Chiaro il riferimento a quanto affermato dal ministero dell’Ambiente in una nota del 14 marzo: «Sulla base di quanto previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata il 26 ottobre 2012 e delle successive integrazioni in applicazione delle norme in vigore, al momento non risultano inadempienze da parte dell’azienda». Eppure, basta andare a spulciare nella tabella pubblicata nel sito del Garante, oppure leggere le comunicazioni di Ispra e Arpa Puglia, per rendersi conto di quante prescrizioni siano interessate da proroghe e ritardi. La Spera cita la numero 16 che prevede interventi da effettuare su Afo1, Afo2, Afo3 e Afo4, batterie 3-4-5-6 e 9-10 e agglomerato: «La normativa Aia prevede un’attuazione immediata, con scadenza il 27 ottobre 2012. L’azienda ha presentato una nuova istanza di rinvio per le batterie 5-6 al 6-12-2012, ma l’attività risulta ancora in corso».
E questo è solo uno degli esempi citati. Di attività ancora in corso ne risultano anche altre come nel caso della prescrizione numero 28 che prevede “un aggiornamento della valutazione delle emissioni diffuse suddivisa per le diverse aree del ciclo di produzione: cokeria, agglomerato, altoforno, acciaieria, parchi, trasporto con nastri, trasporto con mezzi, movimentazione stradale a completamento di ciascuna fase di adeguamento degli impianti”. Per quanto riguarda la prescrizione numero 11, relativa alla “realizzazione di una nuova rete idranti per la bagnatura dei cumuli”, l’Ilva dice che “l’attività di progettazione è stata completata”, ma la realizzazione prevista entro il 27 ottobre 2012, non è di fatto avvenuta.
Questi i numeri indicati dal comitato: “Ad oggi l’Ilva risulta già inadempiente per le prescrizioni N° 11, 12, 16, 28, 36, 84, mentre le richieste di proroga riguardano le prescrizioni N° 6, 40, 58, 65, 67″. Prendendo atto di questo antipatico andazzo, Legamjonici chiede, senza mezzi termini, la revoca dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Nel farlo cita l’articolo 29-decies della normativa Aia, che al comma 9 prevede: “in caso di inosservanza delle prescrizioni e di reiterate violazioni che determinano situazioni di pericolo e di danno per l’ambiente, sussistono le condizioni per revocare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività produttiva”.
Interessante è anche il contenuto del comma 10: “Qualora, però, l’inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie crei situazioni di pericolo o di danno per la salute, l’autorità competente (minambiente) deve darne comunicazione al sindaco ai fini dell’assunzione delle eventuali misure ai sensi dell’art. 217 del r.d. n. 1265 del 1934 (10° comma, art. 29-decies cit.)”. Secondo la Spera “ l’attività di questa azienda non è e non potrà mai essere compatibile con la salute e l’ambiente”. Ed ha aggiunto: «Siamo pronti a presentare un esposto alla Procura per omissione di atti d’ufficio a tutela della salute pubblica e a ricorrere alla Corte di Giustizia dei diritti umani, in base al Trattato di Strasburgo».
Una lettera, ancora in attesa di riscontro, è stata inviata la scorsa settimana al garante Aia Vitaliano Esposito, mentre ai parlamentari che hanno votato la legge “salva Ilva” viene chiesto se la ritengono ancora uno strumento valido per risolvere le problematiche ambientali e sanitarie tarantine. «Con tutti questi ritardi e queste omissioni da parte dell’azienda – ha domandato la Spera – non si sentono ingannati?». Da loro, insomma, non ci si aspetta un silenzio “compiacente e ingiustificabile”, ma una “dura reazione di protesta”, con conseguente richiesta di revoca dell’Aia. Ed è questa la via indicata da Legamjonici, insieme all’altra richiesta da tempo avanzata: “l’immediata chiusura degli impianti dannosi ai fini della tutela della salute pubblica”.
Alessandra Congedo per InchiostroVerde
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