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Aia Ilva, la posizione del comitato Donne per Taranto

Il Comitato Donne per Taranto, rappresentato da Balestra Rosella e Fersini Simona, ha incontrato oggi il garante del Governo per il monitoraggio delle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’ILVA. Pur non riconoscendo la sua figura in quanto prevista da un Decreto che riteniamo anti-costituzionale e “garante” di un AIA che noi abbiamo sempre contestato e rigettato e per la quale chiediamo ancora a gran voce l’immediata Revoca, il nostro incontro era finalizzato a fargli conoscere apertamente  le nostre posizioni di totale sfiducia nei confronti del Governo e delle scelte compiute fino ad oggi e il non accoglimento di una Bonifica che esuli dalla “chiusura” della Fonte inquinante.
Abbiamo evidenziato più volte la nostra  vigile attenzione  rispetto al suo operato considerandolo, fin da ora, responsabile non solo di altre Vite Umane distrutte ma anche dello spreco di soldi pubblici. Portatrici di istanze di tanti cittadini abbiamo chiesto che tali incontri vengano svolti, da questo momento in poi, coinvolgendo tutta la cittadinanza, attraverso assemblee pubbliche, e non solo con i rappresentanti delle associazioni.
E’  stata infine consegnata oltre al documento del Comitato, una lettera elaborata e firmata da 54 cittadini con la proposta di creare a Taranto un “centro di ricerche e di eccellenza Nazionale  per le Bonifiche”. Riteniamo che questo incontro sia stato proficuo anzitutto per aver fatto comprendere al Garante che questa è una città “viva” che non ha più alcuna intenzione di sottostare ai ricatti e ai soprusi, una Città che gli starà con il fiato sul collo e che non permetterà più a nessuno di giocare con i suoi Diritti.

Nota stampa del comitato Donne per Taranto. Di seguito i punti indicati al Garante.

Ø    Chiediamo anzitutto che il Garante informi dettagliatamente e direttamente la cittadinanza di Taranto, e non solo i rappresentanti delle associazioni e dei comitati, con assemblee pubbliche trimestrali. Questo Comitato lo riterrà responsabile in sede penale e civile di qualsiasi omissione e/o inadempienza che viola le norme di diritto ambientale e di danno alla salute.

Ø   Rigettiamo con forza il piano-bonifica lanciato dal Ministro Clini che prevede l’evacuazione del Quartiere Tamburi arrecando un ulteriore danno ai cittadini vittime di un sistema che per anni li ha scippati  dei Diritti inalienabili sanciti dalla stessa Costituzione; pretendiamo, piuttosto, misure che vadano nella direzione di un reale cambiamento e miglioramento della qualità della vita dello stesso Quartiere e azioni forti sia contro chi continua ad inquinare impunemente sia contro chi ha omesso i controlli necessari a salvaguardare la salute di un’intera comunità.

Ø  Chiediamo che il dott. Esposito si attivi per il fermo immediato della “fonte inquinante” al fine di evitare un inutile spreco di risorse pubbliche, di tempo e ciò che è peggio di Vite Umane; siamo ben consapevoli che nessuna bonifica potrà mai essere efficace prescindendo dalla chiusura del “rubinetto” che continua a versare veleni. A tale riguardo riterremo il Garante responsabile in sede penale di ogni inefficienza, di ogni spreco di soldi pubblici e di ogni misura atta a non tutelare la nostra incolumità, la nostra economia, la nostra Terra e il nostro Mare.

Ø  Riteniamo che affermare che il SIN di Taranto resterebbe senza bonifica nel momento in cui gli impianti super-inquinanti dell’Ilva chiudessero, come da noi sempre richiesto, perché realisticamente non ambientalizzabili, sia un atteggiamento minatorio e ricattatorio frutto di una linea governativa indirizzata a tutelare inquinatori e banchieri e non già la Salute di chi in questo SIN ci vive.

Ø  Concludiamo ribadendo che noi non ci fidiamo di un Governo che fino ad oggi nulla di concreto ha fatto per tutelarci e che anche a livello Nazionale non si pone nell’ottica della salvaguardia dell’ambiente, avendo, tra le tante cose, prescritto con decreto n° 7, in data 11 gennaio, il declassamento di ben 18 siti di Bonifica di Interesse Nazionale a Siti di Interesse Regionale a causa della mancanza di risorse finanziarie.

 

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