Ilva, ennesima lettera di Stefàno a Monti
TARANTO – «Mi duole rilevare che ad oggi, nonostante reiterate missive inviate a Lei ed ai suoi Ministri sui temi, o meglio sulle gravi criticità, della città di Taranto non abbiano ancora trovato una benché minima risoluzione». Lo scrive il sindaco Ezio Stefàno nell’ennesima lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Monti. «Certo non hanno trovato risposta neanche gli ammalati di SLA – continua il primo cittadino – eppure gli esiti dell’incontro da Lei indetto e tenutosi il 17 aprile u.s. con i Parlamentari di terra jonica e le altre rappresentanze istituzionali del territorio, lasciavano presagire tempi brevi e concreti sviluppi da parte dell’istituendo Tavolo Istituzionale per Taranto che avrebbe portato a sanare gli elementi di criticità più sentiti dalla collettività tarantina.
Ad oggi – si legge nella lettera – la mia richiesta di incontro, espressa in più occasioni e sempre con garbo istituzionale, non ha trovato esito alcuno. Pur comprendendo i suoi numerosi ed importanti impegni istituzionali, non possiamo che ribadirLe che Taranto chiede con forza un riscontro immediato e positivo. Martedì 20 p.v. sarò ascoltato presso la Commissione Lavoro del Senato: oltre ad essere ascoltato mi auguro di ascoltare risposte concrete. Le sofferenze di Taranto non possono più attendere e la loro gravità è tale da imporre azioni di rivendicazione forti ed incisive. Questo palleggiamento di responsabilità tra Ilva e Governo e le tante voci contraddittorie, senza risposte certe, gravano pesantemente sui lavoratori e sui tarantini, che ne patiscono tutte le conseguenze negative. Abbiamo bisogno di certezze. Siamo pronti a coinvolgere attorno a queste esigenze tutte le componenti istituzionali (Regione e Provincia), forze imprenditoriali, politiche ed associative per far sentire alta la voce di Taranto e dei Tarantini visto che questa città presenta profonde cicatrici per l’alto tributo pagato al Paese per la sua crescita e sviluppo, per cui i suoi appelli non possono rimanere inascoltati. Non lo consentiremo e con ciò abbandoneremo la strada del garbo istituzionale».
N.B. Non sappiamo a cosa alluda il sindaco nella parte finale del documento. Cos’altro può inventarsi un ente locale che spera di ottenere riscontri con lettere come questa? Sarebbe opportuno, piuttosto, un mea culpa da parte di tutti i rappresentanti istituzionali locali (dal sindaco ai parlamentari, dal presidente della Provincia ai consiglieri regionali) che per anni hanno taciuto davanti ad un dramma che diventava sempre più evidente. Inviare Sos di questo genere alle più alte cariche istituzionali, quando si è rimasti inerti davanti ad una città che affondava in un magma di immobilismo e complicità, appare davvero fuori luogo. Palazzo di Città, per anni, è stato un luogo accogliente per taluni dirigenti dell’Ilva, che sovente amavano recarsi in visita per chissà quali esigenze… E poi ci sono immagini che rimangono scolpite nella memoria come i volti sorridenti del sindaco e del suo assessore all’Ambiente quando furono ripristinate (“grazie” al contributo dell’Ilva) le fontanelle del cimitero San Brunone. Immagini che nessuno potrà cancellare. (A. Cong)