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Tempa Rossa, Sol Levante – Total Italia cede il 25% del progetto alla giapponese Mitsui

TARANTO – Nella giornata di ieri la Total E&P Italia S.p.A., attraverso un comunicato ufficiale, ha annunciato la finalizzazione dell’accordo di vendita alla “Mitsui E&P Italia S.r.l.” della filiale “Total E&P Energia Italia S.r.l.” che deteneva il 25% della titolarità del progetto “Tempa Rossa”. Total E&P Italia S.p.A. manterrà comunque il 50% della quota della concessione Gorgoglione (prima di questa cessione deteneva i 75%), restandone l’operatore (l’altro 25% è detenuto dalla Shell Italia E&P S.p.A. controllata della multinazionale “Royal Dutch Shell”).

Il trasferimento della titolarità avrà effetto a seguito dell’approvazione della transazione da parte delle autorità italiane. “Siamo molto soddisfatti di questa transazione che rafforza la collaborazione fra Total e Mitsui”, ha dichiarato ieri Olivier de Langavant (Senior Vice President, Strategy, Business Development and R&D in Exploration & Production). Sostenendo come questo passaggio sia “un altro passo verso il raggiungimento degli obiettivi in merito alla cessione degli utili, annunciata da Total per il periodo compreso fra il 2012 e il 2014”. Dunque, sul progetto che nel 2011 è stato definito dalla banca d’affari Goldman Sachs tra i 128 più importanti al mondo in fase di attuazione “capaci di cambiare gli scenari mondiali dell’energia estrattiva”, si è fiondato anche il Giappone.

Del resto, il giacimento Tempa Rossa non può che far gola a chi opera nel settore petrolifero: esso è infatti considerato tra gli on-shore (termine usato in finanza per indicare la giurisdizione in cui ha sede una società e in cui si paga un tasso d’imposta, l’esatto contrario di off-shore, i famosi paradisi fiscali) meno sfruttati d’Europa, dal quale si stima possano essere estratti dai 6 ai 10 miliardi di barili di petrolio, che si trova sotto lo strato di conservazione più spesso del mondo: ben 2000 metri. La multinazionale giapponese Mitsui (che opera nei campi più disparati: dal petrolio all’automotive, dalla chimica all’acciaio fino ai farmaci e al cibo) arriva in Basilicata con le idee molto chiare: avviare un intensivo sfruttamento delle risorse naturali di petrolio greggio e gas naturale, investendo ben 1,6 miliardi di euro (comprensivi dei costi non recuperabili).

La MEPIT, la controllata italiana della giapponese Mitsui, ha infatti stimato le sue estrazioni future annue in 110 milioni di barili di petrolio (13mila al giorno). Una bella fetta, dunque. Infatti, quando il giacimento petrolifero “Tempa Rossa” situato nell’alta valle del Sauro situato nel cuore della Basilicata sarà in grado di lavorare a pieno regime, avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio (aumentando la produzione di petrolio del Paese Italia di circa il 40%), 250.000 m³ di gas naturale, 267 tonnellate di GPL e 60 tonnellate di zolfo. L’avvio della produzione é previsto per l’inizio del 2016.

Ma la domanda che nasce spontanea è: perché mai la Total ha deciso di vendere il 25% di un progetto così importante e redditizio? Non è infatti passato nemmeno un anno, era il 26 luglio scorso, da quando Total E&P Italia S.p.A. e Shell Italia E&P S.p.A., contitolari della concessione Gorgoglione, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni a livello regionale e nazionale, ufficializzarono in una nota congiunta di aver “preso la decisione finale d’investimento per il progetto Tempa Rossa, di cui Total E&P Italia S.p.A. é operatore”. Quel giorno Total e Shell dichiararono che lo sviluppo del Progetto Tempa Rossa avrebbe rappresentato un investimento di 1,6 miliardi di euro. Il valore stimato dell’intera opera, secondo il progetto definitivo approvato il 23 marzo 2012 dal CIPE (per il quale Tempa Rossa “contribuirà a sviluppare la produzione di petrolio in Italia e ridurre la dipendenza energetica dall’estero”), è di 1 miliardo e 300 milioni di euro.

La scelta della Total Italia risulta ancora più strana se consideriamo che il 5 aprile 2012, la controllata italiana della multinazionale francese sottoscrisse con la Tecnimont S.p.A. e Tecnimont KT S.p.A., società controllate dalla Maire Tecnimont S.p.A. (società italiana quotata in borsa dal 2007, con la quale la Total ha già in essere altri affari, come ad esempio ad Al Jubail, in Arabia Saudita) una lettera d’intenti per la stipula del contratto dei lavori: valore complessivo, circa 500 milioni di euro. Il contratto comprendeva le unità di processo e utilities del centro petrolifero, in cui verranno trattati e stabilizzati 50.000 barili al giorno (BOPD) di petrolio greggio, nonché il trattamento acqua e gas associato, il centro di stoccaggio GPL, gli impianti di superficie sulle teste pozzo, gli allacciamenti delle flowlines e pipelines con la rete Snam Rete Gas e con l’oleodotto di Viggiano collegato alla Raffineria di Taranto. Poco dopo, il 14 maggio, prendeva il via l’attività di ingegneria di “Engineering, Procurement, Supply, Construction and Commissioning” del trattamento “Oil & Gas Tempa Rossa”.

Inoltre, come riportammo su queste colonne lo scorso 6 febbraio, la società svizzera ABB, gruppo leader nelle tecnologie per l’energia e l’automazione, si è aggiudicata un ordine del valore di 40 milioni di dollari per estendere il terminale di esportazione della raffineria ENI di Taranto. L’ABB ha infatti vinto il bando di gara “Progetto Tempa Rossa Impianti Off-Shore” (pubblicato sul supplemento della Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea del 04.02.2011).

Il progetto, “Progettazione e realizzazione delle opere marine previste per l’ampliamento del terminale petrolifero sito nel Mar Grande di Taranto”, riguarda tutti i lavori necessari per adeguare la raffineria di Taranto (in particolar modo i pontili per “accogliere” dalle 45 alle 140 petroliere l’anno in più per cui l’Eni nello Studio d’Impatto Ambientale si è ben guardata dall’inserire l’analisi di rischio di incidente rilevante e due enormi serbatoi per stoccare i 180mila metri cubi di greggio che arriveranno dalla Basilicata attraverso l’oleodotto Viggiano-Taranto che produrranno il 12% in più di emissioni diffuse) per essere funzionale con il progetto Tempa Rossa per cui l’Eni ha investito 300 milioni di euro.

Ciò detto, l’entrata dei giapponesi nel progetto, non è un fatto positivo. Per tanti motivi. Il principale, è che testimonia la validità di un progetto che si farà. E penalizzerà Taranto ancora una volta, per un drammatico effetto domino. Per i ringraziamenti rivolgersi a ministero dell’Ambiente, Comune e Provincia di Taranto e Regione Puglia (per gli insaziabili anche Cgil, Cisl, Uil e Confindustria).

Gianmario Leone (TarantoOggi, 19.03.2013)

 

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