Ilva, Rete nazionale per la sicurezza e salute: sfida lanciata
TARANTO – La Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territori ha lanciato la sua sfida. L’ha fatto il 22 marzo all’Ilva. Una sfida innanzitutto nazionale perchè l’Ilva è la più grande fabbrica di questo paese, perno decisivo dell’intera struttura industriale e quindi di interesse per tutta la classe operaia del nostro paese. E all’Ilva gli operai devono vincere; padroni, Stato, governo e loro complici devono perdere. Questo è stato affermato dalla Rete con un presidio di compagni provenienti da Torino, Milano, Bergamo, Marghera, Ravenna, Roma, Napoli, Bari, Palermo.
La Rete con il suo documento finale (approvato al termine di un’assemblea) ha tradotto la sfida lanciata in una piattaforma semplice e lineare che possa essere di sostegno, di unità e riferimento a chi sulla questione Ilva, dalla fabbrica alla città, a livello nazionale si sta impegnando, legando questa piattaforma alle battaglie storiche che la Rete sta facendo sin da quando è nata e che ha portato nelle fabbriche, sul territorio con iniziative, manifestazioni verso tribunali, istituzioni per armare di obiettivi precisi la lotta per la sicurezza sul lavoro, chiave della stessa lotta per la salute in fabbrica e sul territorio.
Ogni realtà della Rete, dalla Sicilia a Bergamo, da Ravenna a Milano, ha raccontato le battaglie in corso sugli stessi temi; sono stati letti i messaggi dei familiari dell’Eureco, di Paderno Dugnano ed è stato raccontato ciò che avviene a Gela, al porto di Ravenna e nelle altre fabbriche siderurgiche. Legambiente di Taranto ha analizzato le ultime fasi della vicenda dell’Aia denunciando con dovizia di particolari che pur essendo essa insufficiente, i padroni dell’Ilva non la stanno applicando. Stanno cercando ancora una volta di fare i furbi e di ingannare operai e cittadini.
Per Taranto Futura ha parlato l’avvocato Nicola Russo, promotore del referendum del 14 aprile, spiegandone il carattere consultivo, il suo non voler porre come obiettivo la chiusura dell’Ilva ma essere uno strumento in mano ad operai e cittadini per fare pressione su proprietà, Stato e Governo per cercare le soluzioni necessarie alla tutela del lavoro e della salute.
Un ex operaio, quadro storico dell’Ilva di Sinistra critica, ha fatto un vibrante intervento, dicendo basta alle false soluzioni, perchè questa battaglia anche con l’utilizzo massimo delle nuove tecnologie si può vincere, ma ci vuole una grande e vera lotta che – nonostante le grosse mobilitazioni che si sono tenute – fatica a realizzarsi.
Ed è stato il rappresentante del Comitato per le vittime del lavoro 12 giugno che ha concluso l’assemblea gridando indignazione e rabbia per gli operai uccisi due volte, in fabbrica e nei tribunali, dalle istituzioni. Rabbia ed indignazione condivise da tutta l’assemblea che ha raccolto il messaggio di impegno militante che deve divenire di massa contro i padroni assassini per difendere realmente salute e lavoro degli operai in fabbrica come delle donne e dei bambini dei quartieri.
Stralci del comunicato stampa della Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio
N.B. Foto di Alessio Pignatelli (Segno Urbano)