Lizzano invasa dall’acido solfidrico

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TARANTO – Ieri mattina sono state decine le segnalazioni pervenute al centralino dei Vigili del Fuoco di Taranto da parte dei cittadini di Lizzano, che hanno improvvisamente avvertito forti difficoltà nella respirazione e bruciori alla gola, a causa di cattivi odori provenienti dalla discarica Vergine. Allertati dal sindaco di Lizzano Dario Macripò, sul posto sono intervenuti i tecnici dell’ARPA Puglia, che grazie alle attrezzature in loro possesso hanno localizzato il punto esatto in cui era più insistente l’emissione di cattivi odori: sulla strada Lizzano-Pulsano all’altezza dello svincolo per Faggiano.

I tecnici hanno poi effettuato un sopralluogo all’interno della discarica Vergine. E dagli accertamenti del caso è puntualmente emerso che nelle prime ore della mattinata erano stati conferiti nel sito dei rifiuti che avevano sprigionato quello che gli esperti dell’ARPA hanno individuato essere acido solfidrico, le cui emissioni hanno superato i limiti di tollerabilità, evento che ha causato le irritazioni di cui ha sofferto la popolazione locale.

Ma quanto verificatosi ieri, non è affatto un’eccezione come invece vorrebbero far credere le istituzioni. Tutt’altro. Non è un caso se il 12 dicembre del 2010 sfilarono per le vie di Lizzano oltre tremila persone, durante una manifestazione organizzata da ben 16 associazioni della provincia ionica, con un unico slogan di fondo: “Per la nostra terra”. Sono infatti 40 anni che nel lembo di terra formato dal quadrilatero in cui sorgono i comuni di Faggiano, Monteparano, Lizzano e Fragagnano, i cittadini sono costretti a convivere con gli odori nauseabondi provenienti dalla discarica. Il sito di Lizzano, in principio era utilizzata come contenitore di R.S.U. (rifiuti solidi urbani, n.d.r.) ovvero della famiglia di quelli non pericolosi (anche se per stessa ammissione della politica locale, nessuno mai ha controllato che pericolosi non fossero).

Poi si è trasformata in discarica per rifiuti speciali ex 2b di 1.080.00 metri cubi. Attualmente tale discarica ha annesso un impianto di trattamento del volume di 2.280.000 metri cubi. Ma nonostante passino gli anni, purtroppo per i nostri amministratori conserviamo ancora ottima memoria. Due anni fa alla discarica “Vergine” è stata anche concessa un’autorizzazione di ampliamento dei “DOC ed eluato”, scavalcando il parere negativo espresso dai comuni di Faggiano, Taranto, Monteparano, Lizzano e Fragagnano, come risulta dagli atti presso l’Assessorato all’Ambiente della Regione Puglia, dove in passato fu più volte ribadito in sede di conferenza di servizi tenute a Bari in occasione della autorizzazione AIA e nella seguente autorizzazione provvisoria per la richiesta di deroga, il motivato parere negativo alle richieste della stessa Vergine s.r.l.

Dopo di che è stata concessa (sempre dalla Regione) una deroga del DOC per valore illimitato per alcune tipologie di rifiuti (da parte della Vergine S.p.a.): in tal modo, i rifiuti ammessi in discarica risultano avere caratteristiche tali da superare persino il limite di concentrazione nell’eluato per l’accettabilità in discariche per rifiuti pericolosi del parametro DOC (che è di 100), mentre il limite di concentrazione nell’eluato per l’accettabilità in discariche per rifiuti non pericolosi del parametro DOC è di 80. Sarà anche per quell’imponente manifestazione se la Regione Puglia, dopo aver concesso quanto sopra, nel gennaio del 2011 sospese l’Autorizzazione Integrata Ambiente per la discarica Vergine come forma di cautela e verifica delle attività del sito. Che riaprì però pochi giorni dopo grazie al ricorso della società accolto dal TAR di Lecce.

Tornando a quanto avvenuto ieri, segnaliamo che l’acido solfidrico che i cittadini di Lizzano hanno respirato per diverse ore, non è certamente “incenso”. E’ infatti considerato un veleno ad ampio spettro, che può danneggiare diversi sistemi del corpo. Ad alte concentrazioni paralizza il nervo olfattivo rendendo impossibile la percezione del suo sgradevole odore e può causare incoscienza nell’arco di pochi minuti. Agisce come l’acido cianidrico inibendo la respirazione mitocondriale. Un’esposizione a bassi livelli produce irritazione agli occhi e alla gola, tosse, accelerazione del respiro e formazione di fluido nelle vie respiratorie.

A lungo termine può comportare affaticamento, perdita dell’appetito, mal di testa, disturbi della memoria e confusione. Ciò detto, nelle prossime ore si dovrà accertare da dove provenissero i rifiuti che hanno causato quanto accaduto ieri. L’acido solfidrico, oltre a formarsi in natura per la decomposizione di alcune proteine, è anche il sottoprodotto di alcune attività industriali quali l’industria alimentare, la depurazione delle acque tramite fanghi, la produzione di coke, la concia dei pellami e la raffinazione del petrolio. E’ davvero incredibile che ancora nel 2013 una popolazione sia ostaggio di questi eventi.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 08.02.2013)

 

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