Perché tanta fretta? Primo perché per il prossimo 10 aprile, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha convocato la conferenza dei servizi conclusiva che dovrà rilasciare l’ok definitivo al progetto, dopo aver ascoltato il parere di tutti gli enti coinvolti. Secondo perché lo scorso 20 febbraio si è svolta a Roma, presso la direzione generale per i porti dello stesso ministero, l’ultima conferenza dei servizi: invitati alla riunione il MISE (ministero dello Sviluppo Economico), il ministero dell’Ambiente, Comune di Taranto, ASL Taranto, la Terna Spa e la Beleolico Srl (di cui diremo in seguito).
Ma intorno al tavolo si sono ritrovati soltanto in quattro: ovvero i rispettivi ingegneri rappresentanti del MISE, del ministero dei Trasporti e delle due società su citate. Assenti il ministero dell’Ambiente, l’ASL Taranto e il Comune: quest’ultimo ha però inviato una nota in cui comunica di aver avviato le procedure per ottenere la deliberazione dell’organo deputato ad esprimere la posizione dell’ente entro il prossimo 10 aprile: ovvero il Consiglio Comunale, che dovrà decidere dopo aver ascoltato il parere della Commissione Ambiente (che pare orientata verso un no secco) e della Direzione Attività Produttive del Comune – SUAP che ha inviato al Sindaco una breve relazione del progetto lo scorso 26 febbraio. Il 13 dicembre scorso invece, presso gli uffici della Capitaneria di Porto di Taranto, si è svolta la conferenza dei servizi conclusiva al fine di rilasciare la concessione demaniale marittima per la realizzazione del progetto, iter conclusosi lo scorso 10 gennaio.
Un’idea nata nel 2008
Come al solito, dunque, ci muoviamo sempre all’ultimo momento, visto che le riunioni precedenti si erano svolte il 28 luglio 2009 e il 21 gennaio del 2010. E’ infatti quanto mai opportuno riannodare come sempre i fili del passato per capire di cosa stiamo parlando. Il 24 luglio del 2012 il ministero dell’Ambiente pubblica sul suo sito ufficiale il decreto con i pareri delle commissioni VIA e VAS, che danno il loro ok definitivo al progetto. Che nasce l’8 luglio del 2008, quando la Societ Energy presenza istanza per il rilascio della concessione demaniale: l’8 febbraio 2013 viene presentata l’istanza per il rilascio dell’autorizzazione unica. Il progetto vero e proprio sarà invece presentato nel 2009 dalla stessa Societ Energy S.p.A., con sede a San Giorgio Ionico, sostenuta dalla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Taranto e dalla Vestas Italia, l’azienda leader nel settore dell’eolico presente qui con ben tre stabilimenti, che ovviamente realizzerà le pale. Oggi però, leggendo i documenti, scopriamo la prima strana novità: la Societ Energy S.p.A. ha ceduto alla Beleolico s.r.l. (altra azienda tarantina) un ramo d’azienda avente ad oggetto proprio la realizzazione del parco eolico.
I dettagli del progetto
La realizzazione del parco avverrà nella rada esterna del porto di Taranto e sarà costituito da 10 aerogeneratori, ognuno di tre megawatt di potenza, capace di generare trenta megawatt di energia. Saranno disposti in due zone distinte: sei turbine esterne alla diga foranea e quattro esterne al molo polisettoriale (le zone prospicienti al Terminal Container e al V sporgente). Le torri, alte circa 110 metri, convoglieranno l’energia prodotta direttamente alla rete nazionale attraverso un cavo sottomarino lungo due chilometri. I 30 megawatt di energia saranno sufficienti a rendere il porto di Taranto autonomo e indipendente dal punto di vista del fabbisogno energetico. L’opera, chiamata tecnicamente “near shore”, occuperà una porzione d’area che non ricade nel sito di interesse nazionale né interessa direttamente aree Sic (interesse comunitario) o ZPS (zone protezione speciale). Il parco nascerà in uno specchio d’acqua distante 100 metri dalla costa e 7 chilometri dalla città di Taranto. L’investimento complessivo dell’opera è stato stimato in 63 milioni di euro.
La Regione Puglia si metterà di traverso?
L’unico ente che inizialmente aveva provato ad opporsi alla realizzazione del parco eolico in Mar Grande, è stata la Regione Puglia, che nel novembre del 2011 aveva ottenuto il parere negativo della Soprintendenza che nel merito del progetto parlava di “significativa alterazione del paesaggio” per il “ruolo centrale del mare legato anche alle origini mitologiche della città, che vedono in questa costa sbarcare Taras a cavallo di un delfino”. Motivazioni che per la commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS, “non possono essere considerate ostative all’espressione della compatibilità ambientale del progetto”. La Regione però, attraverso ARPA Puglia, può ancora dire la sua: visto che è l’ente regionale che dovrà concedere l’autorizzazione alla movimentazione dei fondali marini per la posa dei cavi elettrici di collegamento a terra. All’epoca, la commissione del ministero dell’Ambiente, forte delle scellerate scelte industriali del passato, respinse facilmente l’opposizione delle Regione Puglia, affermando come il parco non altererà alcun paesaggio dalle origini mitologiche, visto che lo sfondo “è costituito dalle grandi infrastrutture per la movimentazione dei container e quindi già fortemente alterato nella sua naturalità”. Aggiungendo inoltre che “non si ritiene che il progetto costituisca un elemento detrattore e nocivo delle qualità paesaggistiche, anzi si può, al contrario, riconoscere a questo progetto il merito di aver identificato correttamente il numero massimo di aerogeneratori compatibili con il sito e la loro collocazione coerente con lo stato di fatto”.
