Ilva, Nicastro: “Rischiano di pagare cittadini e operai”
Pubblichiamo una nota stampa dell’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro.
Addirittura ipotizzare una possibile richiesta di risarcimento danni per una presunta lesione del diritto di impresa. Questo è l’ultimo segnale che arriva dall’Ilva, segnale tutt’altro che rassicurante in questo momento delicato. A voler sintetizzare il punto di vista dell’azienda sembra ne più ne meno quello di sempre: ridurre al massimo l’assunzione di responsabilità, scaricandola su altri, e riversare le conseguenze di tutto sui cittadini di Taranto, siano essi lavoratori o semplici “respiratori” dell’aria.
Ho la sensazione, abbastanza netta, che all’orizzonte ci siano i presupporti per ripetere esperienze imprenditoriali del nostro territorio che, dopo un periodo di grande espansione, hanno subito i contraccolpi di un contesto internazionale sempre in divenire scaricando sulla comunità i costi di una lenta dismissione mascherata da “salvataggio dei posti di lavoro”. Ammortizzatori sociali uno sull’altro, appositi decreti e le unità lavorativa del comparto passano da più di 14mila a meni di 4 nel giro di 10 anni. Non vorremmo che quello che è accaduto per il mobile imbottito possa ripetersi anche per l’Ilva di Taranto. E in questo senso l’atteggiamento di Ilva non è rassicurante. Soprattutto se si considera che la richiesta cassa integrazione per i 6500 lavoratori rischia di costare nell’arco dei due anni centinaia di milioni di euro cui si aggiungono i costi di quella in deroga per i mesi di gennaio e febbraio di quest’anno. A questo punto, fermo restando il principio di tutela dei diritti dei lavoratori, vorrei che chi è deputato a farlo eserciti un ferreo controllo sul percorso che si intende seguire perché a fronte di un ulteriore sforzo economico, neanche tanto piccolo, per gli ammortizzatori sociali non vi sia l’amara sorpresa di una tendenza a spostare la palla sempre più in avanti.
Ho ripetuto più volte e lo dico una volta di più: sopra ogni altra cosa l’Ilva ha la necessità di recuperare col territorio di Taranto la sua credibilità, di ricostruire una reputazione. Passato, ormai da un pezzo, il tempo del rapporto padronale con i lavoratori e, soprattutto, tirata fin troppo la corda con un predatorio atteggiamento rispetto alle risorse del territorio, è venuto il momento di assumersi con serietà la responsabilità di invertire la tendenza. Ma i segnali vanno in una direzione che appare sempre di più ostinata e contraria.