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In Puglia emissioni inquinanti al top

TARANTO – In tutti questi anni, oltre a fare informazione, siamo stati costretti spesso e volentieri a dover contrastare e smentire la disinformazione costante che proveniva da ogni dove. Anche dai mass media locali che oggi sono impegnati in una sorta di lunga e dolorosa lavanda gastrica, per ripulirsi la coscienza di anni di silenzi e complicità: ma la resa dei conti prima o poi arriverà anche per loro. E sempre restando nel campo della disinformazione, nella seduta della Camera dei Deputati andata in onda in diretta televisiva mercoledì, ne abbiamo sentire davvero di tutti i colori. Ma anche la stessa Ilva, in tutti questi anni, è stata capace di negare anche l’evidenza con una semplicità disarmante. Miscelando tutto insieme, ne viene fuori che sulla situazione sanitaria e ambientale di Taranto “non ci sono dati certi” e che, alla fin fine, ci sono zone come ad esempio la “sacra” Pianura Padania, che è “molto più inquinata” della città dei Due Mari.

Il tutto poggia unicamente sulle convinzioni personali di chi esplicita le sue idee senza avere in mano lo straccio di una prova: che in questo campo, spesso e volentieri, sono i dati sulle emissioni certificati dagli enti compete tenti in materia. Come ad esempio l’ARPA Puglia: che durante gli stati generali di martedì, ha reso note relazioni molto interessanti. Tra queste, oggi pubblichiamo quella che si occupa del trend delle emissioni industriali. L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) aggiorna periodicamente i dati e le informazioni contenute nel Registro EPRTR (ai sensi del Regolamento1 (CE) 166/2006, recepito con il DPR n. 157 del 11 luglio 2011). Ogni anno infatti, tutti i gestori dei complessi industriali con emissioni annue superiori a determinate soglie hanno l’obbligo di presentare la autodichiarazione delle proprie emissioni in aria, acqua e suolo (in base al D.M. 23.11.2001).

Il soggetto responsabile è tenuto a dichiarare che, in base alle proprie conoscenze, le informazioni riportate nella dichiarazioni sono vere e che i valori dichiarati, prodotti in base ai migliori dati disponibili, sono accurati. Dal data set dell’EPRTR aggiornata al 2 maggio 2011, sono stati estrapolati i dati utilizzati nei grafici e nelle tabelle seguenti, che descrivono gli andamenti delle emissioni in atmosfera dei principali inquinanti (NOx, SOx, CO, PM10, CH4, diossine e idrocarburi policiclici aromatici – IPA) dal 2007 al 2010. Orbene, gli istogrammi evidenziano che per quasi tutti gli inquinanti considerati, le emissioni in atmosfera originate dai principali complessi industriali della Puglia risultano essere tra le più alte, in termini di contributo alle emissioni nazionali, seppure con un decremento dal 2007 al 2010.

Dai dati di emissioni in atmosfera delle dichiarazioni INES/EPRTR3 emerge che, in Puglia, le attività industriali a maggior impatto ambientale sono localizzate prevalentemente nelle aree ad elevato rischio di crisi ambientale di Brindisi e Taranto. Le emissioni industriali di NOx, SOx, CO, PM10, CH4 e IPA rilevate dalle dichiarazioni INES/EPRTR evidenziano, ancora, che la Puglia è tra le regioni con le maggiori emissioni in atmosfera di natura industriale. I grafici che seguono mostrano il trend dei dati emissivi degli inquinanti citati di tutte le regioni italiane tra il 2007 e il 2010. La quantità di ossidi di azoto (NOx) emessa tra il 2007 e il 2010, anche se in forte calo (pari a circa il 30% in termini di variazione percentuale tra il 2007 e il 2010), registra comunque valori più alti rispetto alle altre regioni. La quota parte delle emissioni attribuite alla Puglia rispetto al dato nazionale rimane alquanto costante negli anni, intorno al 16%, con un valore assoluto pari a 28.048 tonnellate/anno.

