Ilva, la procura contro il decreto: «Ostacola le indagini»
TARANTO – E’ partita ieri la controffensiva della Procura di Taranto nei confronti del governo in merito alla vicenda Ilva. I magistrati della procura tarantina hanno infatti inviato alla Corte Costituzionale un ricorso contro il decreto legge 207, più conosciuto come ‘salva-Ilva’, sollevando la questione di conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato. Il decreto è stato convertito in legge dal Parlamento lo scorso 21 dicembre. Ma non appena la legge “recante disposizioni urgenti a tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli di occupazione, in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale” sarà pubblicata sulla gazzetta ufficiale, la Procura presenterà un secondo ricorso alla Consulta, basato sugli stessi motivi del primo.
Secondo i Pm tarantini, riconsegnando gli impianti dell’area a caldo (sotto sigilli dal 26 luglio scorso a causa della maxi-inchiesta riguardante ipotesi di inquinamento, disastro ambientale ed avvelenamento di sostanze alimentari) all’Ilva e permettendo al colosso industriale di tornare a produrre acciaio (quando in realtà l’attività produttiva non è mai cessata), il governo ha di fatto impedito l’esercizio dell’azione penale interferendo con un’indagine ancora in corso. Sugli impianti, infatti, vigeva un sequestro con giudicato cautelare, ordinato dal gip Patrizia Todisco, confermato dal tribunale del Riesame e contro il quale, è bene ricordarlo, l’Ilva non ha mai presentato ricorso in Cassazione.
Per la procura ionica, il decreto convertito in legge ha in pratica salvato l’azienda del gruppo Riva da un sequestro intervenuto sulla base di ipotesi di reato tutt’ora esistenti, confermate da perizie consegnate al giudice delle indagini preliminari attraverso la formula dell’incidente probatorio, quindi con la massima garanzia di contraddittorio ed equità fra le parti. E’ questo, dunque, il primo nodo giuridico che la Consulta sarà chiamata a sciogliere. Ma non è tutto. Il prossimo 8 gennaio infatti, l’Ilva dovrebbe ricorrere al Riesame contro il sequestro del prodotto finito e semi-lavorato realizzato nei quattro mesi in cui gli impianti erano sequestrati con l’azienda non autorizzata a produrre. Si tratta di un milione settecento mila tonnellate di acciaio dal valore di circa un miliardo di euro, considerato dai pm corpo del reato proprio perché realizzato ‘contra legem’.
Secondo fonti vicine alla procura, in quell’occasione i pm chiederanno al tribunale di valutare il profilo di costituzionalità della legge approvata dai due rami del Parlamento. Questo potrà avvenire anche qualora l’Ilva dovesse rinunciare al ricorso una volta che la legge sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale: l’articolo 3-bis infatti, riconsegna all’azienda anche il prodotto lavorato oltre a consentirle di commercializzarlo. L’eccezione di incostituzionalità della legge, è un procedimento che ha bisogno di una sede tecnica per essere attivato. La possibile data potrebbe anche essere il 3 gennaio quando si discuterà di un nuovo ricorso dell’Ilva contro il dissequestro degli impianti o appunto l’8 gennaio quando è invece prevista l’udienza sul ricorso Ilva per ottenere il dissequestro di prodotti finiti e semilavorati bloccati dallo scorso 26 novembre.
Intanto, sul fronte aziendale, i sindacati metalmeccanici hanno confermato che il 24 dicembre sono state erogate tutte le tredicesime, inizialmente previste per giorno 20. Gli operai però, continuano ad essere poco tranquilli e sperano di non dover rivivere scene simili il prossimo 12 gennaio, quando dovranno essere erogati gli stipendi di dicembre. Infine nella giornata di ieri la Provincia ha convocato azienda e sindacati in un incontro per affrontare il tema della cassa integrazione in deroga che riguarda 1428 dipendenti, annunciata dall’Ilva lo scorso 13 dicembre, sulla quale non è stato trovato l’accordo tra le parti. La Fiom Cgil, ha chiesto di spostare l’incontro, perché come affermato dal segretario provinciale Donato Stefanelli, “non si può convocare il giorno prima un incontro di tale importanza in un momento in cui siamo impegnati su tantissimi fronti per le tante vertenze presenti sul territorio”.
Gianmario Leone (Il Manifesto)