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Ma quella polvere rossa è lì da 50 anni – La protesta di chi lavora al cimitero San Brunone

TARANTO – Sono quasi 50 anni che la polvere “rossa” ricopre il cimitero di San Brunone. In tutti questi anni, non c’è un solo tarantino che possa affermare di non averla vista depositarsi su tombe, vasi, cappelle e strade. Così come non c’è un solo tarantino che possa affermare di non conoscere l’origine di quella polvere. Eppure, per decenni, abbiamo fatto finta che non ci fosse. O che fosse un “dono” del cielo. Abbiamo accettato il tutto in “religioso” silenzio. E così oggi, dopo che il bubbone Ilva è scoppiato in tutto il suo fragore, anche i lavoratori del cimitero San Brunone reclamano il giusto diritto a lavorare in un ambiente sano. Perché anche loro si sono ammalati e sono morti respirando quelle polveri. Stando giorno dopo giorno a contatto con essa. Per questo hanno deciso di muovere causa al siderurgico.

Eppure, anche per questo caso (come le decine improvvisamente venute fuori soltanto dopo il 26 luglio) ci chiediamo dove abbiano vissuto sino ad oggi tutti quanti. Abbiamo per caso dimenticato la famosa donazione da parte dell’Ilva delle fontanelle per il cimitero alcuni anni fa? No, non l’abbiamo dimenticato. Semplicemente, non abbiamo mosso un dito. Come sempre per tutto quello che ha riguardato il siderurgico. Il 5 settembre del 2011, dando spazio alla lettera di una madre che denunciava lo stato di abbandono e degrado nonché il reale pericolo vissuto per chi si reca a San Brunone nel deserto di un pomeriggio di una domenica qualunque, parlammo anche di questo. “Com’è triste avvinarsi al “posto” e accorgersi che manca una pianta, un fiore, un vaso”, denunciava la mittente della lettera.

Ma denunciammo ancora una volta anche la presenza vergognosa di quella polvere rossa che tutto ricopre e che oggi non è più possibile togliere. Grazie ad un’azienda che non ha mai avuto rispetto per niente e nessuno. E ad istituzioni, sindacati e classe dirigente che per decenni hanno consentito tutto questo. Ironicamente scrivemmo come la dirigenza Ilva, “invece di impiantare quattro fontanelle come risarcimento, avrebbe potuto prendere esempio dalla scrittrice statunitense Dorothy Parker, che sulla sua tomba ha fatto incidere un epitaffio che qui a San Brunone, calzerebbe a pannello: “Scusate la polvere”. Il destino è spesso beffardo con chi non lo merita. Ma noi siamo e saremo sempre dalla parte di Taranto e dei tarantini. E oggi come in quel settembre di un anno e mezzo fa, la nostra speranza è che si possa esaudire almeno il desiderio di quella coraggiosa signora: “Non toglieteci il diritto di stare in pace con i nostri cari”.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 07.02.13)

 

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