Nel 2010, le emissioni di ossidi di zolfo (SOx) a livello regionale (20.404 tonnellate/anno) hanno registrato un incremento di circa il 12% rispetto al 2009, legato alla lieve ripresa della produzione. Si conferma, in ogni caso, un decremento di circa il 44% rispetto al 2007, presumibilmente imputabile all’implementazione di sempre migliori tecnologie impiantistiche e/o di abbattimento, nonché alla variazione dei combustibili fossili utilizzati nei processi produttivi. Si osserva, inoltre, rispetto al dato nazionale, un contributo emissivo pari rispettivamente al 16,7% nel 2007, e al 15,3% nel 2010.

Le emissioni di monossido di carbonio (CO) nel 2010 registrano un incremento intorno al 40% rispetto al dato dichiarato nel 2009 (110.237 t/anno), seppur confermando il trend in calo rispetto al 2007 (-23.6%). La quota parte delle emissioni attribuite alla Puglia rispetto al dato nazionale è intorno al 72,6%, con un valore assoluto pari a 179.459 tonnellate per il 2010.

Le emissioni industriali di metano (CH4) della Puglia si attestano intorno a valori di pochissimo superiori (+2%) a quelli dello scorso anno (7313 t). Si osserva, inoltre, rispetto al dato nazionale, un contributo emissivo pari rispettivamente al 16,7% nel 2007, e al 6,5% nel 2010. Le emissioni industriali di polveri sottili della Puglia risultano le maggiori a livello nazionale. Nel 2007 tali emissioni erano pari a circa 4.598 tonnellate, mentre nel 2010 risultano pari a 1.852 tonnellate, con una riduzione intorno al 60%, mostrando comunque un incremento di circa il 20% rispetto al dato del 2009 (1533 t). In riferimento al contributo percentuale sul dato nazionale, si rileva che la Puglia contribuisce per il 58.2 % alle emissioni di PM10 per il 2010.

Le emissioni in atmosfera di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) della Puglia rappresentavano nel 2007, secondo il Registro INES/EPRTR, circa l’ 80,86% delle emissioni nazionali, con un valore pari a 1.512 kg/anno. La dichiarazione INES/EPRTR riferita all’anno 2010 vede le emissioni di IPA ridursi in modo significativo, con un valore di emissione regionale di circa 338 kg/anno e con un contributo pari al 55,6% sul dato di emissione nazionale. Attenzione, però: perché la diminuzione che ha caratterizzato il biennio 2009-2010 non appare realistica, in quanto la principale fonte emissiva (emissioni diffuse dalla cokeria dell’Ilva) non è stata dichiarata. Rimane quanto mai necessaria una rivisitazione dell’intera serie storica dei dati emissivi di IPA, già richiesta da ARPA Puglia all’autorità competente in materia di validazione delle dichiarazioni EPRTR (ISPRA).

Per quanto concerne i dati sul Pm10 e sul benzo(a)pirene, è bene rimarcare ancora una volta come peraltro già evidenziato dalla stessa ARPA Puglia, che il dato di Taranto non va letto dal punto di vista quantitativo, ma qualitativo. Il benzo(a)pirene si misura sul livello di Pm10, ma è la particolare caratteristica qualitativa del Pm 10 che si trova nel rione Tamburi a preoccupare per le sue ripercussioni sulla salute. Caratteristiche che non emergono dal dato quantitativo e che lo rendono diverso e assai più nocivo delle concentrazioni in Pianura Padana. In conclusione, da questi dati emerge chiaramente come la Regione Puglia, risulta ancora la regione con le maggiori emissioni in atmosfera di carattere industriale per varie sostanze inquinanti (IPA, PM10, CO ed NOx) a livello nazionale. Questa è la realtà dei fatti, questi sono i dati ufficiali. Tutto il resto è contro la verità e contro il futuro di questa città. “La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta” (Anne Frank, Francoforte sul Meno 12 giugno 1929 – Bergen-Belsen 31 marzo 1945).

Gianmario Leone (TarantoOggi, 21-12-2012)

 

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