa).
Per questo motivo fu bocciato l’eventuale trasferimento del novellame nel II seno, perché un’operazione del genere avrebbe aumentato il rischio che anche il prodotto coltivato del II seno superasse nei prossimi mesi i livelli massimi di tollerabilità di inquinanti. Il livello di PCDD/F e PCB riscontrato a dicembre, contrasta decisamente con la tesi secondo cui l’aumento della presenza di inquinanti nei mitili superi le soglie consentite soltanto a partire da metà maggio. Anzi, quei dati evidenziano tutt’altro dato: che il livello di inquinamento in cui versa il I seno del mar Piccolo è molto più drammatico di quanto si voglia far credere.
Ma nella riunione di ieri, è stato deciso anche altro. Si è infatti convenuto sull’opportunità di rimandare la revoca delle DIA sanitarie rilasciate ai mitilicoltori del I Seno del Mar Piccolo per consentire l’allevamento del “novellame anno 2013” che sarà inderogabilmente e definitivamente movimentato in aree idonee entro il 28 febbraio 2014. In pratica, tutto il contrario di quanto deciso sempre nel tavolo tecnico dello scorso 7 marzo e prescritto nell’ordinanza della ASL/TA del 23, nella quale si informavano i mitilicoltori della revoca in autotutela della DIA (Denuncia Inizio Attività) sanitaria rilasciata dallo stesso ufficio della ASL per le attività di molluschicoltura nella Concessione Demaniale rilasciata dal Comune di Taranto nelle aree di mar Grande.
Avvisando gli stessi che la nuova DIA sarebbe rilasciata esclusivamente a seguito della classificazione dell’area in questione. Infine, si comunicava appunto che il 31 marzo sarebbe scaduto il termine ultimo per lo spostamento del novellame e che dal 1 aprile sarebbe stata revocata la DIA sanitaria riferita alla Concessione Demaniale rinnovata dal Comune di Taranto nel I seno del mar Piccolo. Ora, dopo il tavolo di ieri, questa decisione è stata “congelata” sino al febbraio 2014. Ma la data stabilita, non è per nulla casuale. Infatti, nella nota diramata dalla Regione Puglia, si legge che “questa scadenza dovrà tenere conto delle determinazioni assunte dal Commissario Straordinario ad acta per la problematica ambientale di Taranto”. Perché entro febbraio del prossimo anno si presume debbano avere inizio le operazioni di bonifica del mar Piccolo. Dunque lo specchio di mare del I seno dovrà essere per forza “liberato” dagli impianti e degli allevamenti dei mitilicoltori (come riportato su queste colonne la scorsa settimana).
Nella riunione di ieri è stato peraltro stabilito che le operazioni di caratterizzazione delle acque di Mar Grande non avverrà più a spese dei singoli mitilicoltori, ma sarà “garantita istituzionalmente attraverso una caratterizzazione generale dello specchio d’acqua in Mar Grande antistante il lungomare di Taranto” come affermato dall’assessore regionale alle politiche agricole, Fabrizio Nardoni. Il quale ha anche garantito che prossimi giorni “come assessorato provvederemo inoltre ad immettere nuove risorse sul capitolo della pesca e dell’acquacoltura pugliese con la seconda tranche del Bando che metterà a disposizione ulteriori 8.500.000,00 euro”.
Dunque, almeno per il momento, la crisi della mitilicoltura tarantina è stata tamponata. Ma siamo ancora molto lontani da una sua reale soluzione. Anche perché sino al prossimo autunno proseguiranno gli accertamenti dell’ARPA Puglia per individuare tutte le fonti inquinanti ancora attive presenti nel mar Piccolo. E magari, aggiungiamo noi, vedremo finalmente scritti nero su bianco in atti ufficiali, i nomi dei responsabili materiali e morali di tale scempio, che su queste colonne, a differenza di tanti, non abbiamo mai avuto timore nel denunciare: a cominciare dalla Marina Militare.
Ciò detto, ci preme sottolineare una notizia che segna come il cambiamento morale sia ancora possibile in questa città. Ci riferiamo al fatto che i presidenti di cinque cooperative negli ultimi tre mesi si siano autodenunciati per regolarizzare le proprie concessioni demaniali: a loro la Sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Taranto ha infatti sequestrato campi di mitili realizzati abusivamente in mar Piccolo e il loro prodotto. Un esempio che in questa città dovrebbero seguire in tanti, per “ripulirsi” la coscienza dalle proprie responsabilità materiali e morali sull’inquinamento che ha devastato per decenni questo territorio. Ammettendo i propri errori e ripartendo, dando per primi l’esempio.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 05.04.2013)
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