Il patron Emilio Riva, suo figlio Fabio ed altre cinque persone sono state arrestate con l’accusa a vario titolo di corruzione, concussione e associazione a delinquere. Emilio Riva, che non ha più cariche operative nel gruppo, si trova ai domiciliari, mentre il figlio Fabio, vicepresidente di Riva Group, è destinatario di un ordine di custodia cautelare in carcere firmato dai gip di Taranto Patrizia Todisco e Vilma Gilli su richiesta del pm Remo Epifani.
Al momento però l’uomo, che era già ai domiciliari, risulta irreperibile e gli agenti delle Fiamme Gialle lo stanno cercando per portarlo in carcere. Gli arresti riguardano un’inchiesta parallela a quella per disastro ambientale, che nel luglio scorso ha comportato il sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’impianto siderurgico tarantino.
Tra gli indagati risultano il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante e l’ex presidente Nicola Riva per il quale la procura aveva chiesto l’arresto che è stato però respinto dal gip. Tra gli altri arrestati oggi troviamo il nome dell’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, l’ex direttore del siderurgico Luigi Capogrosso, entrambi già trasferiti in carcere. Arrestati anche l’ex rettore del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti, l’ex assessore di centrosinistra all’Ambiente della Provincia di Taranto Michele Conserva (Pd) e l’ingegnere Carmelo Delli Santi rappresentante della Promed Engineering, tutti ai domiciliari.
IL SINDACO E IL REFERENDUM SULL’ILVA – Ci sono dei passaggi nell’ordinanza che svelano il tipo di rapporto che si era instaurato tra i dirigenti Ilva e i rappresentanti istituzionali locali. A proposito dell’atteggiamento del primo cittadino di Taranto in merito al referendum sulla chiusura totale o parziale dell’Ilva, proposto dal comitato Taranto Futura, si legge: “La seconda conversazione intercorsa il 29 luglio 2010 tra l’Archinà e il sindaco di Taranto Ezio Stefàno rivela (unitamente ad altre in cui si dirà nel prosieguo) come anche con il sindaco della città l’indagato intrattenesse utili rapporti confidenziali, al punto da spingersi a chiedere di fissare, per il referendum in questione (sulla chiusura parziale o totale dell’Ilva, ndr), una data “il più lontana possibile”, ricevendo in merito dallo Stefàno rassicurazioni immediate”.
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