E la Provincia che farà?
Alla conferenza dei servizi del prossimo 10 aprile, è stata invitata anche la Provincia di Taranto per la duplice competenza in merito all’autorizzazione alla posa dei cavi interrati e di movimentazione ed escavazione di materiale del fondale marino. Verranno inoltre informate e invitate a partecipare in qualità di gestori pubblici servizi la R.E.L. S.p.A. ANAS S.p.a. per l’interferenza del cavidotto con le proprie reti di competenza. Come detto, ai lavori partecipa anche la Terna S.p.A. operatore di reti per la trasmissione dell’energia elettrica, che attraverso la controllata Terna Rete Italia, gestisce in sicurezza la Rete di Trasmissione Nazionale con oltre 63.500 km di linee in alta tensione. A quanto risulta, l’azienda Beleolico (che al momento è titolare di un preventivo di connessione) si è impegnata nella conferenza dei servizi dello scorso 20 febbraio, a predisporre il progetto definitivo per le opere di rete di connessione agli impianti della Terna.
“Avvertenza” per i delfini
Il progetto approvato dal Ministero dell’Ambiente, possiede una serie di prescrizioni, che dovranno essere rigorosamente rispettate sotto la supervisione dell’ARPA Puglia. Quella che lo scorso agosto più ci fece riflettere era la seguente: per evitare di disorientare eventuali mammiferi marini presenti nella zona, durante le fasi di battitura del palo e di lavorazioni rumorose in genere, preliminarmente ad ogni giornata di lavoro, si dovrà “accertare visivamente la presenza di animali acquatici (cetacei in particolare) nell’intorno di 1 miglio dall’area delle lavorazioni; verificare la presenza in acqua di cetacei tramite il posizionamento di gruppi di idrofoni posti sui 4 punti cardinali equidistanti a 1, 5 e 10 km dall’area di cantiere; qualora non vengano né segnalati visivamente né registrati segnali di presenza di cetacei nell’arco di 30 minuti, si dovrà comunque procedere con la tecnica del soft start, ovvero raggiungere con una adeguata tempistica la potenza massima dì svolgimento dell’operazione rumorosa”.
E pensare che proprio nel luglio scorso, l’associazione Jonian Dolphin Conservation, composta da giovani tarantini professionisti del mare, andò a Roma per presentare un documentario straordinario sui delfini che abitano il Mar Grande, poi riproposto durante l’estate anche a Taranto. Che lasciò a bocca aperta e affascinò decine di bambini e di turisti. Del resto il “dolphin watching” (la visione di cetacei, delfini e balene nel loro habitat naturale) è da anni oramai motivo di interesse turistico. In America i tour per avvistare questi esemplari sono diventati una vera e propria industria: perché non fare altrettanto a Taranto con i delfini, si sono chiesti gli operatori dell’associazione tarantina.
Se questo è il futuro sostenibile
Ennesima dimostrazione pratica di come questa nostra città millenaria abbia ancora oggi, nonostante oltre 100 anni di inquinamento ambientale, le risorse per sviluppare alternative economiche naturali. Ma, a quanto pare, ancora una volta rischiamo di perdere parte del nostro territorio, del nostro mare. Per fortuna, i delfini posseggono di loro un’intelligenza innata fuori dal comune. Ci metteranno poco a capire che qui non sono più graditi. Con buona pace di chi considera Taranto una città a vocazione industriale di qui all’eternità. E che un giorno sì e l’altro pure sbeffeggia con toni sprezzanti un’economia alternativa basata sul sole, il mare, la cultura e tutto ciò che di meglio questa terra può offrire.
Del resto, già nel 2009, il progetto veniva così presentato: “le attività collegate all’introduzione massiccia di uno sviluppo sostenibile costituiscono attualmente l’unico motore di spinta economica su cui basare un’economia della crescita eticamente accettabile. Aspetto che coinvolge le attività industriali legate alla produzione dell’energia dal vento e che coinvolgono quasi tutti i settori dell’economia. La realizzazione proprio a Taranto del parco eolico nearshore, nella rada di Mar Grande, ha anche il significato di un nuovo modello di sviluppo locale fatto di eco sostenibilità, tecnologie avanzate, produzioni pulite. Una scommessa attraverso la quale Taranto può candidarsi ad un ruolo rilevante nel Mediterraneo sia per la presenza della Vestas che per la presenza del Politecnico”.
Come a dire che una città di mare dai tramonti mozzafiato lo eravamo una volta, non certo oggi. E così un domani non troppo lontano rischiamo di “ammirare” dal lungomare non solo le gru del porto e quelle ancora più lontane della TCT. Ma condivideremo la vista delle montagne dell’Appennino lucano-calabrese con delle enormi pale eoliche, che ogni giorno serviranno da monito per ricordarci che quello è il futuro e indietro non si può più tornare. “Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse sarà in grado di porne uno” (Albert Einstein, premio Nobel per la fisica nel 1921, Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955).
G. Leone (TarantoOggi, 20.03.2013)
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