Referendum Ilva, Taranto Futura: andiamo tutti a votare – Il commento
TARANTO – “Uniamo le forze per un referendum che rappresenta un passaggio molto delicato per la città. Esprimere un forte consenso popolare spingerebbe la nostra classe dirigente ad andare a casa. E potremmo dire che questa città è finalmente matura per scegliere uno sviluppo economico alternativo alla grande industria”. Ieri mattina l’avvocato Nicola Russo, del comitato Taranto Futura promoter del referendum consultivo sull’Ilva che si svolgerà il prossimo 14 aprile, ha rivolto il suo appello ai cittadini e a tutte le associazioni ambientaliste presenti sul territorio.
Non è un caso infatti se ieri, a sedere allo stesso tavolo nella conferenza stampa tenuta al centro sportivo “Magna Grecia”, si sono ritrovati lo stesso Russo e il presidente del Fondo Antidiossina Onlus, Fabio Matacchiera. Ma in platea erano presenti anche esponenti di Peacelink, Altamarea, Verdi, Comitato 14 aprile – Sì al Cambiamento e altri volti noti dell’ambientalismo tarantino. La conferenza stampa di ieri mattina è infatti servita anche per sponsorizzare: la manifestazione del 7 aprile promossa contro la legge “salva Ilva”, per continuare a sostenere la magistratura tarantina e promuovere il sit-in che si svolgerà all’esterno di Montecitorio a Roma il 9 aprile in occasione del pronunciamento della Consulta sulla legittimità dei ricorsi presentati dal gip Patrizia Todisco e dal tribunale dell’Appello di Taranto, sulla costituzionalità della legge ‘salva-Ilva’.
Durante la conferenza stampa, Russo ha voluto ricordare il percorso, irto di ostacoli, che il comitato Taranto Futura ha incontrato nella promozione dell’iniziativa referendaria dal lontano 2010: dalla necessità di dare vita ad un apposito regolamento comunale, ai ricorsi presentati dall’azienda, Confindustria, Cgil e Cisl, per finire con il clamoroso ritardo da parte del Comune di Taranto nell’indire un referendum che si sarebbe dovuto svolgere in tempi molto diversi ed antecedenti al sequestro dell’area a caldo dell’Ilva dello scorso luglio (come dimenticare le intercettazioni telefoniche, datate 29 luglio 2010, raccolte dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente Svenduto”, in cui il sindaco Stefàno rassicurava Girolamo Archinà, responsabile delle pubbliche relazioni dell’Ilva, sull’argomento).
Ma il momento più importante della conferenza stampa, è stato sicuramente quando è stato ricordato con un minuto di silenzio Alessandro Rebuzzi, un ragazzo di appena 16 anni sempre presente alle manifestazioni contro l’inquinamento, che purtroppo non è più tra noi a causa di una grave malattia che se l’è portato via. “Se sono qui – ha dichiarato ieri il papà presente al tavolo dei conferenzieri – è per Alessandro che amava la vita e l’ambiente. E’ andato via lasciandomi questo impegno: fare in modo che il suo sogno diventi realtà”. Questo giornale ha sempre difeso il referendum consultivo, seguendone tutte le tappe. Perché da sempre crediamo che la libera espressione del pensiero sia un diritto inalienabile di ogni cittadino. Ecco perché Taranto deve andare a votare. E’ il momento di dimostrare di essere persone serie, cittadini liberi e civili. Bisognerà andare a votare anche per Alessandro e per tutti coloro i quali sono andati via troppo presto. O per tutti coloro i quali sono costretti ogni giorno a lottare contro la malattia in un letto di ospedale. Perché altrimenti, pretendere soltanto dagli altri il rispetto di ogni singolo diritto, da quello alla salute a quello all’ambiente e al lavoro, rischia di diventare un mero esercizio dialettico di pura retorica.
Ambientalisti: era meglio restare in silenzio
C’è da restare basiti di fronte a quello che questa città é in grado di regalare anche sulle questioni più importanti. Un atteggiamento, un modo di fare e di vivere, che purtroppo riguarda ogni classe sociale. Dopo aver taciuto per anni sul referendum promosso dal comitato Taranto Futura (eccezion fatta per “Taranto libera” oggi “Legamjonici” coordinato da Daniela Spera), gli ambientalisti tarantini si ritrovano improvvisamente uniti nell’appoggiare la tornata referendaria. Non difesero Taranto Futura nemmeno di fronte ai ricorsi al Tar di Lecce presentati da Ilva, Confindustria, Cgil e Cisl. Per anni hanno sostenuto, in silenzio, che non era conveniente appoggiare il referendum, né realizzarlo. Il rischio era che il quorum non venisse raggiunto o che vincessero i “no”. Oggi, dopo l’azione della magistratura, lo sostengono difendendone il valore e il diritto per i tarantini di esprimere il loro libero pensiero. In questo modo di fare é racchiuso il fallimento di un movimento che non é mai stato in grado di essere tale, perché figlio di invidie, scontri, gelosie, iprocrisie e clamorosa incoerenza, né di cambiare la realtà. Ed oggi i risultati, mediocri e pressoché nulli, sono sotto gli occhi di tutti.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 28.03.2013)