Referendum Ilva, altri ostacoli
TARANTO – Il Consiglio Comunale riunitosi in seduta ordinaria nella mattinata di ieri, ha approvato con 22 voti a favore ed uno solo contrario (il consigliere Dante Capriulo) alcune modifiche al regolamento comunale che disciplina, all’articolo 52, l’istituto referendario. Due i dati politici più importanti: il primo, la conferma dell’accorpamento delle sezioni elettorali in vista del referendum consultivo del 14 aprile 2013 sulla chiusura parziale o totale dell’Ilva. Saranno 82, invece delle classiche 181, le sezioni istituite compresa quella ospedaliera, e saranno allocate in 19 plessi scolastici ed al Santissima Annunziata.
Il secondo, riguarda gli scrutinatori: quest’ultimi saranno indicati dai consiglieri e dagli assessori e non verranno scelti con il sorteggio (anche questa decisione è stata presa con 22 voti a favore ed uno contrario, sempre di Dante Capriulo, che aveva presentato una mozione, bocciata, sull’argomento). È stato inoltre stabilito che i seggi verranno insediati nel pomeriggio di sabato, non la domenica mattina, perché l’accorpamento delle sedi comporterà l’aumento della mole di lavoro per presidenti e scrutinatori. Inoltre, saranno affissi su tutto il territorio cittadino e caricati sul sito istituzionale del Comune di Taranto (www.comuneditaranto.it), appositi manifesti con l’indicazione delle sedi di votazione.
Nelle scuole non impegnate per le consultazioni referendarie, ma sede di seggi elettorali, saranno affissi appositi manifesti informativi sul luogo di votazione. Dal 5 aprile invece, durante le ore di ufficio, sarà attivo un numero un numero verde (800893900) per informare i cittadini sui luoghi dove si svolgeranno le consultazioni. Sul sito istituzionale del Comune di Taranto é disponibile un’apposita pagina web attraverso la quale, inserendo il proprio numero di tessera elettorale oppure nome e cognome, si potrà conoscere la sede scolastica dove recarsi. Saranno inoltre utilizzati i pannelli luminosi presenti in città, per informare i cittadini di tutti i cambiamenti.
Inutile dire che l’accorpamento delle sezioni, giustificato con la necessità di risparmiare, e il non sorteggio degli scrutatori, sono due decisioni che minano nelle fondamenta la partecipazione democratica dei cittadini ad un evento che ha vissuto infinite vicissitudini. Certamente noi non abbiamo dimenticato cosa è successo dal 2010 in poi. Perché su queste colonne sposammo sin da subito le ragioni del referendum promosso dal comitato cittadino “Taranto Futura”, che in un primo momento (come deciso dal Comune di Taranto dopo aver svolto l’intero iter previsto dalla legge) si sarebbe dovuto svolgere il 27 marzo del 2011, giorno nel quale tutti i cittadini avrebbero dovuto esprimere il loro pensiero su cinque quesiti (oggi ridottisi a due). Il loro pensiero, sì. Perché per legge un referendum consultivo altro non è che il “sentire il parere popolare circa una determinata questione politica (mera richiesta di parere non vincolante)”.
Eppure l’Ilva, con l’appoggio di Confindustria e la scandalosa alleanza di Cgil e Cisl, ricorse al TAR di Lecce che sospese lo svolgimento del referendum. A mettere la parola fine, nell’ottobre del 2011, fu il Consiglio di Stato che stabilì che la consultazione popolare andava svolta. Per chi avesse la memoria corta, ricordiamo cosa sostenevano all’epoca della loro opposizione Ilva, Confindustria, Cgil e Cisl: “Il referendum non deve avere luogo perché la materia del contendere, la chiusura cioè parziale o totale dello stabilimento siderurgico, è materia che non può essere oggetto di consultazione referendaria dei cittadini in quanto non di competenza del Comune, perché tocca temi d’interesse generale come la libertà d’impresa e il diritto al lavoro”. Una vergogna inaudita.
L’arrogarsi il ruolo di “super partes”, quando invece la storia sta dimostrando tutto il contrario. Un atto intollerabile, già all’epoca, quello di voler privare i cittadini di Taranto, in primis gli operai dell’Ilva, di esprimere il loro libero pensiero sul futuro che desidererebbero per la loro città. Oggi, quegli stessi soggetti, hanno cambiato radicalmente atteggiamento (non opinione). E soprattutto fingono di essere dalla parte dei cittadini e degli operai. Ma sono gli stessi che negli anni belli ringhiavano contro chiunque si permetteva il lusso di mettere in dubbio un futuro industriale per Taranto, partendo proprio dalla presenza del siderurgico e delle sue emissioni inquinanti.
Noi non abbiamo dimenticato quell’arroganza e quella supponenza. Molti altri, purtroppo, sì. Così come non possiamo non sottolineare l’atteggiamento a dir poco ostativo mostrato dal sindaco Stefàno. Che non fosse altro per le sue origini politiche, avrebbe dovuto battersi e spendersi affinché i “suoi” cittadini si esprimessero liberamente su un argomento così delicato. Invece anche lui ci ha messo del suo rinviando per mesi e mesi la data della consultazione popolare. Che oggi, questo è un dato politico innegabile, ha perso gran parte della sua forza propulsiva. E propositiva. Due quesiti, al posto dei cinque inizialmente previsti, che in pratica si auto escludono.
Ma nonostante i tanti bastoni tra le ruote (ultimi nell’ordine le modifiche approvate ieri da un Consiglio Comunale che definire pittoresco nei suoi rappresentanti è davvero un complimento), il referendum si farà. Ai tarantini il compito di dimostrare serietà nell’andare a votare esprimendo ciò che sentono nel profondo della loro coscienza. Liberi da minacce di ogni genere. E’ una semplice espressione di pensiero. Non è vincolante, né abrogherà alcunché. Dal giorno dopo, l’Ilva andrà avanti (sino a quando non è dato sapere). Ma quanto meno, si spera, tutti avremo una visione più chiara della città che ogni tarantino sogna per il proprio futuro. E quello degli altri. Specie per chi meriterebbe l’esilio a vita. Semplicemente perché, nonostante tutto, respiriamo tutti la stessa aria. E siamo, quasi tutti, figli di questa bellissima terra. “Libero pensatore. Basterebbe dire pensatore” (Jules Renard (Châlons-du-Maine, 22 febbraio 1864 – Parigi, 22 maggio 1910).
Gianmario Leone (TarantoOggi, 21 marzo 2013)