«L’endometriosi è una malattia poco conosciuta ma con una incidenza molto alta sul nostro territorio – ha spiegato Grazia Maremonti – riteniamo che sia indispensabile fare un’indagine approfondita sul rapporto tra questa patologia e le emissioni inquinanti. Gli stessi periti epidemiologici incaricati dal gip Patrizia Todisco nell’inchiesta sull’inquinamento prodotto dall’Ilva ritengono necessario questo approfondimento. Loro non hanno avuto il tempo di effettuarlo perché si sono occupati soprattutto delle patologie tumorali».
Non tutti sanno che l’endometriosi è originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero (l’endometrio) in altri organi: ovaie, pube, peritoneo, vagina, intestino, vescica, ureteri e reni. Oltre a provocare un violento dolore pelvico (durante il ciclo, l’ovulazione e i rapporti sessuali), comporta anche stanchezza cronica ed altri effetti collaterali che rendono davvero difficile la vita sociale, familiare e professionale di che ne è affetto. Per fare luce sul rapporto tra endometriosi e inquinamento, il comitato “Taranto Lider” si è quindi rivolto a degli avvocati per mettere a punto un esposto.
«Il nostro obiettivo è denunciare un reato – ha sottolineato l’avvocato Maria Fonte Gallo, che insieme alla collega Mariacristina Petrolo si è messa gratuitamente a disposizione – riteniamo che in questo territorio sia stato leso il diritto alla salute e all’integrità psicofisica. L’endometriosi è una patologia alimentata da diossina e pcb. Spetta, però, alla Procura accertare la responsabilità su chi ha immesso queste sostanze nell’aria e su chi non ha garantito un’adeguata vigilanza».Oltre a citare il lavoro dei periti epidemiologici incaricati dal gip Todisco, il comitato ha citato anche uno studio clinico condotto dall’Istituto Superiore di Sanità.
«La correlazione tra le diossine e i composti diossina-simili e l’endometriosi è stata dimostrata finora su modelli animali, tanto che l’Oms nel 1998 e poi la Scientific Commitee on Food dell’Unione Europea nel 2000 hanno incluso l’endometriosi tra gli obiettivi sensibili all’esposizione a tali inquinanti – è stato spiegato – inoltre, nell’ambito del programma comunitario per l’identificazione delle sostanze che alterano il sistema endocrino, lo studio di questi contaminanti è stato indicato come prioritario».
Una diretta conseguenza dell’endometriosi è l’infertilità. Le donne affette da questa patologia, infatti, sono spesso costrette a sottoporsi a pesantissime stimolazioni ormonali e a cicli di fecondazione assistita. Uno studio presentato dalla dottoressa De Palo dell’Università di Bari ha dimostrato un effetto negativo della diossina sulla riuscita dei cicli di fecondazione assistita. Sulle donne provenienti dal bacino tarantino è stata osservata, infatti, una risposta scarsa alla stimolazione ovarica, un basso recupero di ovociti e un basso tasso di gravidanza.
Il comitato invita le donne residenti a Taranto e provincia, in possesso di cartelle cliniche attestanti questo genere di patologie, a sottoscrivere l’esposto che sarà depositato presso la Procura entro la prima settimana di dicembre. Un gesto che non comporta alcun costo, mirato esclusivamente a chiedere giustizia. «Le patologie dell’infertilità e l’endometriosi incidono come ferite nel cuore di molte famiglie – è stato evidenziato – abbiamo il diritto di sapere e il dovere di chiedere. Solo l’impulso della Procura può aiutarci a far intraprendere gli studi necessari per comprendere la verità sul rapporto tra queste malattie e l’inquinamento». Probabilmente nei prossimi giorni saranno allestiti dei gazebo per meglio informare la cittadinanza sull’iniziativa. Gli interessati potranno comunque contattare il comitato tramite e-mail (tarantolider@libero.it).
Alessandra Congedo
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