TARANTO – Dopo Brindisi, è il turno di Bari. Nella giornata di ieri infatti, dopo decenni di attesa, è stata inaugurata l’apertura del cantiere per il raddoppio dell’ansa di Marisabella. Una infrastruttura che servirà a potenziare il porto di Bari, con i lavori che partiranno sin da subito. L’area interessata è di 3000 metri quadri e correranno lungo 1500 metri di banchina. L’opera è stata finanziata dal Provveditorato regionale delle Opere pubbliche di Puglia e Basilicata con 53 milioni di euro. Secondo il progetto, elaborato dall’Autorità portuale di Bari, l’area dovrà essere destinata ai traghetti ed allo scarico delle merci convenzionali. La parte del porto dove al momento attraccano anche i traghetti, sarà interamente riservata alle navi da crociera.

La gara d’appalto per il raddoppio è stata aggiudicata prima dell’estate, mentre ad agosto il contratto è stato registrato dalla Corte dei Conti. Ora si aprirà il cantiere che dovrebbe terminare i lavori entro la metà di agosto 2015. Il progetto è ambizioso e nello stesso tempo molto complesso. Si scaverà sino a dodici metri di profondità nei fondali del tratto di bacino, tra l’imboccatura del porto e il molo Pizzoli: potranno ormeggiare navi di 150 metri di lunghezza. Ma è la banchina di Ponente quella più imponente, che sarà accessibile alle navi sino a 300 metri di lunghezza. I lavori se li sono aggiudicati un raggruppamento temporaneo di imprese “Grandi Lavori Fincosit” e “Nuova Coedmar”, che dovranno rimuovere più di 650 mila metri cubi di materiale lapideo.

I lavori porteranno anche alla realizzazione di un canale recettore che permetterà anche il deflusso a mare delle acque meteoriche raccolte dalle reti pluviali cittadini e che ora sfociano proprio nell’ansa di Marisabella. Dunque, come anticipato già ieri, mentre Brindisi ha inaugurato la nuova autostrada del mare con l’obiettivo di diventare un hub, a Bari finiranno tutte le navi da crociera. A Taranto, resteranno i container. Lo ha ammesso lo stesso presidente dell’Autorità Portuale di Bari, Franco Mariani, che ha candidamente dichiarato come l’ipotesi di realizzare in quel punto un terminal per i container è stata archiviata perché “non aveva senso: non solo perché avremmo creato un muro di container verso la città, ma anche perché per questo tipo di traffico c’è già il porto di Taranto”. Sulla stessa lunghezza d’onda, l’assessore regionale alle infrastrutture e mobilità Guglielmo Minervini, ieri raggiante per essere riuscito a dare il via al cantiere per un’opera pubblica “di cui si ha traccia dal 1963 ma che rischiava di essere archiviata senza essere compiuta o che giungesse a compimento in modo maldestro”.

L’assessore regionale però, va oltre, confermando quale sarà il destino dello scalo ionico: “la nuova colmata sarà destinata a soddisfare questi bisogni e non al traffico container, come originariamente previsto. In questo modo non si innescheranno dinamiche di competitività distruttiva con il porto di Taranto”. Ciò detto, chissà se la Regione Puglia manterrà la promessa annunciata dallo stesso Minervini alla fine di agosto, quando denunciammo il definanziamento del progetto del distripark in favore della realizzazione del Molo Polisettoriale dello scalo ionico, che lo stesso assessore ammise di non conoscere perché iniziativa della ripartizione Sviluppo. “Tutto è stato compiuto con la specifica intesa che in vista dell’arrivo dei fondi Fas, quelle risorse sarebbero tornate nella disponibilità del Distripark” dichiarò allora Minervini. Annunciando che “sposteremo altro denaro sul Distripark non appena saremo in grado di chiudere l’accordo per il Programma quadro che riguarda tutte le infrastrutture pugliesi”. Staremo a vedere. Perché senza distripark, saremo destinati a restare ciò che siamo ancora oggi, al di là delle mille promesse: un semplice scalo con funzione di transhipment (carico e scarico di container da una nave all’altra).

G. Leone (TarantoOggi del 10-11-2012)

 

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