Prenderanno parte la dott.ssa Loredana Musmeci, direttore del Dipartimento ambiente e prevenzione primaria dell’Istituto Superiore di Sanità, il dottor Vito Fabrizio Scattaglia, direttore generale della Asl locale, la dott.ssa Elena De Felip, direttore del Reparto Chimica Tossicologica del Dipartimento Ambiente e prevenzione primaria dell’Istituto Superiore di Sanità nonché responsabile scientifico dello studio, il dottor Michele Conversano, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl tarantina.
Prevista anche la presenza delle 43 donne di Taranto e delle 42 donne dell’area di Laterza che si sono sottoposte all’indagine scientifica. La finalità è quella di verificare se la contaminazione ambientale abbia aumentato l’esposizione della popolazione a contaminanti ambientali pericolosi. Sotto osservazione diossine, Pcb e Pops (Persistent Organic Pollutants), sostanze caratterizzate da elevata persistenza ambientale e biologica e da un’ampia gamma di effetti tossici.
IL PROGETTO – E’ finanziato dalla Comunità Europea (Programma “Life Plus” 2008, DG Environment), co-finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con le strutture sanitarie regionali sul territorio (Aziende Sanitarie Locali (ASL) e Ospedali.
LE DONNE COINVOLTE – Il progetto è centrato su donne italiane in età fertile, considerate un sottogruppo vulnerabile della popolazione perché molte delle sostanze studiate possono provocare danni al sistema endocrino e riproduttivo. Il numero complessivo delle donne che hanno partecipato allo studio è di circa 750 (in rappresentanza di sei regioni).
L’INDAGINE – La ricerca ha previsto il prelievo di un campione di sangue dalle donne di età compresa tra i 20 e 40 anni e residenti in zone a diversa tipologia espositiva (es. zona rurale, zona urbana e zona industriale). Ciascun campione di sangue è stato analizzato per determinare il livello di assorbimento delle sostanze inquinanti. Inoltre ogni partecipante è stata intervistata tramite questionario, con domande inerenti l’ambiente in cui vive, le abitudini di vita, inclusa la dieta, la storia lavorativa e riproduttiva.
LE SOSTANZE ANALIZZATE – Nei campioni di sangue è stata determinata la concentrazione di policlorodibenzodiossine (PCDD), policlorodibenzofurani (PCDF), policlorobifenili (PCB), polibromodifenil eteri (PBDE), pesticidi organo clorurati, come DDE e HCB, perfluoroottano sulfonato (PFOS) e acido perfluoroottanoico (PFOA), ed eventuali altre sostanze chimiche persistenti presenti nella Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, i cosiddetti POP (Persistent Organic Pollutants).
LE REGIONI INTERESSANTE – Le partecipanti sono state selezionate in sei regioni italiane, Trentino-Alto Adige, Piemonte, Lazio, Umbria, Puglia, e Sicilia. In ognuna di queste regioni sono state individuate aree a diversa pressione ambientale da parte degli inquinanti studiati. Per la Puglia sono state scelte Taranto (area urbana a forte industrializzazione), e Laterza (area agricola).
GLI OBIETTIVI – I risultati dello studio dovrebbero contribuire a stabilire i livelli di contaminazione nella popolazione femminile italiana; identificare sottogruppi della popolazione a rischio; contribuire alla formazione di un database nazionale relativo ai livelli degli inquinanti cercati nella popolazione femminile italiana nella fascia di età 20-40 anni; valutare i cambiamenti nel tempo della concentrazione delle sostanze inquinanti nell’organismo umano. Secondo quanto viene riferito dall’Istituto Superiore di Sanità, i risultati dello studio potrebbero dare inizio a nuovi studi o proporre provvedimenti mirati alla salvaguardia della salute pubblica. Vedremo.
Alessandra Congedo
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