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Ilva, nominati Garante e Commissario per le bonifiche (Il Manifesto)

TARANTO – Ieri il Consiglio dei ministri ha nominato Vitaliano Esposito, ex procuratore generale della Cassazione, Garante per il monitoraggio dell’esecuzione delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva, che dovrà vigilare sugli interventi per il risanamento degli impianti e sul rispetto dei tempi stabiliti nel ricorso alle migliori tecnologie (BAT) previste per il settore della siderurgia. La figura del Garante era stata introdotta dal decreto legge 207 del 3 dicembre scorso, convertito nella legge 231 il 24 dicembre e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 3 gennaio. Sul decreto legge, la Procura di Taranto ha già avanzato ricorso alla Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato: l’ammissibilità dello stesso sarà valutata dalla Consulta il prossimo 13 febbraio.

Con decreto non sottoposto a delibera del Consiglio, Alfio Pini, già capo del corpo nazionale dei Vigili del fuoco, è stato invece nominato Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto. Sarà lui dunque, a gestire i 336 milioni di euro stanziati dal governo e Regione Puglia per iniziare a risanare Taranto e rilanciare il territorio, stanziati lo scorso agosto. “E’ stato fatto un passo in avanti importante – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini – nell’attuazione dei due provvedimenti che il Parlamento e il Governo hanno assunto per Taranto”. Il ministro Clini ha inoltre in agenda nei prossimi giorni una visita a Taranto insieme con il garante e il commissario per incontrare le autorità locali, l’azienda e le organizzazioni dei lavoratori.

Intanto ieri, i giudici del tribunale del Riesame, hanno depositato le motivazioni dell’ordinanza con la quale nel dicembre scorso respindero la richiesta di scarcerazione per Emilio Riva e l’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso. A quest’ultimo, che era detenuto in carcere, furono concessi gli arresti domiciliari, misura cautelare che fu confermata per Emilio Riva. Con l’ordinanza fu respinta la richiesta di annullare il provvedimento cautelare emesso dal gip ed seguito il 26 novembre 2012 per i reati per associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, concorso in corruzione in atti giudiziari e concorso in falsità ideologica.

Nelle motivazioni del Riesame, contenute in 128 pagine, si legge che “é tutt’altro che astratto ed inconsistente il pericolo” che Riva e Capogrosso possano attuare “iniziative tese ad avvicinare, con finalità di subornazione in senso lato, persone a vario titolo informate sui fatti o che saranno prevedibilmente sentite in dibattimento”. I due, scrivono i giudici, hanno dimostrato “notevole capacità a delinquere”, in particolare per “i precetti che impongono la protezione dei lavoratori contro i rischi nell’ambiente di lavoro, la riduzione degli agenti inquinanti, l’adozione di cautele nell’uso, nei contesti aziendali, di sostanze pericolose”.

A supporto della tesi della “notevole capacità a delinquere”, i giudici del Riesame hanno indicato, per Capogrosso, 7 condanne definitive inflitte per reati in materia di inquinamento e sicurezza nei luoghi di lavoro, più altri 7 procedimenti giudiziari pendenti; e per Emilio Riva 6 pendenze giudiziarie presso il Tribunale di Taranto per reati analoghi, nonché 2 condanne con sentenze irrevocabili cancellate al compimento degli 80 anni (oggi ne ha 86). Infine, è stata rispettato dall’azienda il pagamento degli stipendi del mese di dicembre, erogati ieri tramite bonifico sui conti dei 12 mila dipendenti dell’Ilva.

Gianmario Leone (Il Manifesto)

 

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