Intanto, la Procura della Repubblica di Taranto ha depositato un ricorso alla Corte costituzionale in cui sostiene l’esistenza di un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato relativamente alla legge 231 del 2012, denominata legge “salva Ilva” ed approvata dal Parlamento alla vigilia di Natale, che consentiva la ripresa della produzione e della commercializzazione dei prodotti dell’azienda posti sotto sequestro perché ritenuti “corpo del reato”.
E proprio dalla Corte Costituzionale arriva una novità: Franco Gallo è stato eletto nuovo presidente con 14 voti a favore e una scheda bianca. Sollecitato sulla vicenda Ilva, Gallo ha dichiarato: ”Faremo di tutto per accelerare i tempi”. Ed ha aggiunto: ”Sono in gioco diritti importanti quali il lavoro e la salute e daremo la massima urgenza. Utilizzeremo la norma che ci consente di ridurre della meta’ i tempi. Finora abbiamo ricevuto solo il conflitto tra pm e Esecutivo”. Ma come anticipato, la Corte dovra’ occuparsi anche di un altro conflitto pm-governo e di una questione di legittimita’ della legge.
IL “NO” DEL GIP – Il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha rigettato la richiesta dell’Ilva di revocare il sequestro preventivo dei prodotti finiti e semilavorati giacenti sulle banchine del porto, finalizzando il ricavato della vendita al pagamento degli stipendi e alle opere di ambientalizzazione previste dall’Aia. Il provvedimento sarebbe in fase di notifica all’azienda a Milano. La richiesta era stata avanzata dall’azienda lo scorso 22 gennaio basandosi sulla legge 231 , denominata ‘Salva-Ilvà. Il valore della merce, secondo le stime dell’Ilva, ammonta ad un milione e 800 mila tonnellate circa per un valore commerciale di un miliardo di euro.
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