Il piano di ristrutturazione aziendale inviato dall’Ilva ai sindacati prevede la richiesta di cassa integrazione guadagni straordinaria per 24 mesi fino ad un massimo di 6.417 operai. La cassa integrazione dovrebbe iniziare il 3 marzo. Nella prima fase riguarderà 4.444 addetti ma nel secondo semestre 2014, con la chiusura dell’altoforno 5 (il più grande d’Europa) arriverebbe a 6.417. Con i lavori di adeguamento degli impianti e la chiusura temporanea degli altiforni a rotazione, l’Ilva di Taranto produrrebbe circa un terzo, passando dal regime di 30 mila tonnellate di acciaio al giorno (attualmente è circa 18 mila), a dieci mila. “Se da un lato è una buona notizia – commenta il segretario nazionale della Uilm Rocco Palombella – perché ci conferma l’intenzione dell’azienda di restare a Taranto ed investire sul futuro della fabbrica, dall’altro sono numeri da brivido che ovviamente puntiamo a ridurre in sede di trattativa. Di positivo c’è che non sono previsti esuberi, almeno secondo quanto dichiara l’azienda ma saranno due anni di lacrime e sangue. Chiederemo al governo di individuare tutti gli strumenti per evitare di far gravare solo su una parte dei lavoratori il peso di questi 24 durissimi mesi, ad esempio con contratti di solidarietà, cassa integrazione a rotazione e la riduzione del numero di cassa integrati”.