Taranto, Arpa: aria meno inquinata

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TARANTO – Nella giornata di ieri ARPA Puglia ha pubblicato sul suo sito ufficiale la relazione tecnica degli “Inquinanti quartiere Tamburi di Taranto” inerenti il 2012. Come già avvenuto in occasione degli Stati generali dell’ente per la protezione ambientale regionale svoltisi a dicembre nella scuola “Deledda” del rione Tamburi, nella seconda parte del 2012 le centraline di via Machiavelli e di via Archimede hanno registrato una generale diminuzione per quanto concerne l’inquinamento da PM10, PM2,5, benzo(a)pirene, IPA totali e benzene.

Per quanto riguarda ad esempio il PM10, come si ricorderà lo scorso agosto denunciammo come dal 1 gennaio al 28 agosto dello scorso anno, la centralina di via Machiavelli registrò ben 36 sforamenti dei valori di PM10 sopra il limite di legge (50 µg/m3). Pessimi anche i dati della centralina di via Archimede, che sino a fine agosto registrò ben 25 sforamenti. Ma un certo punto, accade qualcosa di “incredibile”, come sottolineò la stessa ARPA nello scorso dicembre: “L’impressionante crollo del PM10 nelle due centraline del quartiere Tamburi a partire dal settembre 2012, che, insieme ai valori riscontrati nelle altre centraline della città, consentono di affermare che nel periodo settembre-dicembre 2012, rispetto al PM10, Taranto è stata tra le città meno inquinate d’Italia.

I valori nel periodo sono stati inferiori persino a quelli bassi riscontrati nel 2009, quando ci fu un calo fortissimo della produzione di ILVA”. Taranto tra le città meno inquinate d’Italia: sembrava uno scherzo di cattivo gusto, ed invece era la pura realtà. Leggendo la relazione tecnica di ieri però, l’ARPA sottolinea come gli sforamenti in via Machiavelli siano stati 35 in tutto il 2012 (il 36esimo pare essere stato inserito per un errore materiale), che diventano 32 sottraendo il carico di polverosità dovuta alle avvezioni di sabbia sahariana, secondo le linee guida della Commissione Europea. Stesso sottrazione va fatta per la centralina di via Archimede, che registra il dato finale di 20 sforamenti annuali.

La media annuale di PM10 in via Machiavelli è pari a 32 microgrammi/m3 inferiore, anche se di poco, al valore limite annuale di 40 microgrammi/m3. Da registrare inoltre, un altro dato decisamente significativo: per la prima volta le concentrazioni medie mensili del benzo(a)pirene rilevate dalla centralina di via Machiavelli hanno registrato una media annuale di ng/m3, inferiore quindi al valore obiettivo di 1 ng/m3. Che nel 2008, 2009, 2010 e 2011 era stato invece sempre superato. Anche in questo caso, vale lo stesso discorso fatto per il PM10: da settembre in poi c’è un netto calo rispetto ai sei mesi precedenti. Lo stesso dicasi per gli IPA totali, il benzene e il PM2,5. A fronte di questi dati, la relazione tecnica dell’ARPA si conclude in questo modo: “Le elaborazioni effettuate mostrano, pertanto, un significativo decremento della concentrazione in aria di una serie di inquinanti a partire dal terzo quadrimestre del 2012, con una tendenza che sembra confermarsi nel primo mese del 2013.

Tale decremento non può non mettersi in connessione con le significative variazioni nelle modalità di esercizio degli impianti che, a Taranto – sulla base di tutti gli studi e delle evidenze sperimentali disponibili – risultano essere in modo predominante all’origine delle concentrazioni di tali inquinanti rilevate nel quartiere Tamburi, ovvero quelli ascrivibili all’area a caldo dello stabilimento siderurgico ILVA. Si può desumere quindi che le variazioni di gestione, introdotte in seguito alle attività della magistratura e, anche, per l’attivazione del Piano per il risanamento dell’aria promulgato dalla Regione Puglia, hanno diminuito in modo sostanziale le emissioni degli inquinanti dello stabilimento siderurgico, conducendo ad un diminuito impatto sull’ambiente delle aree immediatamente limitrofe, come precedentemente esposto”. Variazioni nelle modalità di esercizio degli impianti.

L’ennesima dimostrazione di come in tutti questi anni sarebbe bastato un minimo di volontà, rispetto per l’ambiente e la salute dei cittadini, per evitare il dramma ambientale e sanitario che viviamo da decenni e che gli esperti epidemiologi hanno già assicurato continueremo a vivere e a vederne gli effetti per almeno altri 20 anni. Guardando questi dati, inoltre, torna alla mente quanto i periti epidemiologi (Biggeri, Triassi e Forastiere) scrissero nella loro relazione peritale: “Nei 7 anni considerati (2004-2010) per Taranto nel suo complesso, si stimano 83 decessi attribuibili ai superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale media di Pm10. Nei sette anni considerati per i quartieri Borgo e Tamburi si stimano 91 decessi attribuibili ai superamenti Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la concentrazione annuale media di PM10”. E ancora: “si stimano 193 ricoveri per malattie cardiache attribuibili ai superamenti del limite Oms di 20 microgrammi al metro cubo per la media annuale delle concentrazioni di Pm10 e 455 ricoveri per malattie respiratorie”.

Attenzione però: perché i periti hanno preso come riferimento il limite di 20 microgrammi al metro cubo indicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, mentre quello stabilito dalla legislazione italiana è di 40. Per questo motivo, l’Ilva continua ancora oggi a sostenere di aver operato nei confini della legge e di rispettare ambiente e salute. E’ dunque bastato gestire con un minimo di raziocinio l’altezza dei cumuli, per ottenere un risultato “stupefacente”, annullando almeno per qualche tempo la logica del profitto. Perché il motivo per cui sino ad oggi l’Ilva non ha mai predisposto un’operazione del genere, è sin troppo facile intuirlo: per abbassare i cumuli di minerale, bisogna scaricarne di meno; ciò vuol dire, produrre di meno; quindi, ridurre il guadagno.

Hanno preferito ricoprire interi quartieri di polvere lesiva per l’ambiente e la salute dei cittadini, pur di non rinunciare al guadagno economico. Ed hanno potuto agire in questo modo soltanto grazie alla complicità delle istituzioni, dei sindacati e di tutti coloro i quali avrebbero potuto e dovuto impedire un tale scempio. Le nostre non sono opinioni, invettive o illazioni: ma fatti corroborati da dati e studi scientifici. E dimostrano soltanto una cosa: che sarebbe bastato comportarsi da persone oneste e controllare costantemente l’attività del siderurgico, per evitare drammi umani che hanno causato indicibili sofferenze. Un motivo in più per scegliere un futuro senza grande industria. Forse siamo ancora in tempo. Ma bisogna avere il coraggio di farlo. Quel coraggio che oggi sembra purtroppo mancare a tanti. “Sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gioia come del pericolo, e tuttavia l’affrontano” (Tucidide, storico, generale ateniese ed uno dei principali esponenti della letteratura greca, vissuto tra il 460 e il 397 a.C.).

Gianmario Leone (TarantoOggi, 22.03.2013)

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