L’Ilva riparte “a freddo” – Continua il giallo Bondi
TARANTO – Al di là delle tante chiacchiere dei vari uccelli del malaugurio, la bilancia commerciale dell’export 2012 per l’acciaio italiano ha chiuso in positivo. A renderlo noto è Federacciai, secondo cui tra gennaio e dicembre 2012 le esportazioni italiane verso l’Ue sono state di 12,15 milioni di tonnellate, l’1,1% in più rispetto al 2011. In negativo invece l’import sceso a -8,2%, attestatosi poco sopra le 8 milioni di tonnellate. Dunque il saldo commerciale è stato positivo per 4 milioni di tonnellate. Le maggiori flessioni all’import hanno riguardato i lingotti, semilavorati (-38%) e lunghi (-20,7%), mentre nell’export è stato il +5,6% nel mercato dei prodotti piani a sostenere i volumi degli scambi: giusto per la cronaca, nel mercato dei piani l’Ilva copre l’80% del mercato.
Non è un caso infatti, se Federacciai ha registrato già a gennaio un aumento nell’import in questo campo, dove si registra un +83,7% corrispondente a 316.000 tonnellate. Il risultato complessivo parla di 658 mila tonnellate importate, pari ad un +45,5% rispetto al gennaio del 2012. Ciò nonostante risulta ancora in crescita l’export, a +25,1% grazie anche questa volta ai piani (+41,9%, dunque soprattutto grazie all’Ilva visto che Piombino è praticamente ferma) anche se i volumi complessivi delle spedizioni ammontano a 400 mila tonnellate. Infatti Federacciai, dopo il -19,7% di gennaio, nel mese di ha registrato un ulteriore calo del 15% con 2,1 milioni di tonnellate prodotte. Pesa, su questi dati, il rallentamento dell’Ilva: la produzione di piani si è infatti ridotta di quasi un terzo (-28,8%).
Ripartono Treno Lamiere, Tubificio 1 e 2
Ma gli “amici” del siderurgico tarantino possono comunque tirare un piccolo sospiro di sollievo. Nella giornata di giovedì infatti, nell’area a freddo dello stabilimento tarantino, è ripartita una delle due linee di finitura del Treno lamiere, che ha comportato il rientro a lavoro di 250 unità sulle 370 totali. Questo impianto produce lamiere di spessore da 7 a 220mm con grado di snervamento fino a 550MPa.
Il loro utilizzo avviene per l’alimentazione dei tubifici di stabilimento per il 60%, mentre la restante parte rifornisce il mercato navale, strutture di qualità e macchine movimento terra. Non è un caso quindi, se ai primi di aprile i due Tubifici riprenderanno la loro attività: l’1 marcerà con 21 turni settimanali, il 2, invece, con 5 turni. A lavoro rientreranno circa 400 unità. Ma i sindacati non escludono che anche il Treno nastri 1, fermo da tempo e col personale in cassa integrazione dal 2008, possa ripartire a breve.
Dunque l’area a freddo (che ricordiamo ancora una volta non essere mai stata sequestrata), fermata per ritorsione nei confronti della magistratura dopo il sequestro del milione e 700mila tonnellate di prodotti e semilavorati dello scorso 26 novembre, riparte lentamente. Ma se ciò avviene è soltanto per una mera questione di opportunità economica: perché ci sono alcune nuove domande da soddisfare e perché si vuole fatturare il più possibile in attesa di conoscere ciò che accadrà nel prossimo futuro.
Nel contempo, proseguono gli incontri con i sindacati metalmeccanici per ridiscutere di ferie, malattie, turni notturni e festivi dopo aver sottoscritto il contratto di solidarietà quasi due settimane fa al ministero del Welfare a Roma. L’accordo, che prevede 3.749 esuberi, riguarderà una rotazione per 11.050 lavoratori – per legge sono esclusi i dirigenti – con una percentuale media del 34% di riduzione dell’orario di lavoro. I contratti di solidarietà saranno effettivi dalla prima settimana di aprile. Ai lavoratori che il 2 marzo hanno invece concluso la cassa partita lo scorso 1 gennaio, l’azienda ha inviato una lettera nella quale li ha informati del nuovo ammortizzatore sociale che li riguarderà.
Il “giallo” Bondi
Intanto, continua il mistero sull’eventuale nomina di Enrico Bondi ad amministratore delegato dell’Ilva. Lo abbiamo ribadito già nei giorni scorsi: se il manager toscano approderà davvero su queste sponde, lo farà soltanto per traghettare l’Ilva al di fuori della palude in cui è finita. Ma la sua azione sarà per conto e quindi a favore della salvaguardia dei conti della famiglia Riva, non certo per l’attuazione delle prescrizioni AIA o per risollevare le sorti dell’economia tarantina. L’azione di Bondi, a parlare è la sua storia, è fatta di vendite, scorpori, fusioni, cessioni, liquidazioni. E recupero crediti a favore dei gruppi che lo hanno ingaggiato. O ad eventuale ottenimento di nuovi prestiti bancari, nonostante i debiti miliardari già contratti. Chi pensa che Bondi arriverà a Taranto per affiancare il presidente Bruno Ferrante nella lotta contro la magistratura tarantina o per salvare posti di lavoro, dimostra ancora una volta di non aver capito nulla della vicenda Ilva e delle reali intenzioni del gruppo Riva.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 24.03.2013)