Come promesso in audizione alla Commissione Ambiente dell’ARS il 12 febbraio dai rappresentanti dell’assessorato all’Ambiente, la Regione Sicilia deve presentare le sue osservazioni al processo di Valutazione dell’impatto ambientale delle trivelle, ancora in corso, e alla Conferenza delle Regioni deve fare rete con le altre Regioni perscongiurare questo pericolo. “La Regione Sicilia ha l’opportunità di diventare leader di questa battaglia e fare fronte comune con le altre regioni contro questi nuovi attacchi. È ora di scegliere una governance del mare che tuteli le risorse e favorisca l’economia locale e non gli interessi delle compagnie petrolifere” afferma Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare, di Greenpeace Italia.
Gli ultimi fuochi del “governo tecnico” hanno infatti dato il via a progetti pericolosi di trivellazioni al largo delle nostre coste: dall’autorizzazione della piattaforma Ombrina Mare in Abruzzo all’esclusione di VIA ottenuta da ENI per i progetti nel Golfo di Taranto, a queste nuove richieste nel Canale di Sicilia. “Grazie al via libera del governo nazionale per le richieste avanzate prima del 2010, le compagnie petrolifere si stanno affrettando a chiedere al Ministero dell’Ambiente permessi per cercare petrolio pericolosamente vicine alla costa e alle aree protette. Chiediamo alla Regione Sicilia di mantenere le promesse fatte, e non lasciare nuovamente sole le associazioni locali in questa battaglia”.
Il caso della Northern Petroleum è esemplare. Lo scorso 27 febbraio 2013, è giunta al Comune di Sciacca l’integrazione allo Studio di Impatto Ambientale presentato dalla compagnia petrolifera il 30-11-2011 per i permessi d29 G.R. NP e d30 G.R. NP, per ampliare l’area delle ricerche petrolifere. L’integrazione riguarda non solo l’estensione dell’area d-29 G.R. NP ma la richiesta di riattivare il parere positivo alla VIA per l’area limitrofa d347 C.R.NP, dove si potrebbero iniziare le ricerche petrolifere immediatamente senza aspettare nuova procedura di VIA.
Entrambe le concessioni erano state bloccate dal Decreto Prestigiacomo (D.Lgs 128/2010) , che ampliando l’area di rispetto per le perforazioni petrolifere a 12 miglia dalle aree protette, obbligava alla riperimetrazione dell’area d29 e bloccava ogni autorizzazione per l’area d347, completamente interferente con la nuova normativa. Le attività di prospezione petrolifera sono purtroppo state nuovamente “sbloccate” dal Decreto sviluppo della scorsa estate (D.L. 83/2012) successivamente convertito in Legge (L. 134 del 07/08/2012), che reintegra le domande presentate precedentemente al decreto 128/2010. In questo momento l’autorizzazione a tali progetti è nelle mani del Ministero dell’Ambiente che sta eseguendo la Valutazione di Impatto Ambientale.
Comunicato stampa di Greenpeace
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