Livelli Ipa triplicati a San Brunone (cimitero di Taranto)

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TARANTO – Come anticipato ieri, i 52 lavoratori della cooperativa sociale “L’Ancora” che gestisce i servizi cimiteriali nella necropoli comunale di Taranto si costituiranno parte civile nel processo contro l’Ilva per disastro ambientale. Intanto hanno avanzato all’azienda una richiesta di risarcimento danni. Lo hanno ufficializzato ieri mattina in una conferenza stampa gli stessi lavoratori e i loro rappresentanti sindacali dello Slai Cobas. Il cimitero “San Brunone”, sito a ridosso degli impianti del centro siderurgico e del parco minerali, subisce da quasi 50 anni una continua diffusione di polveri nei viali e nelle strutture del cimitero. Molte le costruzioni con le facciate esterne di marmo ricoperte dal caratteristico colore rossastro/nero tipico, appunto, delle polveri provenienti dal siderurgico: le stesse che da decenni invadono balconi, terrazze, palazzi, macchine e strade dell’intero rione.

I lavoratori hanno nuovamente denunciato anche ieri che, negli anni, molti di loro si sono ammalati, alcuni anche gravemente. Ciò che ha spinto gli addetti ai servizi cimiteriali ad intraprendere l’iniziativa legale verso l’Ilva, è dovuto anche un altro elemento: i risultati del recente campionamento effettuato a novembre dall’ARPA Puglia, su mandato del Comune di Taranto, proprio nell’area dove sorge il cimitero. I risultati emersi dalle rilevazioni dell’ente regionale per la protezione ambientale, parlano di valori di diossina e PCB sotto i livelli soglia, mentre rilevanti sono gli sforamenti per gli IPA, i famosi idrocarburi policiclici aromatici (nella cui famiglia è presente il tristemente famoso benzo(a)pirene prodotto dalla cokeria del siderurgico).

In particolare, relativamente alle emissioni di IPA, contro un livello soglia di 10 milligrammi per chilo, sono stati accertati, nei tre campionamenti effettuati, valori pari a 20,70 milligrammi, 24 milligrammi e addirittura 31 milligrammi, segno, ha spiegato la stessa ARPA, di una grave compromissione ambientale riconducibile al fatto che l’area del cimitero é particolarmente esposta alle lavorazioni dell’Ilva. L’ARPA ha a sua volta trasmesso al Comune di Taranto i dati dei campionamenti nel cimitero, sostenendo che dopo le prime indagini di tipo conoscitivo svolte, “bisognerà adesso effettuare un piano di caratterizzazione dell’area ed un’analisi di rischio ambientale. Interventi mirati che per due zone del vicino rione Tamburi sono già stati effettuati, mentre ora bisognerà provvedere a tutto il quartiere, includendovi sia il cimitero che la scuola Deledda”. Anche quest’ultima, di recente coinvolta anche nella vicenda delle condotte sotterranee che trasportano l’acqua prelevata dalle idrovore al siderurgico per il raffreddamento degli impianti, è molto vicina all’Ilva ed esposta alle emissioni. Soltanto oggi, chissà perché, abbiamo iniziato a fare ciò che andava fatto da decenni. E’ una città intera che chiede e merita giustizia.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 08.02.13)

 

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