Ilva, tra piano Aia e ferie forzate

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TARANTO – Come detto in questi giorni, per quanto concerne l’Autorizzazione integrata ambientale, oggi a Roma al ministero dell’Ambiente, dovrebbe terminare il lavoro la commissione tecnica che sta valutando il piano tecnico col quale l’Ilva intenderebbe applicare le prescrizioni ambientali e impiantistiche fissate dalla commissione IPPC. Siamo molto curiosi di conoscere tale responso, visto che da quel poco che siamo riusciti a sapere, il piano presentato dall’Ilva tutto è tranne ciò che si avvicina agli intenti di un’azienda che vuole fare le cose sul serio. Certo è che per l’ok definitivo, ricordando le parole entusiaste pronunciate martedì dal ministro Clini, non ci dovrebbero essere contrattempi di sorta.

Tornando al piano tecnico, l’Ilva ha previsto la ripartenza dell’AFO 1 a giugno 2014, con la fermata di AFO 5 nel mese di luglio, sempre 2014. Ora, a prescindere dal fatto che i custodi hanno intimato all’azienda la fermata immediata dell’altoforno più grande d’Europa che da solo contribuisce al 45% della produzione, lascia stupiti la motivazione che l’azienda addotta per tale tempistica: “per problemi di bilanciamento tra produzione coke e produzione ghisa”. In pratica, si dà per scontato che l’attività produttiva non sarà interrotta né adesso, né nel 2013, né nel 2014. Discorso simile per quanto riguarda la copertura dei parchi primari: l’Ilva si prende la bellezza di tre anni per completare l’opera. La definizione del progetto da parte della ditta Paul Wurth nominata dal siderurgico è prevista per il 27 aprile del 2013, mentre la realizzazione della copertura entro ottobre 2015: in pratica, secondo l’Ilva, dovremmo essere invasi dalle polveri per almeno altri tre anni. Copertura che dovrebbe avvenire tramite strutture semicircolari parallele per ciascuna coppia degli otto parchi delle materie prime con altezze fino a 50 metri, calotte coniche per i cumuli di agglomerato sud e nord fino a 40 metri.

Intanto, da lunedì prossimo l’azienda metterà in ferie forzate i lavoratori del reparto Produzione lamiere 2 ai quali si aggiungeranno da mercoledì quelli del Tubificio 2. Si tratta dei reparti per i quali nei giorni scorsi è stata chiesta la cassa integrazione ordinaria per crisi di mercato e mancanza di ordini di lavoro. Incontrando nel pomeriggio di ieri i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm, l’Ilva ha ribadito la necessità di non avere personale al lavoro essendo gli impianti fermi, ma poiché non è stato trovato l’accordo con i sindacati sul ricorso alla cassa, si è deciso deciso di utilizzare temporaneamente le ferie. Dei 500, informano i sindacati, solo un centinaio non avrebbero ferie a disposizione da smaltire. Per questi ultimi, Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto che siano utilizzati in altre attività. Per riaffrontare il discorso della cassa integrazione e chiuderlo eventualmente con un accordo, le parti si ritroveranno martedì. Treni nastri, laminatoio, treno lamiere, tubifici sono gli impianti che dovranno fermarsi per crisi di mercato: ricordiamo che si tratta di impianti dell’area a freddo, non sottoposta a sequestro dall’autorità giudiziaria.

G. Leone (TarantoOggi del 16-11-2012)

 

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