«Al momento abbiamo dato l’ok per circa 7.500 mq – ha dichiarato Matichecchia – quando sarà sanata tutta la situazione relativa alle concessioni del primo seno di mar Piccolo, anche per quanto riguarda altri operatori, potremo consentire l’utilizzo di ulteriori aree in mar Grande. La cosa essenziale, ora, è riuscire a cominciare la classificazione delle acque per la mitilicoltura». Sull’effettiva data del trasferimento dell’allevamento di Carriero in mar Grande, il dirigente non si sbilancia: «Stiamo procedendo ad inviare le dovute comunicazioni alla Capitaneria di Porto e agli enti, ma non credo che ci saranno intoppi».
Luciano Carriero non nasconde la sua soddisfazione. «Finalmente potremo tornare in attività – ha dichiarato al Corriere – l’area che ci è stata concessa è già stata utilizzata in passato per la mitilicoltura e ci consentirà di produrre cozze di buona qualità. Sono già in possesso dei materiali necessari per realizzare i nuovi impianti. Potrei cominciare già da lunedì prossimo, ma aspetterò prima l’ok della Capitaneria di Porto».
In cuor suo, però, Carriero spera di poter tornare ad operare, quanto prima, nel mar Piccolo: «Il Governo deve tenere fede ai suoi impegni per quanto riguarda le bonifiche – ha dichiarato l’allevatore – il primo seno deve essere restituito ai mitilicoltori completamente ripulito. A causa dell’inquinamento ci è stato tolto tanto: il mare, il lavoro e la dignità. Noi stiamo facendo di tutto per recuperare il tempo perso e tornare in piena attività, ma le istituzioni devono fare la loro parte. L’immagine della cozza tarantina, nota ovunque per la sua bontà, deve essere salvata soprattutto da loro».
Intanto, continuano a restare in attesa dei contributi promessi dall’Amministrazione comunale, coloro che non hanno potuto beneficiare del Fep Puglia (Fondo europeo per la pesca), perché non in regola con le concessioni quando è scoppiata l’emergenza nel primo seno (22 luglio 2011). «La settimana scorsa abbiamo avuto un incontro con i Servizi Sociali – spiega Giovanni Nicandro, uno degli operatori che dovrebbe ricevere il sostegno – ci hanno fatto un vero e proprio interrogatorio chiedendoci tantissime informazioni sulla casa, il reddito e via dicendo. Insomma, abbiamo subito l’ennesima umiliazione per ricevere una miseria: soltanto mille euro a famiglia».
Alessandra Congedo
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