Ilva, l’Arpa contro tutti
TARANTO – Sono stati piuttosto movimentati gli stati generali di ARPA Puglia tenutisi ieri nella sede della tristemente famosa scuola elementare “Grazia Deledda” del rione Tamburi, vicinissima alle ciminiere Ilva, sul cui tetto per anni si è depositata la diossina proveniente dal siderurgico. Più volte, nel corso degli anni, è stata ventilata l’ipotesi di un suo trasloco, ma nulla è mai cambiato: i bambini e i loro insegnanti sono ancora lì.
Ultimamente il Comune, per far fronte ad un’emergenza di cui in molti si sono accorti soltanto adesso, ha aumentato gli interventi di pulizia nei corridoi, locali e aule dell’edificio, per ridurre l’impatto e la presenza delle polveri provenienti dai parchi minerali: semplici palliativi, nulla più. Ciò detto, il vero protagonista della giornata è stato il direttore generale di ARPA Puglia, Giorgio Assennato. Il quale ha messo nel mirino un po’ tutti: dagli enti locali al governo per finire con gli amati/odiati ambientalisti. Il dg, tanto per iniziare, ha ribadito la necessità di potenziare la presenza dell’ente nel capoluogo ionico.
“A Taranto bisogna fare un grande lavoro: non ci si può limitare a qualche campionamento”: pensiero che sosteniamo da anni, invano. “Da tempo abbiamo chiesto di investire su un laboratorio comune di ARPA e ASL per fare analisi sull’ambiente, sugli alimenti, sul sangue della popolazione. Tutto questo però non si è mai realizzato”. Il perché è oramai chiaro a tutti. Assennato ha inoltre voluto precisare che i 13 milioni di euro di finanziamento regionale per il centro ambiente e salute che sorgerà presso l’ex ospedale Testa entro il 2015, andranno unicamente all’ASL: “Giudico strano e singolare che ad ARPA affidano qualche precario e il bilancio ordinario dell’agenzia viene tagliato del 20%. Dire che ci sono nuovi stanziamenti, dunque, può andare bene soltanto per i talk show televisivi”.
L’attacco è chiaramente indirizzato alla Regione Puglia, finanziatrice del progetto. Il direttore ha poi sciorinato alcuni dati: “L’ultimo rilevamento di diossina dall’Ilva porta valori compresi fra lo 0,1 e lo 0,2 nanogrammi per metro cubo d’aria, quando il valore soglia della legge regionale é di 0,4 nanogrammi”: peccato non dica che si tratti di rilevamenti risalenti ai mesi di novembre e dicembre 2011, e di un campionamento di 8 ore su tre giorni consecutivi in un sito a ciclo integrale h/24. In pratica lo stesso “qualche campionamento” criticato poco prima. “Per il benzo(a)pirene la media dei rilevamenti fra ottobre 2011 e settembre 2012 si attesta ad un valore di 0,85 contro il valore soglia 1”: anche qui, però, la citazione è monca.
Il valore soglia si misura annualmente, da gennaio a dicembre, ed è stato già superato nell’ultimo triennio (2009-2010-2011): singolare che Assennato non citi questi dati. Anche perché a metterlo nero su bianco nella relazione della qualità dell’aria del 2011 (che è stata presentata ieri, ma è stata pubblicata sul sito ufficiale dell’ARPA e su queste colonne ad inizio ottobre), è il direttore scientifico dell’Arpa Puglia, Massimo Blonda. “Il dato più critico é della stazione di Taranto via Machiavelli dove é stato superato il valore obiettivo per il benzo(a)pirene, come peraltro già accaduto negli anni passati. E’ stato eseguito il monitoraggio degli IPA totali in 6 siti di campionamento (Cimitero, Machiavelli, Alto Adige, Paolo VI, Eni, Cementir). Sono stati raccolti circa 2300 filtri per le analisi del benzo(a)pirene. Le concentrazioni più alte sono state registrate nei siti di Cimitero e Machiavelli e si sono determinate in corrispondenza di venti provenienti dal settore di vento Nord-Ovest (corrispondente allo stabilimento siderurgico).
Le indagini svolte hanno permesso di accertare che il contributo emissivo alla concentrazione di BaP, rilevata nell’aria del quartiere Tamburi di Taranto, era attribuibile per il 90% allo stabilimento siderurgico, con presumibile riferimento all’impianto cokeria”. Dunque perché descrivere una situazione rosea che in realtà tale non è? Subito dopo, Assennato attacca sul Pm10: “I dati nel 2012 al quartiere Tamburi sono impressionanti. Da gennaio a luglio la centralina di via Machiavelli ha rilevato 36 sforamenti (anche questo avevamo denunciato nel silenzio generale a fine agosto). Da agosto ad oggi invece non c’è stato neppure uno sforamento. Questo perché all’Ilva sono arrivati i custodi giudiziari, che hanno fatto abbassare i cumuli di minerali nei parchi”. Azioni che il decreto del governo ha però spazzato via.
“Il decreto taglia il nodo gordiano, mentre noi cerchiamo di scioglierlo attraverso l’analisi dei dati, la discussione e la ricerca delle soluzioni”. Critica dunque, la posizione dell’ARPA sul decreto ‘salva-Ilva’. “È stato detto spesso da parte degli ambientalisti che a Taranto si è arrivati a questa situazione sul piano ambientale per mancanza di controlli, ma non è vero. Così si sono delegittimati gli organi tecnici come l’Arpa, e ora il ministro prevede nel decreto legge sull’Ilva un garante che controlli il rispetto delle norme. Grazie, ambientalisti”. Che gli ambientalisti abbiano tante colpe, l’abbiamo sempre sostenuto.
Ma in questo caso il dg dell’ARPA, a nostro avviso, sbaglia bersaglio. Per poi concludere: “Come è emerso dalle intercettazioni, qualcuno giocava sporco e ne pagherà le conseguenze”. Il riferimento é ad alcune intercettazioni dalle quali emergerebbe la volontà di ex dirigenti Ilva di contrastare ad ogni costo l’ARPA e i suoi vertici. Peccato che Assennato dimentichi come in che in quelle intercettazioni ci sia anch’egli, che dialoga con Archinà, non attraverso canali ufficiali ma tramite il cellulare personale. Non un comportamento eticamente impeccabile da parte di chi pretende lo stesso dagli altri.
G. Leone (TarantoOggi, 19.12.2012)