Tale legge ha creato solo dubbi, per cittadini ed operai. I cittadini continuano ad essere esposti alle emissioni inquinanti che danneggiano la loro salute. Taranto vanta il triste primato di “città pugliese con più bambini colpiti da tumori” come confermato da dati ufficiali stilati dall’Università degli studi di Bari. Nessuna azione di prevenzione primaria a tutela della vita è stata tuttora messa in atto. Sugli operai gravano inoltre l’esposizione diretta ad agenti inquinanti, alle fibre di amianto, diffuse pressoché ovunque nello stabilimento anche prima del tornado, ed un continuo stato di incertezza lavorativa.
Il governo non ha mai fatto cenno alle sue responsabilità derivanti dalla gestione dello stabilimento durata ben 35 anni. Inoltre, non ha manifestato alcuna volontà di bloccare, anche solo in via cautelativa, i beni della famiglia Riva prima che tutto possa sparire nel nulla. L’unico impegno che aveva assunto con la legge salva-Ilva, la nomina del Garante incaricato di vigilare sull’attuazione dell’AIA, è stato ampiamente disatteso. Sono infatti decorsi i termini da loro stessi stabiliti. L’azienda giustifica la mancanza di lavoro e di liquidità per pagare gli stipendi come conseguenza del sequestro del prodotto finito da parte della magistratura. Come può esser vera questa tesi? Come mai lo stabilimento più grande d’Europa brancola nel buio e dichiara difficoltà economiche solo perché non può vendere materiale prodotto illegalmente nell’arco di pochi mesi?
E’ inoltre scorretto millantare come evento straordinario la normale erogazione degli stipendi di gennaio che è stata “anticipata” al giorno 11, solo perché il 12 cade di sabato. E’ inopportuno vincolare il pagamento degli stipendi agli effetti delle azioni irresponsabili dell’azienda. E se “l’azienda sta facendo grandi sacrifici per pagare gli stipendi di questo mese”, come ha affermato Ferrante, come farà la stessa ad investire gli oltre 4 miliardi di euro necessari per il risanamento degli impianti? E come farà a sostenere i costi delle bonifiche del territorio che ha inquinato? E’ chiaro che l’azienda sta lasciando il territorio dopo averlo devastato. A fronte di tutto ciò, quel materiale posto sotto sequestro sarebbe l’unica garanzia per l’avvio delle bonifiche e per consentire agli operai di avere un reddito per i prossimi anni. Come potrebbe fare gli interessi dei lavoratori un sindacato che riceve centinaia di migliaia di euro l’anno dall’azienda occultati nella gestione di “circoli e circoletti”?
La soluzione nell’immediato a questa follia l’ha già indicata la magistratura: bisogna immediatamente bloccare ogni pericolo di malattia e morte, rimettere a posto gli impianti e se il pericolo viene eliminato, riprendere le attività produttive, sempre che questo sia possibile. Sia lo Stato che il privato hanno le risorse economiche per fare questo ma non vogliono spenderle per il futuro di una città già affossata anche da: Eni, Cementir, Marina Militare, discariche ed inceneritori. Premesso che lo stesso Stato ritiene il sito produttivo di Taranto indispensabile per l’attuale economia nazionale devono dirci cosa intendono fare della nostra città che soccombe sotto il peso di malattie e morte, disoccupazione e precariato.
PROPONIAMO:
PER DISCUTERE DI TUTTO QUESTO INVITIAMO LAVORATORI E CITTADINI DI TARANTO A PARTECIPARE ALL’ASSEMBLEA PUBBLICA CHE SI TERRÀ SABATO 12 GENNAIO DAVANTI A PALAZZO DI CITTÀ ALLE ORE 10:3
Io non delego, io partecipo!
Comitato dei Cittadini e dei Lavoratori Liberi e Pensanti
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