Il ritornello, è sempre lo stesso.“E’ stato messo in discussione il nostro presente, il nostro futuro, il presente e il futuro di un’azienda: ma soprattutto il presente e il futuro vostro e delle vostre famiglie”. Un modo inutile e profondamente scorretto per aizzare gli animi dei lavoratori contro la magistratura e la città, di cui quegli operai fanno parte. Il copione, questa volta, prevede prima il bastone e poi la carota. Con tanto di metafora. “Si sono addensate nuvole di incertezza sui nostri capi e su questo stabilimento. Io mi auguro che questo Natale, che stiamo vivendo tutti insieme, ci possa portare un futuro diverso, delle nuvole più chiare che ci regalino un cielo limpido, pulito, più terso”. Un pensiero che sa di beffa se pronunciato nel giorno in cui il governo riconsegna all’Ilva l’area a caldo per proseguire in quell’attività produttiva che in tutti questi anni tutto ha fatto, tranne che regalarci un cielo limpido e terso. Nuvole sì, tante. Ma certamente non bianche.
Motivo del gesto, “dimostrare la nostra vicinanza a chi in questo momento vede a rischio il proprio posto di lavoro”, ha dichiarato Domenico Crupi, vice presidente e direttore generale della Fondazione. Onestamente, qui siamo alla pura demagogia. Non risulta che alcun operaio Ilva abbia perso il posto di lavoro in questi ultimi sei mesi. Né che rischi di perderlo nel prossimo futuro, vista l’approvazione del decreto che consentirà all’azienda di continuare nella sua attività produttiva. La distribuzione privilegerà le situazioni più problematiche, ovvero le maestranze poste in cassa integrazione: che però entro il 31 gennaio, se non prima, rientreranno tutte al loro posto. “Agli operai Ilva più bisognosi”, anche trecento bottiglie di olio extravergine di oliva da agricoltura biologica prodotto nella masseria “Calderoso”, altra azienda di sussistenza dell’Opera San Pio da Pietrelcina. Ora: non si capisce perché si vuol far passare il messaggio che gli operai Ilva si trovino in una condizione di indigenza.
Per quanto ci riguarda, è un’offesa a questi lavoratori che se mai si troveranno senza lavoro in un prossimo futuro, lo dovranno unicamente all’azienda per cui hanno lavorato onestamente ogni giorno da anni. Non c’è nessun altro motivo o evento drammatico che genererà un’eventualità del genere. Peraltro, in un momento di gravissima crisi economica ed in una città dove si registra il 40% della disoccupazione, la donazione di generi alimentari a chi uno stipendio comunque lo prende, appare davvero fuori contesto. Per non parlare delle tante persone che a Taranto soffrono la povertà e vivono in uno stato d’indigenza.
Ma se proprio per una volta non si è voluto guardare ai poveri reali, e non a quelli ipotetici o immaginari, forse si poteva donare il tutto a chi è costretto, ogni mese, a destinare gran parte del proprio stipendio alle cure dei propri cari ammalati per l’inquinamento. Magari a quei genitori che ogni giorno assistono i loro figli al Moscati di Paolo VI (visto che siamo in tema di santi).Siamo certi però che un gesto del genere, lo faranno gli operai nei confronti dei loro colleghi ammalati o che si trovano in difficoltà per i motivi appena citati. E lo faranno in silenzio, senza alcuna pubblicità: perché soltanto così si è realmente solidali. E gli operai Ilva, da sempre, hanno un fortissimo senso di solidarietà e rispetto per il dolore dei loro colleghi e delle loro famiglie. “La generosità consiste meno nel dare molto che nel dare a proposito” (Jean de La Bruyère – Parigi, 16 agosto 1645 – Versailles, 10 maggio 1696).
Gianmario Leone (21-12-2012)
LINK: http://www.ilvataranto.com/evento_tematico/432/Santa_Messa_di_Natale_2012
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